il cinefilo
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martedì 7 dicembre 2010
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stalag 17-l'inferno dei vivi
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Billy Wilder non è stato l'unico grande regista a"ironizzare"su alcuni aspetti della grande tragedia del nazismo(ovviamente senza alcun intento goliardico ma,al contrario,in funzione di una coraggiosa denuncia della tirannia)e,se si consultano gli annali del cinema,ci si può accorgere che anche cineasti come Charles Chaplin e Ernst Lubitsch hanno intrapeso questa rischiosa,eppure(se sfruttata per il meglio),coraggiosa strada.
Il classico di B.Wilder descrive accuratamente e con una tonalità palesemente umoristica,che a tratti appare eccessiva con i danni alla storia che potrebbero derivarne,la vita di un gruppo di prigionieri americani(tra cui un infiltrato tedesco)in un campo di prigionia(tra le figure degli ufficiali tedeschi spicca,per la sua interpretazione,il regista Otto Preminger).
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Billy Wilder non è stato l'unico grande regista a"ironizzare"su alcuni aspetti della grande tragedia del nazismo(ovviamente senza alcun intento goliardico ma,al contrario,in funzione di una coraggiosa denuncia della tirannia)e,se si consultano gli annali del cinema,ci si può accorgere che anche cineasti come Charles Chaplin e Ernst Lubitsch hanno intrapeso questa rischiosa,eppure(se sfruttata per il meglio),coraggiosa strada.
Il classico di B.Wilder descrive accuratamente e con una tonalità palesemente umoristica,che a tratti appare eccessiva con i danni alla storia che potrebbero derivarne,la vita di un gruppo di prigionieri americani(tra cui un infiltrato tedesco)in un campo di prigionia(tra le figure degli ufficiali tedeschi spicca,per la sua interpretazione,il regista Otto Preminger).
Il futuro"re della commedia"tenta di coniugare il dramma con l'umorismo ma finisce col fare prevalere nettamente il secondo elemento e questo non è certamente un pregio per un autore che,nella sua carriera era riuscito(e riuscirà ancora)a muoversi egregiamente con due generi opposti quali il comico e il tragico.
In ogni caso il cast è eccellente e la pellicola era e rimane tuttora un importante esempio di"pietra miliare"americana destinata a far discutere ma anche,contemporaneamente,a divertire e avvincere il pubblico cinefilo.
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isin89
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sabato 4 luglio 2015
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l'inferno di wilder
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Un misto di ironia e spirito unito a una sapiente e dosata critica nei confronti del nazismo rendono questa commedia avventurosa dai toni drammatici unica nel suo genere. Billy Wilder non è di certo l'ultimo arrivato e in questa occasione dà prova della sua grande abilità di maestro e creatore di immagini. Stalag 17 è un film tipicamente wilderiano, una commedia avventurosa che offre numerosi spunti di riflessione a sfondo storico e sociale che permettono anche ai più distratti di concentrarsi e godere della bellezza sopraffina di questa pellicola. Un'opera modellata all'interno di un'ambientazione “limitata” e ridotta all'osso, ovvero il campo di prigionia. La baracca dei prigionieri, luogo dove si svolgono la maggiorparte delle riprese, prende vita trasformandosi in un universo parallelo, un mondo che vive e coesiste all'interno di un contesto che pare non appartenergli.
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Un misto di ironia e spirito unito a una sapiente e dosata critica nei confronti del nazismo rendono questa commedia avventurosa dai toni drammatici unica nel suo genere. Billy Wilder non è di certo l'ultimo arrivato e in questa occasione dà prova della sua grande abilità di maestro e creatore di immagini. Stalag 17 è un film tipicamente wilderiano, una commedia avventurosa che offre numerosi spunti di riflessione a sfondo storico e sociale che permettono anche ai più distratti di concentrarsi e godere della bellezza sopraffina di questa pellicola. Un'opera modellata all'interno di un'ambientazione “limitata” e ridotta all'osso, ovvero il campo di prigionia. La baracca dei prigionieri, luogo dove si svolgono la maggiorparte delle riprese, prende vita trasformandosi in un universo parallelo, un mondo che vive e coesiste all'interno di un contesto che pare non appartenergli. Wilder dota i suoi personaggi di estro e comicità riuscendo abilmente a fare dello spirito anche su un argomento così delicato. Il mondo dei prigionieri è variegato di numerose e differenti personalità che messe insieme le une con le altre danno vita a situazioni bizzarre e rocambolesche. È quindi difficile non riuscire a tifare o ad affezionarsi ad almeno uno dei numerosi protagonisti che popolano la prigionia del campo, come è difficile non rimanere incantati dalla bravura degli interpreti, su tutti Robert Strauss e l'intramontabile William Holden.
Ma Stalag 17 non è solo una commedia, è una storia che racconta il dramma della prigionia, le sofferenze e i bisogni dei detenuti, la spietatezza degli ufficiali, i complotti e la velenosa corruzione che alberga anche in un contesto così ristretto. Ma a fare da padrone alle numerose avventure che si svolgono nella baracca è sicuramente il desiderio di evasione che accomuna tutti i detenuti. Evadere, fuggire da quell'incubo per ritrovare la libertà e tornare a vivere come uomini liberi e non più come uno schiavi. Wilder giostra il tutto con la solita maestria soffermandosi in particolar modo su inquadrature fisse e lunghe, primi piani sui volti degli attori e campi lunghissimi negli esterni. Memorabile 'When Johnny Comes Marching Home', tema portante dell'intera pellicola (ripreso anche da John McTiernan per il suo 'Die Hard With Vengeance') e la sequenza della fuga finale da parte del sergente Sefton e del tenente Dunbar. Quest'ultima, infine, vuole forse suggerire una parziale ed effimera vittoria dei prigionieri e una sconfitta lieve ma maledettamente sofferta da parte degli ufficiali tedeschi, rievocando in maniera simbolica gli eventi che segnarono la storia di quel periodo. Sicuramentte una delle migliori opere del regista austriaco.
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