Nel film dei Coen convivono sarcasmo e poesia, orrore e caso, pietà e sberleffo. Dal 16 novembre su Netflix.
Il tuo browser non supporta i video in HTML5.
I film a episodi sono talmente a torto considerati minori che ne sono nate le odierne serie televisive. La verità è che il cinema ha sempre sperimentato le forme brevi, e in alcuni casi (la commedia all'italiana, per fare un esempio), ha usato i lungometraggi antologici come forma di sperimentazione. Peccato per la disdicevole abitudine a liquidarli come "barzellette" o "sketch". Tutto sta nel comprendere ogni volta origine ed esigenza della forma prescelta - del resto, nella letteratura nessuno sottovaluta i libri di racconti rispetto ai romanzi. È proprio la letteratura popolare che funge da materiale originario per i fratelli Coen e il loro La ballata di Buster Scruggs. Ognuno dei sei segmenti comincia infatti con una voce fuori campo che recita le prime righe di un breve testo, anticipato da un'immagine disegnata e un volume che viene sfogliato.
I cosiddetti dime novels erano racconti di genere che facevano tesoro della ricca tradizione orale sul selvaggio West, cui si aggiungeva Buffalo Bill con i suoi spettacoli (ricordato anche nel finale di Il Grinta sempre dei Coen). Questo archivio dispersivo veniva talvolta raccolto in volumi, spesso eleganti o finemente decorati, dove trovavano spazio diverse avventure ciascuna con peculiarità specifiche. Nascono così sia il western cinematografico (fin dall'epoca muta) sia i suoi sottogeneri.
La ballata di Buster Scruggs nasce evidentemente con l'intenzione di riportare il western alle sue origini narrative, e contemporaneamente ad appropriarsene. Quel che accade in ogni racconto, infatti, è pienamente coeniano, ironico e survoltato, facendo convivere sarcasmo e poesia, orrore e caso, pietà e sberleffo. Si tratta, insomma, di tutti quegli strumenti che talvolta sono scambiati per cinismo - da chi non comprende molto bene il meccanismo poetico dei due fratelli - e che ogni tanto viene equivocato persino dai sostenitori, che cercano divertimento facile e sono a disagio con i repentini cambi di umore o di empatia degli episodi.
Si tratta del segmento dalla maggior durata, quello più "fordiano" per come racconta donne decenti, uomini coraggiosi e vecchi cowboy pratici e virili. Impossibile non venirne toccati, o commossi, mentre ancora una volta il caso e la stupidità umana congiurano nel rendere tragico ciò che appariva grottesco. Le interpretazioni di tutti i protagonisti del film nella sua interezza fanno il resto, con una menzione speciale per Zoe Kazan, Liam Neeson e Tom Waits, che arricchiscono i loro personaggi persino al di sopra della brillante parte che interpretano - anche qui oscillando tra profonda pena e cartoonesca fortuna.
Si diceva della sottovalutazione del film a episodi. Per fortuna la Giuria di Venezia ha tributato ai Coen il Premio Osella per la Miglior Sceneggiatura, pur suscitando la disapprovazione di alcuni importanti commentatori. Con La ballata di Buster Scruggs a noi sembra che i Coen abbiano aggiunto un tassello tutt'altro che minore di quello che - sempre più - appare come un affresco culturale americano a tutti gli effetti. La loro filmografia pareva un catalogo di cinema della forme e dello stile, di puro gusto citazionista. Scopriamo invece che, esattamente come sta capitando a Quentin Tarantino (sodale della postmodernità ironica), il loro cinema è maledettamente serio e la raccolta dei loro film sta diventando a un "american scrapbook" da sfogliare con grande rispetto e ammirazione.