Il romanzo che segnò il secolo scorso è al centro del film di Pietro Marcello in concorso alla 76.ma Mostra di Venezia.
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"Martin Eden racconta la nostra storia, la storia di chi si è formato non nella famiglia, o nella scuola, ma attraverso la cultura incontrata lungo la strada. È il romanzo degli autodidatti, di chi ha creduto nella cultura come strumento di emancipazione e ne è stato, in parte, deluso". Così il regista Pietro Marcello e il suo cosceneggiatore Maurizio Braucci spiegano il film con cui Marcello partecipa in Concorso alla 76esima edizione della Mostra del cinema di Venezia. Del resto lo stesso Jack London, già autore di "Il richiamo della foresta" e "Zanna Bianca", aveva identificato in Martin Eden, giovane aspirante scrittore di umili origini e i grandi ambizioni, un suo alter ego, e la sua storia è considerata semiautobiografica.
Di quel secolo, e di quel Paese - gli Stati Uniti improntati alla visione capitalistica e al mito del self made man - London rivelava i limiti e le mancanze, denunciando un divario sociale destinato a non colmarsi mai, anzi a nutrirsi di se stesso e delle proprie iniquità, e un individualismo volto a demolire il tessuto comunitario di una nazione originariamente basata su principi unitari. Pietro Marcello vede in Martin Eden una "grande attualità politica" e ne traspone la vicenda "in una Napoli che potrebbe essere una qualsiasi città portuale (non solo) d'Italia". E affida il ruolo del protagonista, che nonostante l'ambientazione italiana non diventa Martino Paradiso ma rimane il Martin Eden del romanzo dal quale il film di Marcello è "liberamente tratto", a Luca Marinelli, con quegli occhi azzurri che London descriveva come "fatti per guardare", affamati di conoscenza e di riscatto sociale. Nei panni del personaggio più "bello e perduto" (per citare il titolo del primo lungometraggio interamente di finzione di Pietro Marcello) del romanzo di London, l'intellettuale socialista Russ Brissenden - anche lui chiamato come nell'originale americano -, c'è invece Carlo Cecchi, opportunamente carismatico e spirituale. La principessa borghese Ruth Morse di cui Martin si innamora diventa invece Elena Orsini e ha il volto dell'attrice d'oltralpe Jessica Cressy, in considerazione alla coproduzione francese, che vede anche Aline Hercé al montaggio.
Il casertano Marcello e il napoletano Braucci affratellano il capoluogo campano alla Oakland di London e identificano nella fatica di Sisifo di Martin Eden la realtà di tanti giovani italiani in perenne lotta con la precarietà. E la fame di cultura del 21enne Martin (benché interpretato dal 34enne Luca) resta un esempio di tensione verso la bellezza cui i ragazzi di oggi possono guardare con curiosità e desiderio di emulazione, per riscoprire il potere salvifico della conoscenza in un presente dagli orizzonti ristretti.