FILIPPO DE CARLI: «MI PIACEREBBE RECITARE IN UN WESTERN»

Ha esordito ne La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi, e sarà presto nel cast di un progetto internazionale.

Ilaria Ravarino, venerdì 23 aprile 2021 - Celebrities
Filippo De Carli 1997, Trento (Italia).

Nato a Trento nel 1997, Filippo ha esordito al cinema nel 2015 con La felicità è un sistema complesso, la commedia di Gianni Zanasi con Valerio Mastandrea e Giuseppe Battiston. Dopo aver frequentato una scuola di recitazione a Roma, il suo percorso lo ha portato spesso in tv, con un ruolo in Rocco Schiavone, in Tutto può succedere e recentemente in Un passo dal cielo 6, con un personaggio tagliato su misura. Atteso nella serie Rai Cuori coraggiosi, ambientata negli anni Settanta, De Carli sarà presto nel cast di un progetto internazionale girato in Italia.

La prima volta su un palco: quando?
A quattro, cinque anni. Cantavo "Bocca di rosa" a tavola con i parenti. Vengo da un ambiente legato al cantautorato, a Fabrizio De Andrè e Vinicio Capossela. Nonno, che ha fatto tanti mestieri nella vita, li ha fotografati.
La prima volta su un palco vero?
Nella mia scuola, alle elementari, facevamo ogni anno uno spettacolo corale da portare in scena al Teatro Santa Chiara di Trento. Ricordo in particolare lo spettacolo di quarta elementare. Facevo il cowboy e suonavo il sax.
La prima volta che hai recitato fuori da un palco?
A 10 anni andavo in giro vestito da cowboy, con gli stivali e il cinturone di pelle. Uscivo dalla stanza e sparavo agli indiani.
Il ruolo per cui potrebbero riconoscerti per strada?
Probabilmente per il mio personaggio nella terza stagione di Tutto può succedere (il nuotatore Andrea, ndr).
Il tuo cavallo di battaglia ai provini?
Per il momento ho fatto soprattutto provini su parte. Ma se potessi scegliere, mi piacerebbe portare il monologo del tenente Aldo Raine in Bastardi senza gloria, quello sui nazisti che non hanno umanità.
C'è una cosa che sai fare bene, e che vorresti fare in un film? 
Suonare. Ora suono la chitarra, ma ho suonato il sax per anni. L'ho appeso al chiodo quando ho pensato di voler fare la rockstar. Avevo un gruppo, I materassini blu: facevamo punk rock molto marcio, abbiamo vinto anche qualche concorso.
Cosa non deve mancare nel tuo camerino?
Gli stralci. Ho bisogno di ripetere. Ho paura di dimenticare, anche se studio tanto. Ma psicologicamente mi basta averli con me.
Sul set o sul palco ti senti sicuro se...
Se sono guidato da una persona che sa come farmi esprimere al meglio. Se sento la fiducia di chi mi dirige. E se ho empatia e una buona dinamica con il mio partner di scena.
A chi porteresti il caffè sul set pur di vederlo recitare?
Allo sfuggente Terrence Malick: non si vede ma c'è, come il leopardo delle nevi. O a Daniel Day Lewis, mi viene la pelle d'oca solo a pensarci.
Qual è il film che, se lo vedi iniziato in tv, non puoi smettere di guardare?
I magnifici sette, la versione del 1970. È uno di quei film western che mi hanno fatto diventare cowboy a dieci anni.
Il film di cui cambieresti il finale?
Titanic (guarda la video recensione), perché doveva finire con tutti e due sulla scialuppa. Va bene che la storia è vera, ma il cinema dovrebbe farti sognare. Ho pianto moltissimo. Anche se il film che mi ha fatto più male è Spirit - Cavallo Selvaggio.
Serata a casa, Netflix & chill: cosa guardi? Cosa ordini?
Ordino una pizza e mi riguardo Once Upon a Time in Hollywood (guarda la video recensione), per me il miglior Tarantino.
Un personaggio del cinema con cui passeresti una serata?
Il Tyler Durden di Fight Club. Sarebbe una serata divertente. Fabbricheremmo insieme il sapone.
Protagonista di un film di genere: quale?
Western. Un cowboy che aiuta una tribù indiana contro il colonialismo americano. Mi piace stare dalla parte dei buoni.
Se non facessi l'attore come ti guadagneresti da vivere?
Mi sarebbe piaciuto insegnare lettere al liceo, per diventare ciò che i miei insegnanti non sono stati con me.
Chi può dirti che stai sbagliando?
La mia famiglia. E Gianni Zanasi, il regista del primo film in cui ho recitato. Fu l'esperienza più bella della mia vita: di lui mi fido più di chiunque altro, gli voglio bene. Lo considero il mio migliore amico.
Da chi vorresti sentirti dire che sei bravo? 
Dal mio agente, Daniele.
Gli ultimi tre brani ascoltati sul telefono?
Inverno di Fabrizio De André, Seven Nation Army dei The White Stripes e Tornava l'albatros di Murubutu.
Dopo questa intervista che farai?
Ho in programma un'altra intervista. E poi credo che suonerò un po'.

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