SANJURO, UN DIVERTISSEMENT DI ENORME VALORE SULLA FORTUNATA PARABOLA DEL GENERE JIDAIGEKI IN GIAPPONE

Un'opera che ci mostra la grandezza del binomio Kurosawa-Mifune al suo apice. Da lunedì 13 gennaio al cinema.

Emanuele Sacchi, venerdì 3 gennaio 2025 - Recensioni

Un gruppo di giovani samurai, guidato da Iori, crede che il ciambellano Mutsuda - zio dello stesso Iori - sia corrotto e cospiri contro il daimyo locale e così si affida al sovrintendente Kikui per risolvere la faccenda. Ma come il ronin senza casa né padrone Sanjuro capisce subito, è vero l'esatto opposto: è Kikui la mela marcia, e i ragazzi stanno per finire in una trappola mortale. Con i suoi modi spicci e la sua lingua poco forbita, Sanjuro guadagna in breve tempo la fiducia dei giovani e decide di guidarli verso la difficile risoluzione della faccenda, complicata dalla massiccia truppa di spadaccini assemblata da Kikui.

Nato sull'onda del successo di pubblico e critica di La sfida del samurai - Yojimbo, Sanjuro è una sorta di sequel eponimo.

Sanjuro sembra una sorta di divertissement, in cui si sprecano le gag comiche - il prigioniero che esce dall'armadio per esprimere un parere - e le situazioni caricaturali in genere. Una visione non altrettanto imprescindibile del capostipite, quindi, ma di enorme valore per comprendere meglio la fortunata parabola del genere jidaigeki in Giappone e la grandezza del binomio Kurosawa-Mifune al suo apice.

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