IL VIZIO DELLA SPERANZA, UNA FIABA (NERA) SULLA VITA E SULLA NATIVITÀ

Credere nella vita oggi più che mai è un atto di fede. Ce lo ricorda il film di De Angelis, dal 22 novembre al cinema.

Claudia Catalli, venerdì 16 novembre 2018 - Focus

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Juliet Esey Joseph . Interpreta Blessing nel film di Edoardo De Angelis Il vizio della speranza.

Credere nella vita oggi più che mai è un atto di fede. Ce lo ricorda Il vizio della speranza che, dopo aver ritirato premi ai festival di Tokyo e Roma, esce finalmente in sala. È interpretabile come una fiaba sulla vita e sulla natività, questo quarto film firmato da Edoardo De Angelis, che pare voler tracciare un filo di continuità con la sua cinematografia precedente, continuando a raccontare gli ultimi senza distacco nè sguardo giudicante, ma stando fedelmente  dalla loro parte, inchiodato ai loro volti colmi di tormento e colorati di umanità.

Pina Turco ha la grazia di Luisa Ranieri di Mozzarella Stories, il carattere tumultuoso di Simona Tabasco di Perez., la fame di riscatto e libertà delle gemelle Marianna e Angela Fontana di Indivisibili.
Claudia Catalli

Maria è insieme sintesi di un femminile contemporaneo e simbolo del femminile universale, colei che agisce, lotta, fugge e protegge, e ancora crede e spera malgrado tutto. Si ammala di speranza e prova a contagiare con essa un mondo che le si rivela di colpo ben più malato di lei. 

Del resto il nome della protagonista, interpretata con rara convinzione dalla brava Pina Turco, pare tutt'altro che casuale. Maria, colei che è chiamata a dare la vita e farsi madre delle madri. Non lo sa, e inizialmente la vediamo intenta a traghettare ogni giorno anime in difficoltà verso un destino infame prestabilito. Accompagna ragazze gravide che partoriranno bambini da vendere ai più abbienti, fin quando non scoprirà di essere lei stessa portatrice di vita.

Allora come un'altra Maria, divenuta leggendaria, anche lei dovrà compiere un viaggio - dentro se stessa, innanzi tutto - per far venire alla luce il suo bambino. Dovrà ribellarsi, superare paure e pregiudizi, allontanarsi dalla città natale, girovagare, smarrirsi, chiedere l'aiuto di un "uomo buono", per poi approdare finalmente ad un alloggio di fortuna. E lì, al freddo, scoprirà di voler cedere con tutta se stessa al vizio che, scriveva Sciascia, l'umanità non riesce mai a togliersi: la speranza.

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