Ostinato e caparbio, punto di riferimento del militantismo queer, l'attore figura ora tra i produttori di Nel mio nome, documentario di Nicolò Bassetti dedicato all’autodeterminazione di genere. Dal 13 al 15 giugno al cinema.
A Hollywood, dove attrici e attori nascondono ancora la loro omosessualità per paura di perdere un ruolo, di rovinare la propria immagine o addirittura di compromettere la loro carriera, il cambio di nome e di genere di Elliot Page, attore e attivista in seno alla comunità LGBT+, segna una tappa storica.
Nata Ellen Page e rivelata come adolescente incinta in Juno, annunciava sui social il primo dicembre del 2014 la sua rivoluzione, esprimendo con la gioia di poter essere finalmente se stesso la paura di essere discriminato. Il tweet dell’attore canadese, divenuto immediatamente virale, è stato ritwittato 230.000 volte soltanto nella prima ora e likeato da 1,5 milioni di internauti.
Rivelato nel 2007 con la commedia dolce amara di Jason Reitman e apprezzato poi in Inception di Christopher Nolan e nella saga mutante degli X-Men, Elliot Page ha deciso di impegnarsi pubblicamente all’indomani del suo coming out. Infaticabile e ostinato, torna alla carica a ogni progetto, coniugando intrattenimento e impegno civile in televisione con la serie Netflix The Umbrella Academy, in cui incarna una violinista solitaria e l’unico membro di una famiglia di supereroi ‘senza’ superpoteri, e al cinema producendo Nel mio nome, documentario di Nicolò Bassetti sull’autodeterminazione di genere.
La transidentità è al cuore di ogni suo lavoro e comprende un’autobiografia di prossima uscita (“Pageboy”). Editate da Flatiron Books, le memorie di Elliot Page sono un’altra tappa importante nel percorso personale e politico di un attore che mette la sua celebrità al servizio delle minoranze discriminate e si interroga sulla mancanza di diversità imputabile all’industria della televisione e del cinema. Da anni Page conduce una campagna di sensibilizzazione sul genere e le sue declinazioni, su un diritto finalmente reale ma ancora fragile, da sempre denuncia le aggressioni costanti sulle persone transgender.
In prima linea sul set e nella vita, Elliot Page si impegna coi suoi personaggi e in serie televisive (The Umbrella Academy e Tales of the City) che rinforzano ‘nelle stagioni’ o nel corso degli episodi i loro propositi sociopolitici.
Ma prima del militantismo queer, Page ha infiammato la critica e il pubblico nei panni di un’adolescente brillante e ipermatura. Minuta, sguardo malizioso e voce rauca veniva nominata agli Oscar nel 2008 come migliore attrice per Juno. Lo stesso anno integrava la squadra degli X-Men con il ruolo di Kitty Pryde, mutante energica che può attraversare i muri come i pregiudizi. Perché Elliot sapeva di non essere nato nel corpo giusto.
Figlia di un’insegnante e di un grafic designer, Ellen Page è cresciuta ad Halifax, porto canadese sull’oceano Atlantico. A scuola ‘si fa trattare’ da ragazzo e gioca tutto il tempo a hockey. A soli dieci anni debutta in piccole produzioni televisive fino a crescere e sbarcare appena maggiorenne al prestigioso Sundance Film Festival. Se il ruolo le vale il successo internazionale, Jason Reitman costruisce il suo film intorno alla sua fantasia, alla sua sicurezza e alla sua fragilità, la ricaduta sul privato è dura da gestire, perché Elliot si presenta ai media come una giovane attrice romantica, ingenua, femminile, mentendo a se stesso. Tutti a Hollywood consigliano a Ellen di non rivelare Elliot, troppo rischioso per una carriera appena cominciata e in un’industria dove persino Jodie Foster ha atteso i suoi cinquant’anni per fare coming out. Ma Elliot non sente più ragione e va dritto per la sua strada.
Nel 2014 si dichiara al mondo con un tweet e compara sulla cover del TIME con un titolo stendardo della sua battaglia: “I’m fully who I am”. Silhouette adolescente dentro i jeans e la felpa informe, ci guarda dalla copertina del magazine americano. Sullo sguardo pesa una domanda, la ‘posa’ è invece quella della sua nuova identità, il risultato di una transizione che l’ha condotta da Ellen a Elliot.
Da quel momento il fervore politico e sociale imprime la sua filmografia: nel 2015 recita al fianco di Julianne Moore e co-produce Freeheld, storia di una coppia che si batte per i propri diritti. Due anni più tardi in My Days of Mercy incarna una donna che si innamora di un’altra, interpretata da Kate Mara. Con l’amico Ian Daniel realizza Gaycation, una docu-serie che fa il punto sui diritti delle comunità LGBT nel mondo, dal Giappone al Brasile, passando per gli Stati Uniti e la Giamaica.
In attesa di vedere in sala Nel mio nome, Elliot Page rimane Vanya, l’eroina di The Umbrella Academy, di cui per ora non è previsto il cambiamento di genere. A contare per l’attore è lavorare finalmente con un corpo che lo rappresenta.