La nuova trasposizione dell'opera di Dumas è di Giovanni Veronesi. Nel cast anche Rubini, Mastandrea e Papaleo.
In autunno uscirà Moschettieri del re, visti da un italiano, Giovanni Veronesi, con attori italiani nei ruoli degli eroi. Veronesi percorre una sua strada, quella della commedia e della dissacrazione divertente. Ma se affronti il romanzo che ha inventato l'avventura moderna e che fa parte della formazione e dell'incanto di noi tutti... devi stare molto attento. Ci sono testi di cui il cinema si è impadronito trattandoli secondo le epoche e secondo le sue legittime licenze. Qualche titolo esemplare: i vari 'Romeo e Giulietta', 'Anna Kerenina', le ispirazioni di 'Robin Hood', gli "assassinii" della Christie, le 'Jane Eyre', i 'Miserabili', i ' Grande Gatsby', i 'Bond' e molti altri. Il cinema magari li violentava per necessità e per franchigia, perché ai film non deve appartenere il rigore e la verità. La tentazione di alcuni autori era quella di una revisione estrema, dove il buono diventava cattivo, il macho gay, l'eroe vigliacco. Stupidaggini più che estrosità.
Vado a memoria, ma credo proprio che il modello apicale in questo senso sia "I tre moschettieri". Alexandre Dumas, lo pubblicò, a puntate, sulla testata "Le siècle", nel 1844. Può darsi che non lo sapesse, ma aveva inventato il genere di cui sopra. E se quel titolo è il più filmato della storia, qualcosa deve significare. Contesto storico, amori e intrighi, monarchi e cardinali, segreti e duelli, e poi ciò che più vale, l'eroe. I codici c'erano tutti.
È impossibile fare una lista dei film sui moschettieri e i loro derivati come le maschere di ferro le vendette, i figli e affini. Stiamo a qualche classico. Già nel 1909, col cinema ancora nella culla, ecco la prima edizione, italiana, di 18 minuti, per la regia di Mario Caserini. Del '21 è il film di Allan Dwan, D'Artagnan lo fa Douglas Fairbanks, la prima grande icona dell'avventura. Nel '61 tocca ai francesi, Bernard Borderie regista, Gérard Barray D'Artagnan. Nel '74 è la volta di Richard Lester, autore con l'attitudine della dissacrazione, con un D'Artagnan (Michael York) cialtroncello più che eroe. C'è un'edizione del 1993, della Walt Disney, niente di indimenticabile. Ma che fa testo sono i "moschettieri" firmati da George Sidney nel 1948, con Gene Kelly, magnifica maschera e grande acrobata, che fa D'Artagnan. Gli attori sono tutti perfetti, alcuni: Lana Turner/Milady, Van Heflin/Athos, Vincent Price/Richelieu, Angela Lansbury, sì, la signora in giallo, eterna come Dumas, fa la regina. Hanno posto un marchio che nessuno cancellerà più.
Il cast nella versione di Veronesi: Aramis è Sergio Rubini, Porthos è Valerio Mastandrea - e come poteva mancare - Athos lo fa Rocco Papaleo, che mi sembra un assurdo estetico che imbarazza. Rocco, ottimo caratterista ma maschera ultrapop davvero poco eroica. La regina è Margherita Buy, ma lei va benissimo, sempre e dovunque. Pierfrancesco Favino è D'Artagnan. Ci può anche stare, in un contesto particolare. Favino possiede appeal e vasta gamma di ruoli - da conduttore a Sanremo a poliziotto nelle storie di Dan Brown -.
La vicenda: sono passati anni, i quattro sono dediti a lavoretti umilianti, la Storia è cambiata, non c'è più il banale Luigi XIII ma regna il figlio "XIV", il re sole nientemeno. È lui che corre pericoli mortali e così gli amici dovranno riprendere spade e moschetti, lo sanno ancora fare. Anche l'intrigante cardinale è cambiato, a Richelieu è succeduto Mazzarino, altrettanto intrigante. Favino si è dichiarato felice per quel ruolo: "Ci sono racconti che ci restano dentro senza che lo sappiamo, fino a quando qualcuno li va a ripescare". Poi ha aggiunto "Il mio D'Artagnan è un bambinone, di lui mi piace l'animo puro, che convive con un grande talento... È come se Maradona giocasse a calcetto, anche se si è ritirato è comunque più bravo di tutti". Penso a Dumas, perplesso.