IL SEGRETO un film di cyop&kaf (Italia, 2013).
Quando l’arte figurativa moderna entra nell’immagine d i un’ opera cinematografica allora può restituire alla fine, l’idea di una visione estetizzante o ideografica delle immagini, fino a rendere tutto il film opera visiva dal gusto artistico raffinato e ricercato. Gli artisti di strada, graffitari, o muralisti, (oppure da molte autorità cittadine considerati imbrattatori) , come lo sono di cyop&kaf registi del film documentario IL SEGRETO, operano una trasposizione realistica della loro pittura di strada, realizzando un film di strada, nella città di Napoli ma precisamente nel cuore del centro storico, più conosciuto come i” Quartieri Spagnoli” con immagini crude, grezze, camera a mano colore incerto, montaggio e sonoro in diretta, in definitiva un cinema d’assalto, come un reportage di guerra.
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IL SEGRETO un film di cyop&kaf (Italia, 2013).
Quando l’arte figurativa moderna entra nell’immagine d i un’ opera cinematografica allora può restituire alla fine, l’idea di una visione estetizzante o ideografica delle immagini, fino a rendere tutto il film opera visiva dal gusto artistico raffinato e ricercato. Gli artisti di strada, graffitari, o muralisti, (oppure da molte autorità cittadine considerati imbrattatori) , come lo sono di cyop&kaf registi del film documentario IL SEGRETO, operano una trasposizione realistica della loro pittura di strada, realizzando un film di strada, nella città di Napoli ma precisamente nel cuore del centro storico, più conosciuto come i” Quartieri Spagnoli” con immagini crude, grezze, camera a mano colore incerto, montaggio e sonoro in diretta, in definitiva un cinema d’assalto, come un reportage di guerra. In definitiva viene raccontata una sorta di pacifica guerra tra bande di giovani di varia età, dai piccoli ai grandi sia contrapposte che alleate , dichiarano al mondo, pur di conquistare la vittoria finale. Una vittoria antropologico-culturale, , dal significato simbolico e anche di autoaffermazione sociale . Si tratta per questi ragazzi , di realizzare in definitiva un grande falò nel momento di passaggio tra la fine delle feste di natale e le festività del carnevale. Si racconta dunque della ricerca degli alberi necessari,gli abeti, ormai dimessi e gettati via da famiglie e dai negozi che li hanno addobbati per tutte le festività .In definitiva l’obbiettivo è la conquista e la conservazione in gran segreto fino al grande falò di tutto il bottino di abeti raccolti. Il pretesto della vicenda è evidente: attraverso di questa , si mostra per immagini, un aspetto di realtà anche drammatico , di cultura popolare, con punte di immaginazione creativa, ma anche di violenza e degrado sociale . L’obbiettivo finale è una festa dunque, non è riprovevole, anzi un rito necessario di passaggio, che magari, l’etnoantropologo potrà meglio capire. Il film raggiunge un merito, non rappresenta un punto di vista, ma quasi come una candid camera ,rappresenta e presenta allo spettatore, immagini, esattamente come quelle che i registi artisti, dipingono sui muri e sulle facciate, dei palazzi di quello stesso quartiere malandato e rovinato.
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