GRANDI CLASSICI DEL CINEMA POLACCO, LA FILMOGRAFIA DI AGNIESZKA HOLLAND AL CENTRO DELLA RASSEGNA

Torna a Roma dal’11 novembre l’iniziativa che porta in sala i successi del cinema polacco in versione restaurata. Questa terza edizione è interamente dedicata all cineasta che ha rivoluzionato il panorama europeo.
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Simone Emiliani, martedì 4 novembre 2025 - Evento

Sarà quest’anno dedicata ad Agnieszka Holland la 3° edizione della rassegna “Grandi classici del cinema polacco” che fa parte della 13° edizione del festival CiakPolska che si svolgerà a Roma a Palazzo delle Esposizioni dall’11 al 20 novembre. Lo sguardo della cineasta polacca è tra quelli più forti, liberi e senza compromessi, crudi ma anche intimi del panorama europeo. I suoi film sono spesso caratterizzati da una narrazione solida che guarda da una parte al cinema hollywoodiano, soprattutto nella costruzione dei personaggi, nel modo in cui costruisce la tensione e nel rapporto coi generi.

Contemporaneamente, la sua formazione alla FAMU, la celebre Scuola di cinema di Praga dove ha avuto come insegnanti anche Milos Forman e Ivan Passer, ha contribuito a farle respirare il clima delle Nouvelle Vagues europee, a cominciare da quella francese dove possono rintracciarsi delle influenze del cinema di Jean-Luc Godard e Robert Bresson fino alla Nová Vlna cecoslovacca. Tra i nomi di punta della cinematografia del proprio paese, è entrata a far parte all’inizio degli anni Settanta di un collettivo di cineasti polacchi guidati da Andrzej Wajda per cui ha anche collaborato come sceneggiatrice in Danton (1982) e I demoni (1988) e, non accreditata, in L’uomo di marmo (1977) e L’uomo di ferro (1981) ed è stata assistente alla regia di Krzysztof Zanussi in Illuminazione (1973) prima di realizzare nel 1977 il suo primo lungometraggio, Screen Tests, codiretto con Pawel Kedzierski e Jerzy Domaradzki, che racconta l’incontro di due ragazzi a un provino cinematografico. In questo film, che inaugura la rassegna l’11 novembre, emergono già alcuni dei temi che attraversa la filmografia della cineasta: lo sguardo generazionale, l’ingresso dell’età adulta, i personaggi davanti alle loro scelte
 

La retrospettiva è Agnieszka Holland è formata da nove titoli, otto lungometraggi e un corto, A Girl and "Akwarius" (1975) episodio tratto dal collettivo Pictures from Life, dove emerge anche il tema del conflitto tra giovani e adulti attraverso la figura di una ragazza che va via di casa senza avvertire nessuno per seguire una band. Tra i fili conduttori della sua filmografia ci sono i conflitti della storia, lo sguardo critico nei confronti dei sistemi oppressivi dei governi, dai regini totalitari del secolo scorso a quelli repressivi di oggi come si è visto nell’ultimo, potentissimo, Green Border (2023), ambientato sul confine tra Bielorussia e Polonia, durissimo ma anche carico di coinvolgente umanità che ha vinto il Premio speciale della Giuria all’80° Mostra del Cinema di Venezia ma è stato anche accusato di essere un brutale attacco alle guardie di frontiera polacche da parte del Ministro dell’Interno Mariusz Kaminski.

Screen Tests (Polonia 1976, 99') è il film che inaugurerà la rassegna l'11 novembre.

Alcuni dei titoli presentati nella rassegna hanno avuto problemi con la censura, situazione ricorrente nell’opera della cineasta polacca. A Lonely Woman (1981), su una postina separata e madre di un figlio di otto anni che inizia una relazione con un invalido del lavoro, era stato criticato e bloccato, così come Fever (1981), ambientato nella Polonia del 1905, che è stato ritirato dalle sale subito dopo la sua uscita per come raccontava i dissidi personali di una rivoluzionaria che doveva compiere un attentato contro le autorità zariste ma non riusciva a reggere il peso psicologico del compito.

Anche quando mostra il passato, il cinema di Agnieszka Holland conferma sempre di essere legata alla realtà di oggi. Si vede, per esempio, in Mr. Jones. L’ombra di Stalin (2019), titolo quasi profetico sull’invasione russa dell’Ucraina avvenuta nel 2022 che vede protagonista un reporter gallese degli anni Trenta che scopre le atrocità del regime sovietico e la verità sulla carestia voluta da Stalin in Ucraina.
 

La Storia è ancora al centro di In Darkness (2011) su un operaio fognario che ha nascosto a Leopoli diverse famiglie di ebrei e la rappresentazione della vicenda si accompagna a una tensione thriller; la stessa che è anche al centro di Spoor (2017) – codiretto con Kasia Adamik e Orso d’argento. Premio Alfred Bauer alla 67° Berlinale - dove un’eccentrica ingegnera in pensione che vive in un villaggio di montagna scopre il cadavere del suo vicino e Olivier, Olivier (1992), primo film interamente in francese della regista con protagonista François Cluzet, che racconta la storia di una famiglia che ritrova il figlio scomparso sei anni prima ma non sa se si tratta davvero di lui o è solo un impostore.

Infine il legame con il teatro è al centro in Attori di provincia (1979), primo lungometraggio che la regista ha diretto da sola. Si tratta di un’opera fondamentale perché mostra, attraverso la figura di un regista che viene chiamato a dirigere la messa in scena di uno dei drammi più importanti della letteratura polacca e del suo gruppo di attori, il rapporto con il set, le forme della creazione artistica, lo scarto tra la visione desiderata e l’effettiva realizzazione del progetto che conferma, ancora una volta, il legame di Agnieszka Holland con lo spirito del nuovo cinema europeo emerso dall’inizio degli anni Sessanta.

La regista sarà anche presente all’evento il 12 novembre al termine della proiezione di Spoor dove dialogherà con il critico cinematografico Enrico Magrelli.

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