elpaso11
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domenica 12 gennaio 2014
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esilerante e sorprendente, nostalgia del cinema
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Non si può proprio parlare di capolavoro, ma diciamocela pure tutta: Dazed and Confused (La vita è un sogno, 1993) è uno dei film più sottovalutati degli ultimi 20 anni. Cari critici e cari amanti italiani del cinema avete l'obbligo di rivalutare assolutamente questo film. A ciò vi esorto! Non a caso uno dei siti americani più rinomati il quale si occupa di recensioni e del mondo del cinema, Rotten Tomatoes, ha dato, da parte della critica, una valutazione pari a 7,8 su 10, mentre dalla parte del pubblico, di 3,9 su 5. Un altro sito che si occupa di cinema, Metacritic, mostra che, per quanto riguarda la critica, ci sono state 14 recensioni molto positive, 4 una via di mezzo e nessuna negativa; la valutazione del pubblico è di 8,8 su un massimo di 10.
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Non si può proprio parlare di capolavoro, ma diciamocela pure tutta: Dazed and Confused (La vita è un sogno, 1993) è uno dei film più sottovalutati degli ultimi 20 anni. Cari critici e cari amanti italiani del cinema avete l'obbligo di rivalutare assolutamente questo film. A ciò vi esorto! Non a caso uno dei siti americani più rinomati il quale si occupa di recensioni e del mondo del cinema, Rotten Tomatoes, ha dato, da parte della critica, una valutazione pari a 7,8 su 10, mentre dalla parte del pubblico, di 3,9 su 5. Un altro sito che si occupa di cinema, Metacritic, mostra che, per quanto riguarda la critica, ci sono state 14 recensioni molto positive, 4 una via di mezzo e nessuna negativa; la valutazione del pubblico è di 8,8 su un massimo di 10. Allocine (sito francese) dà una valutazione complessiva di 3,2 su 5 stelle. E per concludere in bellezza La vita è un sogno è uno dei 10 'movies' preferiti, non di mio zio, ma, di Quentin Tarantino. Orbene cari miei italiani e Mymovies, insomma voi tutti a cui piace il cinema, i film indipendenti etc. rivalutate Dazed and Confused , è più che doveroso! Perchè, vi starete chiedendo? Un capolavoro sì come American Graffiti non può che aver influenzato il regista Richard Linklater il quale prende sicuramente qualche spunto per il suo film che ambienta proprio negli anni '70, anni dell'uscita appunto di American graffiti. Un cult bello e buono. Dazed and Confused film nostalgico, film dalle mille sfumature che ci presenta una parte della gioventù e degli adolescenti delle High school e dei College americani del 1976: i ragazzi più spensierati, gogliardici, scalmanati, amanti del divertimento facile e superficiale direbbero i moralisti. Ad ogni modo vengono presentati ragazzi e ragazze diversi tra loro, con personalità ben caratterizzate, giovani fautori di riflessioni che vanno dal banale e superfluo al profondo e maturo. Valori come lo sport vengono difesi. I dialoghi sono coloriti, brillanti e vivaci, la storia si svolge nell'arco di una giornata. I protagonisti sono altrettanto brillanti e ben strutturati; ci trasportano dentro all'azione. La soundtrack è eccezionale. Il regista da prova di grande abilità e intelligenza narrativa. Il titolo originale significa intontito, confuso, stordito e questo racconta il film con grande fluidità ed espressione visionaria. Le pecche ci sono, e la colpa è di noi italiani: il titolo italiano non ha più di tanto senso perché non rispecchia per niente il film, il film non parla della vita ma di una parte della vita: dell'adolescenza, della giovinezza, della spensieratezza, della scuola e della fine della scuola, dell'inizio dell'estate e del divertimento, e dei primi approcci sentimentali col sesso opposto. Pecca ancora più grave è il doppiaggio: i doppiatori non ha fatto un buon lavoro. Ad ogni modo, concludendo, GUARDATE ASSOLUTAMENTE DAZED AND CONFUSED, il film, e RIVALUTATELO!!
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m.raffaele92
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mercoledì 9 ottobre 2013
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fallimentare calco di american graffiti
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Bisogna sempre prestare molta attenzione quando si ha a che fare con argomenti di simile portata. In caso contrario, si rischia di fare dei danni. È quello che è accaduto purtroppo a “La vita è un sogno”. Il modello è evidentemente “American Graffiti”, ma il tentativo di aggiornare il film di George Lucas agli anni 70 si rivela disastroso.
Sconclusionato, senza un filo conduttore che sia uno, il film cerca di coprire le proprie evidenti lacune spruzzando su tutto un’ottima colonna sonora (il titolo originale stesso altro non è che una canzone dei Led Zeppelin).
Noioso ai limiti del sopportabile, il film abbraccia un’ampia gamma di personaggi (più o meno stereotipati) senza effettivamente concentrarcisi in modo psicologicamente approfondito.
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Bisogna sempre prestare molta attenzione quando si ha a che fare con argomenti di simile portata. In caso contrario, si rischia di fare dei danni. È quello che è accaduto purtroppo a “La vita è un sogno”. Il modello è evidentemente “American Graffiti”, ma il tentativo di aggiornare il film di George Lucas agli anni 70 si rivela disastroso.
Sconclusionato, senza un filo conduttore che sia uno, il film cerca di coprire le proprie evidenti lacune spruzzando su tutto un’ottima colonna sonora (il titolo originale stesso altro non è che una canzone dei Led Zeppelin).
Noioso ai limiti del sopportabile, il film abbraccia un’ampia gamma di personaggi (più o meno stereotipati) senza effettivamente concentrarcisi in modo psicologicamente approfondito. Quel che ne viene fuori è un’apoteosi del nulla: la rappresentazione sterile di un’orda di adolescenti annoiati che in testa hanno solo il rock and roll e altro non aspettano se non la fine dell’odiata scuola per passare l’estate a navigare nell’ozio.
Se l’intento era quello di mostrare una generazione votata al vuoto pneumatico, è stato raggiunto ampiamente. Qualunque altro intento si è rivelato sicuramente fallimentare.
Dopo la perdita di valori post sessantottina, rimane solo la noia esistenziale. I protagonisti del film sono perennemente “dazed and confused”, come cita il titolo originale; lo spettatore, alla fine del film, è invece confuso e basta.
A conti fatti, resta incerto se il regista abbia voluto mettere in atto una critica, un elogio o se la sua sia semplicemente la fotografia sbiadita di un’”epoca”.
È poi opinione condivisa che i film siano importanti non tanto per l’epoca che mettono in scena, ma per quella nella quale sono stati realizzati. Viene da chiedersi allora se questo film (1993) non sia lo specchio deformato della nostra generazione.
In ogni caso, rimane un’operazione senz’anima.
Rivogliamo “Ecce bombo”!
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