E GLI AMERICANI SI INCHINARONO AL GENIO DI LUCHINO VISCONTI

Sino al 31 luglio l'Istituto Luce Cinecittà e la Film Society del Lincoln Center propongono a New York la retrospettiva di tutti i film del regista.

Pino Farinotti, giovedì 28 giugno 2018 - Focus
Claudia Cardinale (Claude Joséphine Rose Cardinale) (87 anni) 15 aprile 1938, Tunisi (Tunisia) - Ariete. Interpreta Angelica Sedara nel film di Luchino Visconti Il gattopardo.

Sino al 31 luglio, l'Istituto Luce Cinecittà, insieme alla Film Society del Lincoln Center, propone a New York la retrospettiva di tutti i film di Luchino Visconti, arricchita dai restauri di Ossessione, di Morte a Venezia e di Ludwig. Poi la rassegna andrà in tour in tutto il Nordamerica (da Toronto a Washington, da Houston a Chicago). A Visconti (1906-1976) non è mai stata dedicata tanta attenzione. I media americani, a cominciare dal New York Times ne hanno approfondito tutti i registri, compreso quello politico. Dopo aver dedicato un editoriale a tutti i film in programma, cogliendo la sensibilità storica e l'attitudine letteraria di Visconti, il Times ha rilevato che in altri tempi, un artista come l'italiano non avrebbe trovato cittadinanza negli USA, perché avrebbe avuto un nemico implacabile in Egdar Hoover l'ultrapotente capo dell'FBI, che era ossessionato dai comunisti, veri o presunti, tanto da controllare centinaia di intellettuali e autori, come Hemingway, che aveva partecipato alla guerra di Spagna dalla parte dei repubblicani, o Chaplin che considerava un sovversivo, persino i Beatles, e non si sa bene perché. Con Visconti Hoover sarebbe andato sul sicuro, perché il regista, comunista lo era davvero.

In questa epoca senza Hoover, Visconti è un magnifico modello di fascino, perfetto per gli americani, sempre pronti ad inchinarsi a una cultura straniera superiore. Il Visconti comunista viene inteso come un paradosso nobile e suggestivo che la retrospettiva lo ha approfondito.
Pino Farinotti

Il padre era il duca Giuseppe Viscontidi Modrone, sua madre Carla Erba, titolare della più importante casa farmaceutica italiana. Tanto denaro dunque. E tanto prestigio: quel ramo visconteo è cospicuo, si risale, per esempio, a Francesco Bernardino, il leggendario Innominato di Alessandro Manzoni.

Decisivi sono gli anni trenta che vedono Luchino a Parigi. In un momento ardente di quella città, che si identifica col Fronte Popolare, un tentativo di governo comunista. In chiave artistica il "Fronte" rappresenta uno dei momenti più alti del novecento. La cultura marxista respirata a Parigi, sarebbe stata per Visconti un imprinting per tutto il suo percorso artistico e personale. La collaborazione col maestro massimo Renoir ebbe uno sviluppo non banale, perché tornato in Italia, nel '42 il regista diresse Ossessione, uno dei più grandi film italiani, di sempre.

Molte opere di Visconti derivano dalle letterature: il regista ha esplorato le maggiori del mondo. Ossessione è un unicum. Trattasi di opera magnificamente sincretica: l'eredità della poetica francese - e di Renoir - e il realismo della prosa dell'americano James Cain, autore de "Il postino suon sempre due volte", che ispira il film. E poi lo scenario italiano, il Po e la provincia intorno, il triste road d'amore dei protagonisti. Tre nazioni e tre culture. Misurare il percorso di Visconti nel quadro delle letterature è del tutto legittimo. E va detto che il regista ha risolto il rapporto al meglio, rispettando l'identità dei romanzi. Francia: Lo straniero (1967) è tratto dal romanzo del Premio Nobel Camus, non facile da adattare allo schermo. Nell'Algeri del 1935 un uomo ama e uccide senza emozioni. Russia: Le notti bianche (1957), da Dostoevskij. Il regista trasporta la storia d'amore vissuta a San Pietroburgo nel 1800, nella Livorno degli anni cinquanta. Germania: La morte a Venezia (1971) da Thomas Mann. La bellezza e la morte. Italia: La terra trema (1948) tratto dai Malavoglia di Verga è un'istantanea di realtà con un'edizione nello stretto dialetto siciliano. Senso (1954), dal racconto di Camillo Boito, è la preziosa ricostruzione risorgimentale con ispirazioni pittoriche come il famoso bacio di Hayez e i militari secondo il toscano Fattori. Senso è lo spartiacque fra la fase del realismo e quella verso temi che non è improprio definire "shakespeariani", alla Ludwig (1973) e La caduta degli dei (1969) per indicare due modelli. L'innocente (1976) è l'ultimo film di Visconti, tratto dal romanzo di D'Annunzio. Questa volta il regista ci mette del suo, cambia il finale. Il protagonista Tullio, oppresso dai rimorsi, si uccide. D'Annunzio lo aveva... risparmiato. A chiudere: Il Gattopardo si addice al Visconti: storia di un principe, Salina, scritta da un principe, Lampedusa, filmata da un conte: l'evoluzione politica e sociale e l'annessione della Sicilia al regno di Savoia. Salina, un nobile rivoluzionario. Insomma un altro Visconti, un altro carattere perfetto per sedurre gli americani, che ci restituiscono un artista in una luce e in una sfumatura, non convenzionali.

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