fabio molino
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domenica 10 settembre 2023
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meglio pazzi che tristi
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Il film "Amleto è mio fratello " accende j riflettori su un mondo, quello della disabilità, di cui oggettivamente si sa poco o nulla in quanto beatamente ignorato dalla società dei cd "normali", con cui sembra sussistere una specie di patto di non ingerenza teso a mantenere il più possibile le distanze nonché l'integrità dei rispettivi confini. Ecco allora che i quattro protagonisti, varcando quei confini con la dolcezza, la spontaneità e la genuinità di espressione che la loro condizione ancora gli consente, ci ricordano che la vera libertà risiede nella capacità - e nella possibilità - di esprimere se stessi al di la degli stereotipi e dei preconcetti: l'omologazione e l'appiattimento su non meglio identificati modelli di perfezione, semplicemente non gli appartengono.
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Il film "Amleto è mio fratello " accende j riflettori su un mondo, quello della disabilità, di cui oggettivamente si sa poco o nulla in quanto beatamente ignorato dalla società dei cd "normali", con cui sembra sussistere una specie di patto di non ingerenza teso a mantenere il più possibile le distanze nonché l'integrità dei rispettivi confini. Ecco allora che i quattro protagonisti, varcando quei confini con la dolcezza, la spontaneità e la genuinità di espressione che la loro condizione ancora gli consente, ci ricordano che la vera libertà risiede nella capacità - e nella possibilità - di esprimere se stessi al di la degli stereotipi e dei preconcetti: l'omologazione e l'appiattimento su non meglio identificati modelli di perfezione, semplicemente non gli appartengono. In sintesi, un film ricco di poesia, valori e sentimenti, assolutamente da non perdere.
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jonnylogan
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sabato 2 settembre 2023
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il tema della disabilità al cinema
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Road-movie il cui argomento della disabilità mentale è trattata in maniera particolare, come già però era accaduto in pellicole precedenti; si va da Quasi amici (Intouchables – Nackache, Toledano, 2011) a Si può fare (id.
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Road-movie il cui argomento della disabilità mentale è trattata in maniera particolare, come già però era accaduto in pellicole precedenti; si va da Quasi amici (Intouchables – Nackache, Toledano, 2011) a Si può fare (id. - Luca Miniero, 2008) per citare due fra gli esempi più recenti. I quattro protagonisti, tutti all’esordio, sono fin da subito intenti a trasformare la narrazione in una commedia agrodolce fortemente voluta dagli sceneggiatori: Pier Belloni e soprattutto da Francesco Giuffrè, quest’ultimo alla sua opera d’esordio e desideroso di narrare il mondo del disagio psichico. Mondo che il regista conosce molto bene perché da anni lavora a teatro con attori ‘diversamente abili’. Strappando anche qualche sorriso a uno spettatore in bilico fra giudicare le evoluzioni dei quattro e al tempo stesso la stranezza di tutti coloro che incontrano lungo il percorso accidentato che divide Roma da Napoli.
Il film è anche impreziosito dalla presenza di numerosi camei: da Vincenzo Salemme a Nino Frassica. Da Margherita Buy a Francesco Paolantoni, per finire con Claudia Gerini, nel ruolo di un commissario al quale è affidato il ritrovamento dei quattro scomparsi. Merito della pellicola quello di non abbandonarsi a giudizi morali seppur talvolta si arrivi a situazioni e scene un po’ stereotipate. Complessivamente quindi è ottima l’idea di fondo e iniziale, ma il regista, forse desideroso di mettere troppa carne e argomenti al fuoco, porta a un risultato finale centrato solamente in parte.
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