Indiziata di omicidio

Quello che uno spettatore nel pieno delle proprie facoltà mentali non può far altro che chiedersi durante tutta la pellicola è: "Fa che non sia vero. Fa che non finisca tutto come già ho previsto dopo 30 secondi di film. Fa che ci sia qualcosa. Fa, insomma, che questo thriller possa mostrare anche solo una delle qualità degne di tal nome". Niente di tutto questo: "Indiziata di omicidio" finisce peggio di come inizi. L'idea di avanzare, già dal titolo, l'ipotesi che la protagonista sia colpevole- convincendone o meno lo spettatore medio-, può essere interessante. Lo spettatore medio si convincerà inevitabilmente che lei sia innocente, e cercherà di inchiodare il vero colpevole: oh, guarda che caso, spunta proprio il tizio giusto, minaccioso, con un movente bello solido (lei lo ha mollato), che conosce a menadito la di lei storia e ha certo tutte le carte in regola per trasformarsi di notte in un killer terribile e cruento. Lo sceneggiatore pensa che questa idea sia geniale. Facciamo credere a tutti che lei "potrebbe" essere colpevole. Tutti penseranno che non sia colpevole. Fin qui può andare. Poi si scade nel banale. Introduciamo un personaggio ambiguo. Tutti penseranno a lui come al colpevole reale. Come li fregheremo! L'idea piace, a quanto pare, se vi sono stati profusi soldi, attori e impegno. Invano. "Indiziata di omicidio" è la brutta copia di tante brutte copie di thriller americani. Vuole inserirsi in un solco difficile e fallisce miseramente. Vuole creare personaggi complessi e in realtà costruisce tipi che non si evolvono e che anzi involvono. Vuole creare una trama fitta, colpi di scena, quando in verità l'unico colpo di scena è vedere quanto sono lunghi i titoli di coda e constatare quanta gente ha perso tempo nel 1999 quando avrebbe potuto rendersi utile altrove. L'idea è infatti umile, posticcia, stolida. Il film procede per luoghi comuni, scene inutili, dialoghi soporiferi. La trama si nutre di contraddizioni, l'intreccio praticamente non esiste, i personaggi sono uno più idiota dell'altro, a cominciare dal killer. Prima regola per creare un buon thriller: crea un buon assassino. Crea un caso difficile. Frega lo spettatore. Qua il killer fa di tutto per farsi beccare. Il caso è dei più semplici mai visti sullo schermo. E se lo spettatore viene fregato, è per colpa di una sceneggiatura di fatto amatoriale.