WHITNEY HOUSTON: DA QUALCHE PARTE OLTRE L'ARCOBALENO

Whitney documenta, attraverso la lente del controverso Nick Broomfield, la tormentata vita della famosa cantante. Dal 24 al 28 aprile al cinema.

Tirza Bonifazi, lunedì 3 aprile 2017 - Focus
Whitney Houston (Whitney Elizabeth Houston) 9 agosto 1963, East Orange (New Jersey - USA) - 11 Febbraio 2012, Beverly Hills (California - USA). Interpreta Se stessa (materiali d'archivio) nel film di Nick Broomfield, Rudi Dolezal Whitney.

Era il 1985 quando l'immagine di Whitney Houston apparve sulla copertina dell'omonimo debutto in lungo. Elegante sul fronte, sul retro dell'Lp l'ex modella si offriva alla camera in una posa statuaria: il costume intero bianco, le gambe lunghissime, le mani sui fianchi, lo sguardo rivolto verso il cielo, il mare tutt'intorno a incorniciare un corpo (s)lanciato verso il successo.

Con una cantante gospel - Cissy Houston - come madre e Dionne Warwick come zia, Whitney nasce sotto il segno della musica, ma aspetta di raggiungere la maggiore età per debuttare ufficialmente sulle scene. "Mia madre e mio padre si sono assicurati che avessi un'infanzia e un'adolescenza. Avrei potuto avere il mio primo contratto discografico a 14 anni, ma dietro loro consiglio ho scelto di continuare gli studi. Quando finalmente mi sono sentita pronta mi hanno appoggiata" racconta in un'intervista registrata poco dopo l'uscita del suo disco d'esordio l'allora ventunenne Whitney.

"Quando le dissi che volevo diventare una cantante, però, mia madre mi mise in guardia" ricorda la giovane artista. "Mi disse: 'So che conosci tutte le cose meravigliose di questo mestiere, tutto il fascino e lo scintillio, ma adesso ti dirò tutto il sudiciume e tutte le cose negative e ti mostrerò tutte le persone che faranno finta di essere gentili quando ti si avvicineranno e dalle quali sarà meglio che ti tieni alla larga...'".

Dopo aver raccontato l'ascesa in politica di Sarah Palin, il regista Nick Broomfield, famoso per controversi documentari come Kurt & Courtney e Biggie & Tupac, punta l'obiettivo su Whitney con un film non autorizzato che documenta la tormentata vita della cantante statunitense, fra scene prese dall'ordinarietà quotidiana, interviste a colleghi e amici, e alcuni dei momenti più belli immortalati dal vivo durante i suoi concerti.
Tirza Bonifazi

In foto Whitney Houston.
In foto Whitney Houston.
In foto Whitney Houston.

Scoperta nel 1983 da Clive Davis, che la sentì cantare "Somewhere Over The Rainbow" al Mike Douglas Show per puro caso, Whitney finì nelle grazie del produttore. Qualche tempo dopo Lala Cope, un'amica di Davis che scriveva canzoni per la sua casa di produzione, andò a trovarlo. Quel giorno non era di buon umore perché aveva mandato un pezzo a Roberta Flack e l'assistente della cantante le aveva detto che la cassetta con la canzone era ancora in cima a una pila di cassette in attesa di essere ascoltate.

Durante la lavorazione del documentario Nick Broomfield ha rivelato che i successori legali di Houston avevano chiesto agli amici e colleghi della cantante di non partecipare alla produzione del film. Secondo la BBC, che lo produce, Whitney indaga sulle "forze che hanno reso grande e poi distrutto la cantante" che è stata descritta come una delle migliori voci degli ultimi cinquant'anni.
Tirza Bonifazi

"Perché non l'hai data a me?", le chiese il produttore. "L'avevo già mandata a Roberta molto prima di firmare con te" fu la risposta di Lala. Davis la volle ascoltare e quando Lala la mise su il produttore seppe di trovarsi di fronte a una canzone di successo. Si trattava di "You Give Good Love", che finì per essere il primo singolo di Whitney Houston nonché la canzone che fu scelta per aprire il suo disco d'esordio. Clive Davis ricorda che Whitney si appropriò del pezzo dal primo giorno in studio. Tant'è che gran parte di quelle primissime registrazioni vennero utilizzate per la versione finale della canzone.

Rispetto alle difficoltà che ha dovuto affrontare per continuare a lavorare sul suo documentario, Broomfield spiega che non hanno avuto molte ripercussioni su di lui, a eccezione di qualche notte insonne, né sul film che voleva fare. Un film che ripercorre "tutte le tappe di un grande successo e le fasi di una vita fatta di amori, scandali ed eccessi, fino al tragico epilogo".
Tirza Bonifazi

Un altro grande successo dell'album "Whitney Houston" fu "How Will I Know". Scritta originariamente da George Merrill e Shannon Rubicam per Janet Jackson, la canzone venne mandata a Narada Michael Walden che la ritoccò dietro richiesta della Arista Records che la voleva per Whitney. Prima di fargliela avere, il produttore le chiese se si sentisse a suo agio a cantarla nella stessa tonalità con la quale era stata scritta, perché era decisamente alta. Whitney non ebbe problemi ad eseguirla e Narada Michael Walden si rese conto che aveva a che fare con un'assoluta rarità: un'artista che cantava come una ragazza di chiesa, che allo stesso tempo era una donna bellissima capace di capire la musica pop.

"Whitney era un essere umano incredibilmente altruista che poche volte ha potuto fare quello che voleva fare", ha detto Broomfield. "Cercava sempre di rendere tutti felici. Ha aperto la strada ad altri artisti, ma ha dovuto rinunciare a moltissimo per farlo. Penso che questo sia il motivo per il quale è diventata un'icona e per il quale ho voluto fare questo film".

Dopo il successo fulminante ne sarebbero arrivati altri, riassumibili in sei premi Grammy, due Emmy, trentuno Billboard Music Awards, ventidue American Music Awards, oltre ai più di 190 milioni di copie vendute, fra album e singoli, nonché un film al fianco del divo di Hollywood Kevin Costner (Bodyguard, che quest'anno compie un quarto di secolo) che era stato scritto a metà degli anni '70 per Diana Ross e Steve McQueen, e che avrebbe consacrato per sempre Whitney per la sua interpretazione di un classico della musica country, "I Will Always Love You" di Dolly Parton.

Whitney verrà presentato nelle sale italiane il 24, 25, 26, 27 e 28 di aprile, quasi in concomitanza con la sua premiere al Tribeca Film Festival che si celebrerà a New York dal 19 al 30 aprile e durante il quale verrà proiettato un altro documentario in cui appare la famosa cantante, Clive Davis: The Soundtrack of Our Lives.

Ma con il successo sarebbero arrivati anche i demoni. Il difficile matrimonio con il cantante Bobby Brown fatto di alti e bassi e violenza domestica, la dipendenza da sostanze stupefacenti che per molti anni Whitney riuscì a tenere nascosta, fino a non poterla più occultare; il crack, lo sguardo perso, il corpo disfatto. Quello stesso corpo che brillava al sole, la pelle nera, sul retro della copertina del debutto in lungo, ora immerso nell'acqua di una vasca da bagno di una stanza d'hotel, consumato, senza vita, alla vigilia dei Grammy Awards del 2012.

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