martacora
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venerdì 28 gennaio 2011
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un favola, ma senza dimenticare la morale
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Anche questa volta J.P. Jeunet ci regala una favola dai toni edulcorati e grotteschi, che ormai caratterizzano la sua firma d'autore. Non mancano personaggi sopra le righe, piccole nevrosi quotidiane, orgasmi grotteschi e una colonna sonora che sposa fisarmonica e tempi di valzer. Questa volta però il favoloso mondo creato dal regista serve a introdurre uno degli argomenti paradossalmente più crudeli che esistano: il commercio di armi e mine antiuomo. Insieme a Bazil siamo trsportati in una storia che strappa sorrisi e stupore, senza dimenticare lo sguardo giudice su due impreditori, simboli di un'industria egemone di guadagni corrotti e crudeli sulla pelle di popoli ignari.
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Anche questa volta J.P. Jeunet ci regala una favola dai toni edulcorati e grotteschi, che ormai caratterizzano la sua firma d'autore. Non mancano personaggi sopra le righe, piccole nevrosi quotidiane, orgasmi grotteschi e una colonna sonora che sposa fisarmonica e tempi di valzer. Questa volta però il favoloso mondo creato dal regista serve a introdurre uno degli argomenti paradossalmente più crudeli che esistano: il commercio di armi e mine antiuomo. Insieme a Bazil siamo trsportati in una storia che strappa sorrisi e stupore, senza dimenticare lo sguardo giudice su due impreditori, simboli di un'industria egemone di guadagni corrotti e crudeli sulla pelle di popoli ignari. La nuova famiglia di Bazil, speciale, difficile da inserire nella nostra società e quindi emarginata come i rifiuti della discarica nella quale abita, ci insegna come il potere dei sentimenti e di un sincero affetto siano incredibilmente più potenti di chili di tritolo o centinaia di titoli azionistici in borsa. Senz'altro da criticare la cattiva distribuzione sul mercato italiano e l'uscita a più di un anno dall'originale. Poche sale e poco tempo per un film che ne meritava indubbiamente di più.
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grianne
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sabato 22 gennaio 2011
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molti problemi complessi
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Finalmente arriva anche nelle sale italiane L’esplosivo piano di Bazil, l’ultimo lavoro di Jean-Pierre Jeunet, regista francese che si fa conoscere in tutto il mondo nel 2001, grazie a Il fantastico mondo di Amélie, vivace fiaba romantica. Il titolo riprende chiaramente quella che è la trama-piano del film, cioè il tentativo di un uomo di vendicarsi dei produttori delle armi che hanno ucciso il padre e che lo rendono vulnerabile alla morte giorno dopo giorno, siccome vive con una pallottola finita per sbaglio nel suo cervello. Viene aiutato da un gruppo di eccentrici barboni che di professione riciclano rifiuti, aggiustando oggetti di seconda mano per poi rivenderli: lo accolgono nel loro rifugio e lo accettano come membro della loro eterogenea combriccola.
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Finalmente arriva anche nelle sale italiane L’esplosivo piano di Bazil, l’ultimo lavoro di Jean-Pierre Jeunet, regista francese che si fa conoscere in tutto il mondo nel 2001, grazie a Il fantastico mondo di Amélie, vivace fiaba romantica. Il titolo riprende chiaramente quella che è la trama-piano del film, cioè il tentativo di un uomo di vendicarsi dei produttori delle armi che hanno ucciso il padre e che lo rendono vulnerabile alla morte giorno dopo giorno, siccome vive con una pallottola finita per sbaglio nel suo cervello. Viene aiutato da un gruppo di eccentrici barboni che di professione riciclano rifiuti, aggiustando oggetti di seconda mano per poi rivenderli: lo accolgono nel loro rifugio e lo accettano come membro della loro eterogenea combriccola.
Jeunet ritorna sul grande schermo presentando il suo nuovo universo, fatto di bizzarri protagonisti e di vite tanto improbabili quanto precarie. Insieme a loro è di nuovo Parigi la co-protagonista, questa volta non più dipinta nei toni saturi scelti da Amélie Poulain, ma preferendo una tinta color seppia che conferisce al tutto un’atmosfera di irrealtà, consona con i personaggi stessi che la popolano. Quasi al limite della caricatura, questi riprendono evidentemente, e per ammissione dello stesso regista, la gang di Toy Story, nonché i sette nani di Biancaneve, poiché in questa banda, composta appunto da sette vendicatori improvvisati più una mamma chioccia, tutti sono necessari e indispensabili per la riuscita finale, ognuno con il proprio compito da svolgere al meglio. Un’azione alla Mission Impossible, ma decisamente più goffa e comica, nonostante non manchi l’inclinazione pacifista, ambientalista e di condanna al traffico delle armi. Infatti, non bisogna definirlo un film demenziale, perché, se ben si osserva, tutti i personaggi sono dotati di un intelletto notevole, grande capacità di improvvisazione e di un senso di solidarietà non indifferente. Sebbene vivano con mezzi di recupero, non gli manca niente, soprattutto non sono sprovvisti di calore e amicizia. Di conseguenza anche Bazil, nuovo arrivato, viene subito contagiato da tutti loro allo stesso modo dello spettatore, che viene accompagnato attraverso una vendetta spiegata con bizzarri movimenti di macchina, modi di dire e flashback efficaci ed esasperati. Si potrebbe rimanere frastornati dall’universo leggermente surreale, dall’elevato numero di protagonisti che si susseguono o dal caos di situazioni che devono essere fronteggiate: ma è proprio questa la forza della poetica di Jeunet, che non delude, firmando una storia eccentrica, simpatica, intelligente, sicuramente originale.
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francesco giuliano
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mercoledì 19 gennaio 2011
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una favola dei nostri tempi
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Questo film è una favola dei nostri tempi, raccontata secondo lo stile fumettistico, allettante e divertente del regista Jean-Pierre Jeunet. Una favola che narra la vittoria dei deboli sui potenti. Una favola in cui si racconta dei delitti causati dalle armi di qualunque tipo e delle pene che è costretto a subire un povero ragazzo Bazil, che rimane orfano di padre, deceduto accidentalmente per lo scoppio di una bomba. Bazil diventato adulto viene, anche lui accidentalmente, ferito gravemente da una pallottola vagante, rimanendo per questo privo di lavoro.
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Questo film è una favola dei nostri tempi, raccontata secondo lo stile fumettistico, allettante e divertente del regista Jean-Pierre Jeunet. Una favola che narra la vittoria dei deboli sui potenti. Una favola in cui si racconta dei delitti causati dalle armi di qualunque tipo e delle pene che è costretto a subire un povero ragazzo Bazil, che rimane orfano di padre, deceduto accidentalmente per lo scoppio di una bomba. Bazil diventato adulto viene, anche lui accidentalmente, ferito gravemente da una pallottola vagante, rimanendo per questo privo di lavoro. Si vede allora costretto a dormire sotto i ponti e vivere senza fissa dimora. Nel suo girovagare incontra un clochard che gli fa conoscere altri clochard, ognuno dei quali sa fare cose molto interessanti e originali. Con loro Bazil progetta un piano di vendetta che lo vedrà vincitore sui “signori” che si arricchiscono con la vendita delle armi, quelle stesse armi che gli hanno rovinato la vita per sempre. Una favola che, con raffinata delicatezza e originale brio, affronta il tema nefando della produzione delle armi e quello annoso dei rifiuti, dai quali invece si possono ottenere strumenti meravigliosi e straordinari. Una favola che descrive da una parte le nefandezze e lo sfruttamento dei neri per loschi fini e dall’altra la sincera e appassionata umanità che traspare tra i miserabili costretti a vivere di tutto quello che viene ritenuto, dalla società opulenta e consumistica, superfluo. Bravo il regista nell’uso della macchina da presa, meravigliosa e fantastica la scenografia e bravo, tra tutti gli attori, Dany Boon che ha saputo interpretare con originalità e con una mimica eccezionale il personaggio Bazil.
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reservoir dogs
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martedì 11 gennaio 2011
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il risarcimento simbolico dei deboli
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Il cinefilo Bazil (Boon), durante il suo turno di notte ad un videonoleggio mentre recita a memoria "Il grande sonno" di Hawks viene raggiunto da una pallottola alla testa.
Il dottore che lo opera lancia una moneta e decide di non estrarre la pallottola in modo da non farlo paradossalmente morire.
Ripresosi Bazil, con la continua necessità di fare qualche "esercizio per la mente", si renderà conto di aver perso casa e lavoro e trovatosi per strada dopo qualche giorno d'improvvisazione (come un attore teatrale) conoscerà il barbone/bianconiglio Slummer (Marielle) che lo porterà verso l'ingresso del favoloso paese delle meraviglie, dove tutto si trasforma o meglio; si ricicla.
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Il cinefilo Bazil (Boon), durante il suo turno di notte ad un videonoleggio mentre recita a memoria "Il grande sonno" di Hawks viene raggiunto da una pallottola alla testa.
Il dottore che lo opera lancia una moneta e decide di non estrarre la pallottola in modo da non farlo paradossalmente morire.
Ripresosi Bazil, con la continua necessità di fare qualche "esercizio per la mente", si renderà conto di aver perso casa e lavoro e trovatosi per strada dopo qualche giorno d'improvvisazione (come un attore teatrale) conoscerà il barbone/bianconiglio Slummer (Marielle) che lo porterà verso l'ingresso del favoloso paese delle meraviglie, dove tutto si trasforma o meglio; si ricicla.
In questo luogo di gente bizzarra Bazil organizzerà un piano per vendicarsi dei produttori d'armi da fuoco; nello specifico di proiettili e di mine che hanno ucciso suo padre anni prima in Marocco e gli hanno conficcato (indirettamente) la pallottola nel cranio.
Mimi snodabili, uomini proiettile detentori di record, donne calcolatrice e molti altri, sono i nuovi pagliacci che con i loro "difetti" scoprono la loro unicità e la loro forza mettendo in atto quella che Chaplin chiamava "il risarcimento simbolico dei deboli" e Bazil è proprio uno Charlot in cui in ogni inquadratura il colore primario del giallo viene privilegiato sugli altri.
Zoom avanti ed indietro, carrellate e panoramiche fanno si che il fruitore non sappia e non intuisca affatto dove ci porti successivamente la cinepresa contribuendo a rendere al film quel già fortissimo senso fiabesco.
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poldino
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lunedì 10 gennaio 2011
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cinema francese: l'arte di far sorridere
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Non si capisce, la scelta insensata dei distributori italiani di prevedere un ridotto numero di copie per l'intero Paese. Forse perchè il film era francese, o per paura di nuocere a "capolavori" come quelli di De Sica o di Boldi? In Italia, l'ultimo lungometraggio di Jeunet, per colpa dei motivi su esposti ha incassato ed è stato visto pochissimo. Questo, purtroppo, è un peccato perchè il film è molto carino e divertente, oltre che originale e girato con uno stile personalissimo dal regista transalpino. Dany Boon è come sempre bravissimo, ma anche gli altri attori se la cavano egregiamente. Lo consiglio sicuramente a chi vuole passare un pomeriggio o una serata all'insegna del divertimento e della spensieratezza, ma senza incombere in parolacce o volgarità condite da rutti e peti.
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Non si capisce, la scelta insensata dei distributori italiani di prevedere un ridotto numero di copie per l'intero Paese. Forse perchè il film era francese, o per paura di nuocere a "capolavori" come quelli di De Sica o di Boldi? In Italia, l'ultimo lungometraggio di Jeunet, per colpa dei motivi su esposti ha incassato ed è stato visto pochissimo. Questo, purtroppo, è un peccato perchè il film è molto carino e divertente, oltre che originale e girato con uno stile personalissimo dal regista transalpino. Dany Boon è come sempre bravissimo, ma anche gli altri attori se la cavano egregiamente. Lo consiglio sicuramente a chi vuole passare un pomeriggio o una serata all'insegna del divertimento e della spensieratezza, ma senza incombere in parolacce o volgarità condite da rutti e peti.
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ruggero
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mercoledì 29 dicembre 2010
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nè fellini nè charlot...
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Un conto sono le buone intenzioni del regista e un conto è il risultato finale. I miei colleghi di critica, nei commenti precedenti, hanno evidentemente voluto premiare la visionarietà del regista e il suo tentativo di creare una atmosfera magica, sognante.
Non si sono però fatti la domanda esiziale: il film è riuscito?
Facile trovare richiami a Fellini e Chaplin ( la contorsionista è una Giulietta Masina sputata e ci si aspetta solo che dica " è arrivato Zampanò!" mentre l'artefice dei piccoli automi vi tira per la manica per farvi notare che è un piccolo Charlot, al 100%, certo).
Ma poi?
A me il film, dopo i primi dieci minuti, ha cominciato ad annoiare. Non si ride, non si piange, non c'è suspence, non c'è magia.
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Un conto sono le buone intenzioni del regista e un conto è il risultato finale. I miei colleghi di critica, nei commenti precedenti, hanno evidentemente voluto premiare la visionarietà del regista e il suo tentativo di creare una atmosfera magica, sognante.
Non si sono però fatti la domanda esiziale: il film è riuscito?
Facile trovare richiami a Fellini e Chaplin ( la contorsionista è una Giulietta Masina sputata e ci si aspetta solo che dica " è arrivato Zampanò!" mentre l'artefice dei piccoli automi vi tira per la manica per farvi notare che è un piccolo Charlot, al 100%, certo).
Ma poi?
A me il film, dopo i primi dieci minuti, ha cominciato ad annoiare. Non si ride, non si piange, non c'è suspence, non c'è magia. Solo un esercizio di stile.
Non basta per fare un film riuscito.
La corte dei miracoli dei protagonisti è solo surreale, i personaggi sono caricaturali e sempre sopra le righe. Non fanno tenerezza. Le umane imperfezioni di questo popolo di diseredati alla riscossa contro il male non suscitano comprensione e passione come il regista vorrebbe. Sono pupazzi e basta. Non sono credibili. Il regista li agita di qua e di là per strappare un applauso.
Quindi la magia stavolta non è riuscita. Ma questo è il cinema. Non sempre tutto funziona.
A la prochaine!
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bakis
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domenica 26 dicembre 2010
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un altro capolavoro del poeta degli emarginati
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Un'altra matrioska di storie, un caleidoscopio di personaggi, piccoli momenti e intuizioni geniali.
Jeunet in qualche modo si conferma un poeta degli emarginati che ri-creano la propria realtà, che pur fuori dalle regole della società riescono a raggiungere i propri obiettivi.
In quest'opera divertente, il retrogusto amaro di una (palese) critica politica a Sarkozy e al commercio di armi che vengono fabbricate accanto a casa nostra...
Un sogno sarebbe vederlo alle prese con la famiglia Malaussene. Chissà :)
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renato volpone
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venerdì 24 dicembre 2010
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come entrare in un mondo fatato
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Colpito alla testa da una pallottola vagante, il protagonista di questo film si ritrova, senza casa e senza lavoro, a fare una vita da barbone e chiedere l'elemosina. Viene accolto in una sorta di "corte dei miracoli" dove personaggi freak e borderline,assolutamente meravigliosi, lo accolgono, sostengono e aiutano nel suo piano "esplosivo" per trovare giustizia alla sua memomazione e alla morte del padre esploso su di una mina. Il film è magico e con delicartezza tocca temi sociali esplosivi, fa sognare e pensare. Bellissima e commevente la scena finale.........Assolutamente da non perdere
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zio..
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giovedì 23 dicembre 2010
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da vedere sicuramente
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Nel periodo nefasto dei cine panettoni, finalmente un film simpatico ed intelligente..
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