LUCHINO VISCONTI, UNO DEGLI ARTISTI PIÙ IMPORTANTI DEL NOVECENTO

La Repubblica distribuisce in edicola tutta l'opera del regista. Da Il gattopardo a Giorni di gloria.

Pino Farinotti, martedì 27 dicembre 2016 - Focus
In foto il regista Luchino Visconti.

La Repubblica distribuisce in edicola tutta l'opera di Luchino Visconti. La prima uscita è stata Il gattopardo, a seguire un titolo per altre 18 settimane. L'iniziativa è rilevante, e benemerita. Visconti (1906-1976) è uno degli artisti più importanti del Novecento. Ben al di là del cinema. Occorre dire che i privilegi, li ha avuti tutti. Suo padre era il duca Giuseppe Visconti di Modrone, sua madre Carla Erba, titolare della più importante casa farmaceutica italiana. Tanto denaro dunque. E tanto prestigio: quel ramo visconteo è cospicuo, si risale, per esempio, a Francesco Bernardino, il leggendario Innominato di Alessandro Manzoni. L'educazione è... all'altezza. Dopo il periodo scolastico, neppure tanto brillante, nei licei di Milano, negli anni trenta è a Parigi. In un momento ardente di quella città, che si identifica col Fronte Popolare, quando per una breve fase la Francia ebbe un governo comunista. In chiave artistica il "Fronte" rappresenta uno dei momenti più alti del Novecento e in chiave di cinema, forse il più alto, con la capacità di alcuni artisti di combinare la poesia nobile col linguaggio del cinema, una chimica che sembrava impossibile: si chiamavano Carné, Prévert, Clair, Cocteau e Jean Renoir, di cui Visconti divenne assistente.

La cultura marxista respirata a Parigi, sarebbe stata per Visconti un imprinting per tutto il suo percorso artistico e personale.
Pino Farinotti

La collaborazione col maestro massimo Renoir ebbe uno sviluppo non banale, perché tornato in Italia, nel '42 il regista diresse Ossessione, insieme a Ladri di biciclette (1948) di De Sica, il più grande film italiano, di sempre. E qui è indispensabile un focus veloce. Sopra ho scritto "al di là del cinema". Significa che alcune delle opere di Visconti trascendono quella disciplina per diventare opere d'arte generale. Molte opere di Visconti derivano dalle letterature: il regista ha esplorato le maggiori del mondo. Ossessione è un unicum. Trattasi di opera magnificamente sincretica: l'eredità della poetica del Fronte Popolare - e di Renoir - e il realismo della prosa dell'americano James Cain, autore de Il postino suona sempre due volte, che ispira il film. E poi lo scenario italiano, il Po e la provincia intorno, il triste road d'amore dei protagonisti. Tre nazioni e tre culture, in quel film.

In foto una scena di Ossessione.
In foto una scena di Senso.
In foto una scena de Il gattopardo.

Misurare il percorso di Visconti nel quadro delle letterature è del tutto legittimo. E va detto che il regista ha risolto il rapporto al meglio, rispettando l'identità dei romanzi. Francia: Lo straniero (1967) è tratto dal romanzo del Premio Nobel Camus, lento e introspettivo, certo non facile da adattare allo schermo. Nell'Algeri del 1935 un uomo ama e uccide senza emozioni. Russia: Le notti bianche, da Dostoevskij. Il regista trasporta la storia d'amore vissuta a San Pietroburgo nel 1800, nella Livorno degli anni cinquanta. Germania: Morte a Venezia, da Thomas Mann. Storia perfettamente congeniale a Visconti. La bellezza e la morte. Capolavoro. Italia: La terra trema (1948) tratto dai "Malavoglia" di Verga è un'istantanea di realtà dove fatichi a distinguere la fiction dal documento. Con in più l'elemento estremo di verità, cioè l'edizione nello stretto dialetto siciliano. "Altra" estetica è quella di Senso (1954, dal racconto di Camillo Boito), grande budget per la preziosa ricostruzione risorgimentale con ispirazioni pittoriche precise, come il famoso bacio di Hayez e i militari secondo il toscano Fattori. Senso è lo spartiacque fra la fase del realismo e quella verso temi che non è improprio definire "shakespeariani", alla Ludwig (1973) e La caduta degli dei,(1969) per indicare due modelli.

Il gattopardo si addice a Visconti: storia di un principe, Salina, scritta da un principe, Lampedusa, filmata da un conte. L'evoluzione politica e sociale e l'annessione della Sicilia al regno di Savoia. È il titolo che risolve alla perfezione il rapporto fra libro e film, rispettandone i codici.
Pino Farinotti

Al Gattopardo può appartenere una doppia paternità, di Lampedusa e di Visconti, alla pari, quasi. Il "quasi" è sottilissimo e appartiene, ab origine, alla scrittura. Con una citazione dovuta, Burt Lancaster, l'eroe dei western e delle gangster story, che Visconti plasmò in un superbo principe di Sicilia e più tardi, in Gruppo di famiglia in un interno (1974) in un credibile, dolente professore. L'innocente (1976) è l'ultimo film di Visconti, tratto dal romanzo di D'Annunzio. Questa volta il regista ci mette del suo, cambia il finale. Il protagonista Tullio, oppresso dai rimorsi, si uccide. D'Annunzio lo aveva... risparmiato. Tutto questo, e altro, come Bellissima (1952) e Rocco e i suoi fratelli (1960), nella proposta integrale nelle edicole.

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