OLTRE IL CONFINE, UN FILM SULLA SOFFERENZA E LA SPERANZA: BUONE LE INTENZIONI MA TROPPO SENTIMENTALISMO ESIBITO

La storia di due bambini africani che sognano di arrivare in Italia. Si sente la paura dei protagonisti ma nel film ci sono dentro troppi tocchi autoriali che lo fanno deragliare. Al cinema.

Simone Emiliani, mercoledì 13 settembre 2023 - Recensioni
Iaia Forte (Maria Rosaria Forte) (62 anni) 16 marzo 1962, Napoli (Italia) - Pesci. Nel film di Alessandro Valenti Oltre il confine.

Dopo la morte della madre Bekisisa, una ragazzina di dodici anni e suo fratello Eno di sei decidono di partire per l'Italia. Entrambi vogliono una vita migliore. Dopo un viaggio pieno di insidie riescono a raggiungere il nostro paese. Ora il loro obiettivo è quello di arrivare a Roma. Nel frattempo si arrangiano come possono e trovano da dormire in una ex-fabbrica di specchi dove vivono molti bambini di diverse nazionalità che sono stati abbandonati. Ma la minaccia è dietro l'angolo; c'è infatti un uomo perfido, Gigetto, di cui tutti hanno paura. Dal momento in cui Eno ha commesso un furto, tutti sono in pericolo.

In Oltre il confine si sente la paura dei bambini ma nel film ci sono dentro troppi tocchi autoriali che lo fanno deragliare, dal gioco di ombre sotto la tenda, ai dialoghi di Bekisisa davanti al fuoco che cerca la madre fino agli alberi abbracciati. È un sentimentalismo ridondante e forzato.

Quella di Oltre il confine era già una storia che parlava da sé. Aveva bisogno di uno stile più secco, non necessariamente documentaristico, ma comunque più diretto. Il dolore era già nel volto di Bekisisa, senza la necessità del dettaglio delle lacrime. Ci sono ovviamente tutte le migliori intenzioni. Ma oltre al cuore c'era il bisogno di quella giusta distanza che invece non c'è.

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