7 film sottotitolati in italiano, 21 film in streaming, sempre disponibili fino al 24 febbraio. In collaborazione per l'Italia con MYmovies.
Pochi altri festival sul circuito mondiale possono vantare una passione per la sperimentazione pari a quella dei cinefili "tigrati" che ogni anno organizzano, nella grande città portuale olandese, l'International Film Festival Rotterdam: un evento 'monstre' in cui si formano molte delle nuove voci del panorama registico contemporaneo, in cui il cinema si espande oltre i suoi limiti canonici per abbracciare le altre arti, e grazie al quale si può godere di una prospettiva autenticamente globale sul mondo del visivo.
Scelti tra le opere più significative della sezione Bright Future dell'IFFR, questi cinque film sono esordi, ri-esordi, o approdi a nuove forme espressive, tutti coraggiosi e diversi tra loro. Un elemento che li accomuna è la figura del viaggio, in molti casi simbolico o attraverso gli anni, ma spesso letterale, oltrepassando confini e barriere. Non è un caso che opere del genere appaiano, ibridate e spurie, in questo momento, a raccontare il momento storico che stiamo vivendo.
Un viaggio da Los Angeles fino al cuore del Messico, intrapreso il primo giorno dell'anno per iniziare da zero e conoscersi meglio: è questa l'idea di Travis, millennial come tanti ma in questa occasione narratore e cantore, a distanza, delle traiettorie umane degli amici che ha lasciato in California. Uno in particolare, O'Brien, è alle prese con la schizofrenia, ma il film copre i destini dell'intero gruppo.
Giovani persi tra dating app, fama su Youtube, derive salutiste e la consapevolezza che a volte le persone si vogliono bene anche senza essere pienamente compatibili. Tra satira generazionale e osservazione sociale, Out of Sight, Out of Mind di Follmer esamina alcuni dei più taglienti fenomeni contemporanei attraverso la dicotomia tra il culto dell'individualità e i valori dell'amicizia nell'era della frammentazione.
Un viaggio nel tempo alla riscoperta di un viaggio nel mondo, in cui la regista di origine giapponese Aya Koretzky ripercorre le tappe di una curiosa avventura intrapresa dal padre Jiro nel 1970. Il giovane Jiro salutò la nativa Yokohama per un anno intero, volando ovunque dalla Russia all'America, dall'Europa all'Africa passando per il Medio Oriente.
Il documentario è girato con lo spirito vintage delle foto d'epoca e dei vecchi diari. Intimo e globale al tempo stesso, Around The World When You Were My Age parla di padri e di figli ma lo fa attraverso i risvolti della storia. La sfida è quella di far visita a un anziano signore giapponese preso dalla cura del suo giardino e ritrovare in lui la povertà incontrata in Marocco, le bellezze dell'architettura spagnola, i bagliori della libertà a stelle e strisce e molto altro ancora.
Una coppia in crisi, o forse no. Romina è appena andata a stare dalla madre, portando con sé il figlioletto di quattro anni Ramòn, mentre il marito è rimasto nella loro casa a lavorare. Per Romina, è una crisi che a volte sembra una vacanza, uno stacco improvviso dalla routine, e forse è entrambe le cose.
Opera prima dell'attrice Romina Paula, che dirige e recita mettendo molto di sé davanti alla macchina da presa, Again Once Again è un ibrido tra realtà e finzione, come spesso accade quando il regno del personale invade la sfera artistica. L'esperienza come autrice di teatro di Paula aggiunge una nota tagliente e coraggiosa a questo sguardo sui temi del femminile e della maternità, e sulla nostra percezione di cosa voglia dire crescere.
La vita di Fabiana, camionista transgender in Brasile, è piuttosto stabile nonostante la sua natura nomade. Sono ormai trent'anni che fa su e giù per le autostrade brasiliane, completamente a suo agio nella "tribù" dei colleghi camionisti e piuttosto soddisfatta delle donne che il suo lavoro le permette di incontrare lungo la strada. Il problema è la prospettiva della pensione, e i cambiamenti in arrivo con essa: su tutti, l'idea di ritrovarsi a spendere il suo tempo nella casa che divide con la compagna.
La regista documenta dall'interno dell'abitacolo la routine del viaggio, i paesaggi che si susseguono, e la vita di una persona abituata a concepire lo spazio del camion come una casa, tra una telefonata a lunga distanza e una chiacchierata con un amico. Soprattutto, questo documentario on the road lascia affiorare in modo autentico e spontaneo la domanda più impellente: come ci si prepara a una nuova vita se non si ha nessuna intenzione di abbandonare la vecchia?
Ambientato nelle fasi iniziali della Seconda Guerra del Congo, The Mercy of the Jungle punta a illuminare le atrocità del conflitto attraverso la storia di due soldati, il sergente ruandese Xavier e la giovane recluta congolese Faustin.
Opera del regista ruandese Joël Karekezi, già presentata al Festival di Toronto, questa odissea anti-militarista è il racconto claustrofobico di due estranei in cerca di un'umanità perduta, tormentati dai ricordi degli orrori già vissuti e decisi a evitare quelli che ancora li circondano.
1. Un omaggio in forma cinematografica da parte di Gastón Solnicki al suo amico Hans Hurch, leggendario direttore della Viennale prematuramente scomparso nel 2017. Solnicki, regista argentino ormai habitué dei più importanti festival europei (da Locarno a Venezia), mette in scena la ricostruzione delicatamente personale di un'amicizia, attraverso supporti e frammenti comunicativi (cartoline, registrazioni, oggetti) che diventano simboli di un vuoto impossibile da colmare. Nella sua doppia valenza, privata e universale, Introduzione all'oscuro è anche un obliquo e originale ritratto di Vienna, malinconico e profondamente aperto alla vita.
2. Una collezione di storie slegate e disperate che si intrecciano nella località il cui nome dà il titolo a Sophia Antipolis, un hub bio-tecnologico francese sorto qualche decennio fa tra i paradisi assolati di Nizza e Cannes. Il contrasto tra i valori originari di innovazione, ricerca e modernità del luogo e l'abbandono criminale e sociale che lo popola al giorno d'oggi viene usato dal regista Virgil Vernier (non nuovo a simili esplorazioni geo-antropologiche) per tracciare la storia di una ragazza uccisa in macabre circostanze, celando una struttura narrativa altamente concettualizzata sotto le spoglie di uno stile documentaristico con attori non professionisti.
3. Opera corale in cui il regista canadese Kaveh Nabatian, con l'aiuto di sei altri autori suoi connazionali, raggruppa vari segmenti al servizio di un'immagine: quella della sofferenza di Gesù Cristo sulla croce. Sette corti diversi tra loro, che spaziano tra i generi e i toni del racconto cinematografico, dal documentario al saggio sperimentale, dal simbolico all'intimista. The Seven Last Words prende ispirazione dalla composizione per orchestra "Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce" di Joseph Haydn, che ne è parte integrante in una commistione filmico-musicale di alto livello.
4. Un affascinante studio di come la memoria e la celebrazione storica vengano percepite attraverso opposte lenti di interpretazione. Con Heroes, il videoartista Köken Ergun si reca a Gallipoli per intervistare turisti e per documentare l'annuale ricorrenza del sanguinoso assedio alla penisola turca durante la Prima Guerra Mondiale, la cui valenza storica assume connotati nazionalisti e quasi religiosi.