RONNIE SANDAHL: «MI INTERESSA IL MODO IN CUI UN ATLETA PUÒ VINCERE O PERDERE... NELLA VITA»

Il regista di Tigers racconta le fasi di realizzazione del film dedicato al calciatore Martin Bengtsson. Da oggi disponibile in digitale.

Paola Casella, giovedì 16 settembre 2021 - Incontri
Ronnie Sandahl . Regista del film Tigers.

Ronnie Sandahl, il regista e sceneggiatore di Tigers - da oggi disponibile in digital streaming - si è imbattuto per caso nella storia del calciatore svedese Martin Bengtsson, promessa del calcio europeo ingaggiato dall’Inter a soli 16 anni. Lo scrittore, sceneggiatore e regista svedese, classe 1984, ha subito intravisto in quella storia il potenziale per una trasposizione cinematografica che approfondisse un tema a lui caro: la crudeltà dell’ambiente agonistico gonfiato da incassi stratosferici e caratterizzato da un clima ferocemente competitivo.
Ammirato in Europa e conteso da Hollywood, Sandahl ha firmato il copione di Borg McEnroe (guarda la video recensione) e quello di Perfect, il prossimo film diretto da Olivia Wilde che vedrà al centro la figura della campionessa olimpica di ginnastica artistica Kerri Strug, interpretata da Thomasin McKenzie.

Come è venuto a conoscenza della storia di Bengtsson?
Ho incontrato l’ex calciatore durante il tour di promozione di un mio libro: anche lui stava promuovendo la sua autobiografia, “All’ombra di San Siro”, ed entrambi eravamo poco più che ventenni. Abbiamo fatto amicizia, io stavo per esordire nel cinema con il primo cortometraggio e lui mi ha promesso che se avessi voluto dirigere la sua storia mi avrebbe concesso i diritti dell’autobiografia. È bastata una stretta di mano, e Martin ha mantenuto la parola, rifiutando ogni altra offerta!

Come ha scelto Erik Enge per il ruolo del protagonista?
Erik era giovanissimo e quasi del tutto sconosciuto, ma aveva quel che cercavo: a dispetto della sua giovane età sapeva sostenere lo sguardo della cinepresa, il che era indispensabile in un film dove il protagonista appare in ogni singola inquadratura. Si è sottoposto a una preparazione anche fisica durata più di un anno, perché era molto esile e invece Bengtsson doveva essere molto muscoloso e atletico. Dopo l’anteprima svedese di Tigers Erik è stato contattato da registi e produttori, anche americani: scommetto che sarà il nostro prossimo divo d’esportazione a Hollywood!

La ragazza di Bengtsson nel film, diversamente dal libro e dalla realtà, è una modella. Come mai questo cambiamento?
Volevo mettere a confronto due ragazzi che vivono in mondi paralleli che usano i giovani come merce, in un mercato in cui i loro corpi creano valore economico per altri: il calcio fa questo prevalentemente con i maschi, la moda con le femmine. Per me era importante che il film si espandesse fuori dei confini ristretti del calcio per diventare la storia di formazione di un ragazzo che deve diventare adulto, al di là del contesto specifico in cui si trova.

Quali altre libertà si è preso nell’adattare la storia di Bengtsson per il grande schermo?
Mi prendo sempre molte libertà quando realizzo una sceneggiatura o un film di finzione basato su eventi e personaggi reali, perché ho bisogno di inserire elementi metaforici e simbolici. Credo che l’unica cosa importante sia restare aderenti all’essenza di quella storia e all’esperienza vissuta dai suoi protagonisti. Naturalmente ho chiesto il permesso a Martin, e lui mi ha risposto “Fai ciò che vuoi, purché tu resti autentico”.
 

Il film gli è piaciuto?
Molto, il che per me è un grande sollievo! In un’intervista televisiva ha persino detto che era più vicino alla sua esperienza del suo stesso libro, forse perché l’immedesimazione che consentono le immagini cinematografiche è superiore a quella delle parole in un testo scritto.
 

Sembra che il tema dello sport le stia molto a cuore…
Ho voluto realizzare una trilogia su sport e la psicologia. Ci sono molti film con atleti protagonisti, ma sono tutti incentrati sulla loro vittoria o la loro sconfitta. A me invece interessa il modo in cui un atleta può vincere o perdere non in una competizione sportiva, ma nella vita. Ed è vero che ho spesso parlato della crudeltà dell’industria dello sport agonistico, ma mi sono concentrato anche su come gli esseri umani sotto un’enorme pressione corrano il rischio di spezzarsi ma riescano comunque a sopravvivere.

Lei è uno di quegli sceneggiatori che assiste alle riprese sul set, o uno di quelli che consegnano il copione al regista e se ne vanno?
Io resto molto coinvolto nella realizzazione dei film basati sulle mie sceneggiature, chiedo sempre di essere anche produttore esecutivo e di dare la mia approvazione al regista prescelto dalla casa cinematografica. E finora mi è andata bene: Janus Metz, il regista di Borg McEnroe (guarda la video recensione) è rimasto molto fedele al mio testo, e Olivia Wilde, regista di Perfect, ha grande talento. Con entrambi ho potuto discutere a lungo delle storie, e loro hanno rispettato la mia opinione, forse perché sono anche io un regista: dunque sanno che posso essere per loro il migliore alleato.

Che temi tratterà in futuro?
Eviterò come la peste ogni argomento sportivo! Il mio prossimo film sarà una storia d’amore.

Anche in amore ci può essere competizione…
Sì, ma più che la competizione mi interessa il desiderio, e forse sarà il primo totalmente in lingua svedese. Nel frattempo però sto scrivendo una serie in inglese per una delle piattaforme: un mistery drama con star internazionali.

Tigers è stato girato in Italia e vi recitano alcuni ottimi attori italiani, come Maurizio Lombardi, Lino Musella, Antonio Zavatteri.
Sì, abbiamo girato tra Milano e Torino e ho scelto molto attentamente gli interpreti: cercavo il meglio sulla piazza, e l’ho trovato. Anche i giovani Gianluca Di Gennaro e Antonio Banno, che ha il ruolo difficilissimo di Walter, sono stati una bella scoperta. Resto molto vicino ai miei attori, esploriamo insieme ogni scena prima di girare. E loro mi hanno regalato interpretazioni ricche di umanità: nessuno recitava il “cattivo”, e tutti hanno reso comprensibile il fatto che ognuno aveva una sua agenda da rispettare. Insieme abbiamo realizzato il film che volevamo: non succede mica sempre eh?

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