MANODROME, LA DISCESA NEGLI INFERI DELLA VIOLENZA MISOGINA DI UN AUTISTA FRUSTRATO

Un uomo perde il totale controllo sulla realtà quando si libera dei suoi desideri repressi. In anteprima alla Berlinale.

Emanuele Sacchi, domenica 19 febbraio 2023 - Berlinale

Disoccupato e in procinto di diventare padre di un bimbo con la compagna Sal, Ralph sbarca il lunario lavorando come autista per Uber. Costantemente a corto di denaro, Ralph è sull'orlo di una crisi di nervi, ma ne è solo in parte consapevole. Da un lato i traumi infantili mai sopiti, dall'altro la disoccupazione e le preoccupazioni economiche portano Ralph ad avvicinarsi alle idee di Dan, guru a capo di una setta sull'orgoglio maschile "contro la ginosfera". Inevitabilmente anche i suoi rapporti con Sal e con i clienti e passeggeri della sua auto si complicano sempre più.

Benché la matrice sia evidente fin dall'inizio, John Trengove non riesce a resistere alla tentazione dell'omaggio più esplicito possibile a Taxi driver: quando Jesse Eisenberg comincia a rivolgersi aggressivamente all'immagine proiettata nello specchio, restano pochi dubbi sulla parabola che sarà attraversata da Ralph.

Se a fine anni 70 uno psicopatico misogino e razzista come Travis Bickle poteva prendere di mira un politico o riscattarsi con atti eroici da vigilante, portando lo spettatore verso un'ambigua immedesimazione, oggi ogni deriva violenta sfocia in atti insensati, autoriferiti e autodistruttivi ed è difficile sentirsi anche solo minimamente Ralphie, benché la macchina da presa resti quasi sempre incollata a lui per tutta la durata di Manodrome.
 

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