VENEZIA 78, ALLA SIC UNA SELEZIONE FIGLIA DEL NOSTRO TEMPO

9 titoli che inquadrano questo presente fragile e pieno di dubbi. Una sezione della Mostra che continua a rifiutare ciò che è già popolare e celebrato.

giovedì 22 luglio 2021 - Mostra di Venezia

“Da sempre la Settimana della Critica, sezione autonoma e parallela nell’ambito della Mostra di Venezia, si dedica alla ricerca di nuovi autori e nuovi linguaggi, e la 36esima edizione rispetta questa caratteristica, rifiutando la tendenza di alcuni grandi festival a celebrare ciò che è già popolare e celebrato”, afferma Franco Montini, Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (Sncci). Questa edizione è dedicata a Valentina Pedicini, che ha esordito proprio alla Sic nel 2016 con il corto Era ieri, che verrà riproposto a Lido in apertura della selezione Sic@Sic dedicata proprio ai cortometraggi. 
 

“Quest’anno per la Sic il compito è stato particolarmente impegnativo, data la mancanza di molte occasioni di incontro in presenza ai mercati e ai festival”, ricorda Montini. “Anche le tempistiche tradizionali dei festival sono state rivoluzionate, con Cannes a luglio, a ridosso di Locarno e Venezia”. Beatrice Fiorentino ha ricevuto il mandato come Delegato generale della Sic “con il compito di realizzare un programma in una situazione che di normale non aveva nulla: la ricerca, i contatti, il reperimento dei film sono stati portati avanti solamente a distanza. Questa realtà in cambiamento non poteva lasciarci indifferenti: abbiamo dovuto interrogarci su dove siamo adesso, privati del contatto e della fisicità, e su come sia cambiato il nostro sguardo”, afferma Fiorentino.

La selezione di concorso riflette questo nuovo sguardo: sette titoli “figli del nostro tempo, non sul tema della pandemia ma su questo presente fragile e pieno di dubbi, sul senso della vita e della morte, sui corpi e le distanze, sulle nostre nuove coordinate e le nostre nuove paure”, continua Fiorentino.

In apertura c’è Karmalink di Jake Wachtel, “il primo film di fantascienza cambogiano diretto da un regista americano trasferitosi nel Sudest asiatico da molti anni”. In concorso lo spagnolo-colombiano Eles Transportan a Morte di Helena Giron e Samuel M. Delgado, un viaggio che mette l’uomo al centro del paesaggio, ambientato nel 1492 al confine fra il Vecchio e il Nuovo Mondo, e che “racconta due erranze: quella di un gruppo di uomini in fuga dalla morte e quella di una donna che vuole restituire il corpo della propria sorella alla terra”; il russo Detours di Ekaterina Selenkina, è invece il più teorico dei titoli in concorso, che descrive “uno spazio filmico assoluto e le coordinate della nuova Russia, costellata di luoghi abbandonati o invisibili” in un racconto che si snoda attraverso le street view di Google Maps e le schermate dei cellulari.

Tre gli italiani, due dei quali “rappresentano un cinema in grado di guardare anche al di fuori dei propri confini attraverso coproduzioni insolite e fertili, segnali di un cinema sempre più globale”, come sottolinea Fiorentino: Mother Lode di Matteo Tortone, coproduzione Italo-franco-svizzera, “una favola tragica eterna e universale ambientata fra Lima e Rinconada, ma anche un manifesto politico con innesti di realismo magico”; e il documentario di chiusura La Dernière Séance di Gianluca Matarrese, coproduzione italo-francese, “una conversazione fra il regista e il suo amante-dominatore, che tratta i temi dell’Aids e della eterna dualità fra eros e thanatos”. 

Il terzo titolo italiano in concorso è Mondocane di Alessandro Celli, una produzione che vede uniti Groenlandia, Minerva e Rai Cinema: “un film distopico ambientato in una Taranto del prossimo futuro, con lo sguardo puntato a John Carpenter e Sergio Martino: un po’ Il signore delle mosche e un po’ Waterworld, che affronta attraverso il genere la crisi ambientale globale e la drammatica situazione dell’Ilva. Un film capace di intrattenere e parlare a tutti senza rinunciare a portare avanti le proprie istanze politiche”. Il cast è di alto livello: Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, la piccola Ludovica Nasti e due giovanissimi esordienti, Dennis Protopapa e Giuliano Soprano.

Grandi discussioni cienfile potrebbero suscitare l’ungherese Erasing Frank di Gabor Fabricius, “sospeso fra realismo e onirismo, con un occhio a Béla Tarr, Laszlo Nemes e Kirill Serebrennikov”, che narra lo scontro fra un musicista punk e le forze dell’ordine incarnando “la rabbia e lo spaesamento di intere generazioni di giovani”; e A Salamandra di Alex Carvalho, coproduzione franco-tedesco-brasiliana, “un melò ambientato a Recife in cui desiderio e denaro sono usati come armi e i corpi diventano il territorio di reciproca conquista” fra una donna francese e un ragazzo brasiliano: “una coppia incendiaria all’interno di un sistema di classi che non perdona”. Protagoniste femminili di A Salamandra sono due star francesi: Marina Fois, reduce dal successo a Cannes di La Fracture, e Anna Mouglalis. Infine Zalava di Arsalan Amiri è un film “di genere, assai insolito rispetto al panorama iraniano festivaliero: una ghost story a tinte melò nell’Iran pre rivoluzione islamica”. 

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