Here Comes the Bride

Il film di Chris Martinez, atteso dagli appassionati del Far East Film Festival udinese con non poche aspettative, riesce a deluderle tutte: piuttosto che una commedia orientale, si tratta di una (mal riuscita) trasposizione, in salsa filippina (per ragioni anagrafiche, non per altro) di canoni e stereotipi del film à rire stelle e strisce, con qualche non trascurabile contaminazione, probabilmente (e ciò va a onore) involontaria, colla peggiore commedia nostrana. Tutta la comicità di Here comes the bribe gioca, in maniera del tutto scontata, sull’equivoco (per lo più sessuale, ça va sans dire) consentito dalla metempiscosi intervenuta fra i cinque personaggi (di per loro monodimensionali quali caratteri da commedia dell’arte), di cui l’uno, intorno al quale –verrebbe da dire: ovviamente- ruota il più delle (vane) speranze di strappare una qualche risata, è il perfetto cliché dell’invertito in pari modo variopinto e allupato, figura trita e ritrita ma, a quanto pare, sempreverde in certe latitudini (mentali). [+]

Il film di Chris Martinez, atteso dagli appassionati del Far East Film Festival udinese con non poche aspettative, riesce a deluderle tutte: piuttosto che una commedia orientale, si tratta di una (mal riuscita) trasposizione, in salsa filippina (per ragioni anagrafiche, non per altro) di canoni e stereotipi del film à rire stelle e strisce, con qualche non trascurabile contaminazione, probabilmente (e ciò va a onore) involontaria, colla peggiore commedia nostrana. Tutta la comicità di Here comes the bribe gioca, in maniera del tutto scontata, sull’equivoco (per lo più sessuale, ça va sans dire) consentito dalla metempiscosi intervenuta fra i cinque personaggi (di per loro monodimensionali quali caratteri da commedia dell’arte), di cui l’uno, intorno al quale –verrebbe da dire: ovviamente- ruota il più delle (vane) speranze di strappare una qualche risata, è il perfetto cliché dell’invertito in pari modo variopinto e allupato, figura trita e ritrita ma, a quanto pare, sempreverde in certe latitudini (mentali). L’insieme condito, per la bellezza di due ore tonde e inesorabili, da dialoghi sciatti e prolissi, senza un briciolo, neppur casuale, di verve (comicità verbale, per intenderci, zero), il cui interesse maggiore è dato dal particolare linguaggio adoperato, un misto di filippino, inglese e spagnolo che appassionerebbe un linguista. L’unica cosa a salvarsi, in  questo noiosissimo carosello di banalità da importazione, sono le (ahimé rare) comparse di uno splendido mare turchese che invita a perdersi dentro, e a dimenticare certe brutte pellicole.
[-]