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Contraddizioni e vitalità tragica di un tatuatore palermitano di quasi trecento chili. Schillaci, tra realismo, empatia e grottesco, si mette completamente al servizio del protagonista. Alle Giornate degli Autori
di Davide Maria Zazzini La Rivista del Cinematografo
"Sono come quelle persone che sono state così tanto tempo in prigione che dentro la galera sono qualcuno, appena escono non sono nessuno".
Parola di Sergione, ex punk ora tatuatore abusivo di quasi cinquant'anni e 300 chili. Non si è mai mosso dal Bosco grande, un proletario pugno di strade a Palermo a ridosso della borghese via Catania. Le trasformazioni del mini-rione nei decenni definiscono il volto, la vita, la stanzialità del protagonista, assiso tra la sedia e il letto, "nella sua rotondità plastica degna di un Buddha" come suggerisce lo stesso regista Schillaci. [...]
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