EVVIVA GIUSEPPE, IL DOCUMENTARIO CHE RACCONTA BERTOLUCCI SU CINEMA RITROVATO

Il percorso dell'artista, tra il padre Attilio, poeta, e il fratello Bernardo, regista. Disponibile in streaming fino al 19 luglio. ACQUISTA UN ACCREDITO. 

Pino Farinotti, giovedì 8 luglio 2021 - mymovieslive
Giuseppe Bertolucci 27 febbraio 1947, Parma (Italia) - 16 Giugno 2012, Tricase (Italia). Interpreta Se stesso nel film di Stefano Consiglio Evviva Giuseppe.

Cinema ritrovato - Fuori sala propone in streaming su MYmovies il documentario Evviva Giuseppe di Stefano Consiglio. Giuseppe è Bertolucci (1947-2012), fratello di Bernardo (1941-2018), regista, figlio di Attilio (1911-2000), poeta. I tre erano una famiglia vera, erano uniti, si ascoltavano, collaboravano, secondo le loro diverse attitudini. Esprimo solo la mia opinione, se dico che il papà stava più attento, mettiamola così, a Giuseppe, il fratello meno affermato, comunque artista di talento. E Giuseppe, a sua volta, guardava al padre poeta come modello, e sentimento, continuo. Nel film di Consiglio, dovendo estrarre un momento particolare, intenso, di getto, indico l’ultima performance teatrale di Giuseppe, “A mio padre-Una vita in versi”.
 

Quando, un mese fa, mi è stato chiesto di indicare alcune poesie da leggere nel corso di questo incontro dedicato a mio padre, dopo un attimo di esitazione, ho pensato che forse per me era venuto il momento di andare finalmente a un appuntamento che avevo rimosso e rimandato per troppo tempo: quello con la mia immagine riflessa nei versi di mio padre.
Giuseppe Bertolucci

Ecco i primi otto versi:
Per quali strade di campagna vai
Nel sole troppo caldo d’ottobre
La mano chiusa in sé, la luce
A metà del tuo viso, a metà l’ombra?
È il quieto pomeriggio di un bel giorno
Il bel giorno cammina coi tuoi passi
Incerti tra le foglie che di ruggine
Macchiano i rustici viali dell’Emilia

Consiglio ha esplorato i Bertolucci in profondità, rispetto alle loro opere e ai loro rapporti col mondo. È chiaro, è naturale che i tre abbiano attraversato tanta cultura, tanta società e tanta gente. E molti, moltissimi degli artisti che hanno incrociato, si sono prestati a raccontare Giuseppe.

La produzione: hanno partecipato Samanta Gandolfi Branca, Alessandro Lo Monaco, Andrea Gambetta, Massimiliano Di Liberto per Célestes Images, Verdiana, Fondazione Cineteca di Bologna. Il montaggio è di Silvia Di Domenico, le musiche di Nicola Piovani, la fotografia di Cesare Accetta. Il film dura 90’. Nel film, padre e fratello sono naturalmente presentissimi, col corpo e con la voce. E poi, gran parte del mondo dello spettacolo. Gente importante. Da Fabrizio Gifuni, a Lidia Ravera, Mimmo Rafele, Marco Tullio Giordana, Laura Morante, Gianluca Farinelli, Aldo Nove, Nanni Moretti, Stefania Sandrelli, Sonia Bergamasco, Emanuele Trevi. Ciascuno di loro porta memoria di arte e di affetto.
 

Una citazione particolare merita Roberto Benigni, che dedicò un monologo appassionato al suo amico Giuseppe. Infine, il pronunciamento di Stefano Consiglio: “Attilio, il padre poeta, in epigrafe a "Poetica dell'extrasistole" aveva messo queste parole di Paul Klee: ‘Segua ognuno il battito del suo cuore'. Ecco, è quello che ho tentato di fare io, cercando tra il materiale a mia disposizione (quello girato da me e quello di repertorio) un percorso emotivo prima ancora che biografico/critico”.

Giuseppe aveva mosso i primi passi nel mestiere con un mentore accreditato e attento, il fratello Bernardo. Poi aveva intrapreso una strada strettamente legata al sociale e alla politica. Ma sempre con grande attenzione a rimanere in una prospettiva non oppressa da ideologia. Novecento, la monumentale opera diretta da Bernardo, nella sceneggiatura porta la firma di Giuseppe. In quello stesso anno, il 1975, scrive il monologo “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia”, che Roberto Benigni interpreta rilanciandolo alla sua maniera. Da quel testo, due anni dopo Giuseppetrae il film, Berlinguer ti voglio bene. Ricordabili I cammelli, con Abatantuono, Paolo Rossi e Laura Betti del 1994 e Troppo sole, con Sabina Guzzanti. Un segnale della duttilità di Giuseppe, nato a Parma, dunque decisamente legato al melodramma, è la regia della Traviata del suo conterraneo Giuseppe Verdi, al Teatro Regio di Parma. Ripreso dalla Rai. Praticamente un trionfo: evviva Giuseppe.

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