UNDERWORLD: BLOOD WARS, TENTATIVO INTERESSANTE PER GLI AMANTI DEL GENERE

Da evidenziare che per la prima volta in questa serie dietro la camera da presa vi sia una regista.

Marco Castelli, vincitore del Premio Scrivere di Cinema, lunedì 10 aprile 2017 - Scrivere di Cinema

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Kate Beckinsale (Kathryn Bailey Beckinsale) (50 anni) 26 luglio 1973, Londra (Gran Bretagna) - Leone. Interpreta Selene nel film di Anna Foerster Underworld - Blood Wars.

Lo scrittore spagnolo Javier Cercas ha scritto, nel suo libro "Soldati di Salamina", come "la novella è forma, e perciò non esistono temi esauriti, ma forme esaurite di affrontarli." Stante che un discorso relativo alla filmografia può solo vedere rafforzata questa opinione (basti il riferimento al recente La La Land) si potrebbe, fedeli a questa affermazione, dare una chance al quinto e forse ultimo capitolo di Underworld. Purtroppo in questa franchise il senso di pesantezza nei temi e nelle scene si rivela in realtà per tutta la durata del film.

Abbiamo visto licantropi misteriosi ed affascinanti (Wolfman con Benicio del Toro) e vampiri adolescenziali (la saga dei vari Twilight), tutti nobili o meno nobili: servivano ancora queste storie adolescenziali e combattimenti dei quali ormai, ai tempi della realtà virtuale, si fa fatica anche ad apprezzare il lato atletico?
Marco Castelli, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Si potrebbe considerare degno di nota che per la prima volta in questa serie sia una regista ad essere dietro la camera da presa, se non fosse che lo sguardo e la sceneggiatura non si distanziano in molto notevole da quello dei suoi predecessori uomini.

Il tentativo di sfruttare ancora questi elementi narrativi, pur se chiaramente comprensibile da un punto di vista economico facendo leva su un milieu di aficionados e sulle ondivaghe fasce adolescenziali, lascia tuttavia dei dubbi dal punto di vista artistico. Soprattutto questi continui prequel e sequel sembra seguano un'idea di cinema fuori dal tempo, quasi oggi romanticamente votata al declino. Appare infatti chiaro che il generale allungamento delle pellicole (dalla canonica ora e mezza) stia trovando un migliore spazio tramite il sistema delle fictions, alle quali anche Sorrentino si è dato con la sua ultima fatica cinematografica. A meno di non riuscire a creare una "mitologia" nella quale anche l'attesa si pone come elemento fondativo - fattore che garantisce il persistente successo di serie come Star Wars ed Harry Potter - sembra più difficile sostenere che questo format di continui rimandi ed intrecci narrativi interni possa essere perseguito da altri titoli di successo.

In definitiva un tentativo forse inattuale, sicuramente interessante per gli amanti del genere e per un pubblico adolescenziale (con passioni heavy metal) forse ancora interessato agli occhialini 3D. Per il resto poco di nuovo sotto al sole.

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