LA SFIDA DEL SAMURAI, UN CLASSICO DI KUROSAWA CHE HA FATTO SCUOLA, PER IL SONORO E LE IMMAGINI

La parabola del tipico ronin rimasto senza lavoro e senza padroni, dopo la fine dell'era Tokugawa, è quella di un mondo in declino. Al cinema.

Emanuele Sacchi, lunedì 23 settembre 2024 - Recensioni

Un samurai ronin senza nome, soprannominato Sanjuro, finisce in un villaggio dove la civiltà sembra essersi fermata: neppure un negozio è aperto, mentre tutto ruota attorno allo scontro tra le gang di due yakuza, Saibei e Ushitora. Compresa la situazione, Sanjuro escogita un piano per ingannare entrambe le fazioni e sbarazzarsene, prestando i propri servigi di samurai al miglior offerente. Il suo piano sembra funzionare, finché il samurai non decide di liberare dalla prigionia la bella Nui, per restituirla alla sua famiglia.

Il paradosso di Yojinbo (significa "guardia del corpo" ed è traslitterazione più corretta rispetto a Yojimbo), noto da noi come La sfida del samurai, è di essere nato quasi come un omaggio al western di John Ford, rivisitato in chiave samurai, per poi essere ripreso in un remake sotto mentite spoglie come Per un pugno di dollari, che di La sfida del samurai riprende trama, atmosfere ed espedienti (Sergio Leone perderà una causa per plagio in merito).

Kurosawa riprende anche l'Odissea e altri testi fondanti della cultura occidentale, ma l'approccio è così radicale e moderno che influenzerà tutto il cinema giapponese a seguire, tanto nella rielaborazione del genere jidaigeki (film in costume) che nella escalation di violenza.

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