SHAZAM!, L’USCITA DELLA DC DALLA LETARGIA INTELLETTUALE

Il nuovo film supereroistico recupera l'intrattenimento e la spensieratezza del genere.

Tommaso Drudi, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema, lunedì 8 aprile 2019 - Scrivere di Cinema

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Zachary Levi (Zachary Levi Pugh) (44 anni) 29 settembre 1980, Lake Charles (Louisiana - USA) - Bilancia. Interpreta Shazam nel film di David F. Sandberg Shazam!.

Una delle convinzioni più radicate per quanto riguarda la costruzione in progress dell'universo cinematografico DC, ormai così collaudata che più di una convinzione sembra essersi trasformata in verità assiologica, è che la rimappatura del sistema supereroistico debba presupporre per forza un intimismo di fondo, una solennità ai limiti del mitologico che azzeri qualsiasi resistenza comica. In risposta all'empatia che i personaggi Marvel hanno stabilito con il proprio pubblico e come reazione alla loro capacità di coinvolgimento garantito dall'abbassamento semantico e dal sano divertimento, DC ha concentrato i suoi sforzi nella frantumazione dell'impianto favolistico appartenente al fumetto in modo tale da consegnare all'esperienza dell'eroe un senso di lascito.

Dalla riflessione sull'etica del superpotere, alla lotta contro i demoni interiori, proiettati nel villain di turno o vissuti come il rimuginio di traumi passati, l'atteggiamento di esasperata serietà è stata la costante dell'approccio DC alla materia supereroistica
Tommaso Drudi, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Una tendenza vincente solo come differenza rispetto allo standard Marvel, ma per la quale gli spettatori non hanno tardato a mostrare indifferenza. Da Man of steel in poi, le velleità poetiche e le accensioni filosofiche dei film DC non hanno mai trovato spazio in un contesto davvero convincente e, soprattutto, non si sono sviluppate a partire da una sensibilità vera che, ad oggi ed escludendo i proto-cinecomics di vecchia generazione (l'Hulk di Ang Lee, per intenderci) solo i Batman di Nolan e i due Hellboy di Del Toro hanno dimostrato di avere.

Dopo un primo tentativo con Aquaman, che il pubblico ha premiato al botteghino, ma ancora eccessivo in quanto a estetica e durata, Shazam! (guarda la video recensione)cambia definitivamente direzione e traccia un percorso importante per un progetto che (per fortuna?) sta abbandonando i tentativi di allacciamento tra i vari "episodi", e quindi l'idea di universo, per dedicarsi a film più liberi l'uno rispetto all'altro, rispolverando quel concetto di "saga" con cui ha più a che fare il cinema che non la serialità televisiva.
In questo caso, la comicità irresistibile e lo humor risolto interamente al suo funzionamento interno svincolano Shazam! (guarda la video recensione) da quella letargia intellettuale che fino ad ora aveva condannato i film DC alle retrovie del cinema d'intrattenimento, senza rinunciare alla validità pedagogica del racconto di formazione, affrontato con estrema acutezza nonostante l'ironia.

Attentissimo alle dinamiche dell'infanzia già con Annabelle 2: Creation dove, benché il genere fosse completamente diverso, David F. Sandberg aveva dimostrato di saper gestire un gruppo eterogeneo di bambini con grande consapevolezza dei tempi e con occhio interessato alle interazioni tra di loro, il regista replica in Shazam! la premura con cui guarda al mondo adolescenziale con un'onestà e una immediatezza dei sentimenti tali da rendere il ragionamento, per lo più comico, sull'eroe quasi accessorio.
Infatti la prospettiva dei ragazzini non coinvolge soltanto le relazioni e la scrittura, ma ad esempio il corso stesso delle sequenze action, tanto che in più occasioni il protagonista Billy è costretto ad abbandonare il corpo indistruttibile di Shazam e rientrare in quello, naturale, di giovane quindicenne per schivare i colpi del nemico o confondersi tra la folla: come se, per affrontare la minaccia, non sia sufficiente affidarsi al potere della magia ma diventi necessario servirsi di tutto il sensorio umano, fosse pure acerbo e sulla strada della maturazione.

E per proseguire un successo che, finalmente, è condiviso sia dal pubblico che dalla critica, DC non solo deve evitare intrusioni forzate nei territori del metacinema e della filosofia, oggi accessibili solo attraverso una produzione adeguata e un autore d'esperienza, ma deve anche riconoscere nel cinecomic uno strumento con cui stimolare la prolificazione immaginativa del pubblico e, in un sistema produttivo indipendente, coinvolgere i giovani nella medesima società di discorso.

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