Ombre in paradiso |
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Un film di Aki Kaurismäki.
Con Matti Pellonpää, Kati Outinen, Saku Kuosmanen, Esko Nikkari, Killi Köngäs.
continua»
Titolo originale Varjoja Paratiisissa.
Drammatico,
durata 76 min.
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L'umanità di Kaurismaki
di alecadeauFeedback: |
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giovedì 20 dicembre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Mi chiamo nikander, ex-macellaio, ora autista della nettezza urbana, malandato di denti e di stomaco, col fegato malmesso": così il protagonista del film. Come dire: ecco cosa siamo, noi operai, a cosa ci ha ridotto il capitale, a nient'altro che dati anagrafici e sanitari... "Come ti chiami? malattie?"... se sì, non vali niente, non sei produttivo. Un nome, una condizione fisica, un mestiere, e nessuna altra voce al mondo. Fino a che non si prenda coscienza di sè e della propria comunità. Con le armi della solidarietà, dell'aiuto reciproco, della resistenza e dell'orgoglio. Senza servilismo. "Ombre in paradiso" è questo e altro (non voglio dilungarmi su musiche, scelta e direzione degli attori, location, tutto col tocco "pieno di grazia" che kaurismaki distribuisce con saggia parsimonia in tutto il suo cinema). E per questo, e altro, tutti lo dovrebbero vedere, nelle scuole per esempio. Per iniziare a percorrere la faticosa strada verso il buon senso, capire cosa può essere, oggi, "umanesimo", imparare a vedere che, per immagini, ci si può esprimere diversamente da come il senso comune vuole imporre, tramite la tv o quello che quotidianamente passa nei desolati cinema di provincia, monopolizzando l'attenzione all'immagine, proponendo un modello unico. E magari ricominciare a leggere poesia, i nostri poeti, la loro parola. Ci può parlare, e tanto, il film di Kaurismaki. Commovente è a questo proposito, oggi a maggiore ragione, il finale. La nave che porta lontano i due amanti, con la sua falce e martello: un'immagine controversa, contraddittoria, che oggi si tende a dimenticare, sviare, che rischia di essere cancellata dal nostro vocabolario visivo. Ma qui è simbolo non di autoritarismo o oppressione, ma di "lavoro, amore e libertà", come cantava Franco Fortini. Simbolo, ancora, di volti protesi al domani.
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