Presente in quasi tutti i film di Avati (con Festival vinse il Nastro d'Argento nel 1997), l'attore è scomparso nella sua Bologna. Aveva 81 anni ed era malato da tempo.
Si è spento dopo una lunga malattia nella sua Bologna, città dove era nato 81 anni fa, Gianni Cavina, attore amatissimo da Pupi Avati con il quale ha costruito passo dopo passo un sodalizio artistico straordinario. Con Festival, nel 1997, vinse un Nastro d'Argento come Miglior Attore Non Protagonista.
A dare notizia della morte è il fratello di Pupi, Antonio, che ha prodotto diciassette dei film interpretati da Cavina, compreso l'ultimo, Dante, ancora inedito e in uscita nei cinema il prossimo settembre. In carriera, oltre che con Avati, collaborò anche con registi come Luigi Comencini (L'ingorgo - Una storia impossibile) e Marco Bellocchio (Il regista di matrimoni). L'ultima apparizione al cinema ne Il signor Diavolo, nel 2019.
Cavina cominciò la sua carriera da caratterista comico, ma riuscì presto a staccarsi da quella maschera e dimostrare tutto il talento drammatico. La formazione come interprete teatrale avviene al Teatro Stabile di Bologna, sotto la direzione di Franco Parenti. Al cinema esordisce in Flashback (1968) di Raffaele Andreassi ma è l'incontro con il concittadino Pupi Avati a dare il via ad una fortunata collaborazione artistica; lo vediamo nell'horror Thomas - Gli indemoniati (1970), nel fantasy Balsamus, l'uomo di Satana (1970) e successivamente anche in La mazurka del barone della santa e del fico fiorone (1975), di cui è anche sceneggiatore, oltre che attore protagonista al fianco di Paolo Villaggio e Ugo Tognazzi. Nel 1974 prende parte ai drammatici Il bacio e Il figlio della sepolta viva, seguiti poi da film di tono più leggero come il comico Buttiglione diventa capo del servizio segreto, il francese Il genio, Passi furtivi in una notte boia - Zelmaide, San Pasquale Baylonne protettore delle donne, tutti girati nel 1976.
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