Un uomo perde il totale controllo sulla realtà quando si libera dei suoi desideri repressi. In anteprima alla Berlinale.
Disoccupato e in procinto di diventare padre di un bimbo con la compagna Sal, Ralph sbarca il lunario lavorando come autista per Uber. Costantemente a corto di denaro, Ralph è sull'orlo di una crisi di nervi, ma ne è solo in parte consapevole. Da un lato i traumi infantili mai sopiti, dall'altro la disoccupazione e le preoccupazioni economiche portano Ralph ad avvicinarsi alle idee di Dan, guru a capo di una setta sull'orgoglio maschile "contro la ginosfera". Inevitabilmente anche i suoi rapporti con Sal e con i clienti e passeggeri della sua auto si complicano sempre più.
Benché la matrice sia evidente fin dall'inizio, John Trengove non riesce a resistere alla tentazione dell'omaggio più esplicito possibile a Taxi driver: quando Jesse Eisenberg comincia a rivolgersi aggressivamente all'immagine proiettata nello specchio, restano pochi dubbi sulla parabola che sarà attraversata da Ralph.
Se a fine anni 70 uno psicopatico misogino e razzista come Travis Bickle poteva prendere di mira un politico o riscattarsi con atti eroici da vigilante, portando lo spettatore verso un'ambigua immedesimazione, oggi ogni deriva violenta sfocia in atti insensati, autoriferiti e autodistruttivi ed è difficile sentirsi anche solo minimamente Ralphie, benché la macchina da presa resti quasi sempre incollata a lui per tutta la durata di Manodrome.