IL LUNEDÌ DEL CINEMA, OGNI SETTIMANA UN GRANDE FILM. SU MYMOVIES UNA MAGICA ESPERIENZA CONDIVISA

Ogni lunedì sera dalle 20.00 a mezzanotte un nuovo film in streaming da vedere insieme. Il prossimo appuntamento: Her di Spike Jonze, con Joaquin Pheonix. PRENOTA GRATIS UN POSTO »

venerdì 26 aprile 2024 - mymoviesone

Film d’autore, cult intramontabili, gli autori emergenti e grandi titoli premiati nei maggiori festival internazionali. Tutti i lunedì sera dalle 20:00 a mezzanotte, MYmovies e Repubblica propongono un’imperdibile iniziativa all’insegna del cinema di qualità. 

Una sala cinematografica virtuale con una selezione ricercata di film in arrivo direttamente dall’offerta streaming di MYmovies ONE. Grandi storie di vita e racconti d’attualità da fruire tutti insieme, per una magica esperienza condivisa

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I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Lunedì 17 giugno 2024
HER
Regia di Spike Jonze
Drammatico, sentimentale - USA, 2013,126

Theodore è impiegato di una compagnia che attraverso internet scrive lettere personali per conto di altri, un lavoro grottesco che esegue con grande abilità e a tratti con passione. Da quando si è lasciato con la ragazza che aveva sposato però non riesce a rifarsi una vita, pensa sempre a lei e si rifiuta di firmare le carte del divorzio. Quando una nuova generazione di sistemi operativi, animati da un'intelligenza artificiale sorprendentemente "umana", arriva sul mercato, Theodore comincia a sviluppare con essa, che si chiama Samantha, una relazione complessa oltre ogni immaginazione.

A Spike Jonze interessano le più banali e comuni tra le sensazioni umane ma per arrivare a dar voce e corpo in maniera personale e addirittura "nuova" ai più antichi tra i temi trattati dall'arte (e dunque dal cinema) necessita sempre di passare per un elemento fantastico, l'inserimento di una sola implausibile stranezza per attivare meccanismi e percorsi nuovi.

Con il lusso di poter usare l'attrice Scarlett Johansson solo in audio, senza mai farla vedere (l'intelligenza artificiale parla per bocca di lei), facendo in modo che sia il cervello dello spettatore a sollecitare il rinforzo positivo legato a quella voce, e appoggiandosi alla capacità superiore alla media di Joaquin Phoenix di "ascoltare", cioè di essere l'unico inquadrato in ogni conversazione significativa, volto emittente e ricevente di tutte le battute, Spike Jonze riesce a girare una storia d'amore al singolare, senza puntare il dito contro la tecnologia. Anzi.

Il risultato è che vedendo Her si ha l'impressione che solo in questa maniera sia possibile operare quell'indagine sull'attualità, tipica delle forme d'arte non ancora morte, quella che consente di scovare quali siano le pieghe in cui poter trovare il sentimentalismo oggi.

Lunedì 24 giugno 2024
UNDER THE SILVER LAKE

Regia di David Robert Mitchell
Thriller, Noir - USA, 2018,140'

Sam è una delle tante anime perse di Los Angeles: non ha un lavoro, non ha un quattrino, sta per essere sfrattato dal suo appartamento e passa il tempo a fare sesso distratto con un'aspirante attrice che si presenta a casa sua abbigliata come i ruoli che interpreta. L'altro suo passatempo è spiare dal balcone le vicine con il canocchiale: è così che intercetta lo sguardo di Sarah, una bella ragazza bionda che sembra disposta ad intraprendere con lui una relazione. "Ci vediamo domani", promette lei, ma il giorno dopo scompare. Lungo la sua ricerca della ragazza scomparsa Sam scoprirà molti altri misteri metropolitani, con la guida di un autore di graphic novel che sembra saperne molto più di lui.

Alla sua terza prova registica dopo The Myth of the American Sleepover e il grande successo horror It Follows, il 44enne David Robert Mitchell firma un noir urbano che sembra essersi sviluppato per sporogenesi.

Al centro "ideologico" della trama c'è l'ossessione americana per i messaggi subliminali contenuti nella comunicazione mediatica: quella pubblicitaria, ma anche quella giornalistica, cinematografica e soprattutto musicale. Del resto sono le musiche a costituire il fil rouge più interessante di questo racconto bulimico e strampalato

Al centro materico del film c'è anche Andrew Garfield in una delle sue performance fisiche migliori: un viso e un corpo di gomma che si adeguano senza fare resistenza al procedere febbricitante della trama e ai vari stati di allucinazione (spesso indotta da sostanze stupefacenti) di cui è preda il protagonista.

Lunedì 1° luglio 2024
UN'OMBRA SULLA VERITÀ

Regia di Philippe Le Guay
Thriller, drammatico - Francia, 2021, 114'

Simon, un architetto di Parigi, vende la cantina dello stabile in cui vive a Jacques Fonzic, un uomo di una sessantina d'anni che dice di passare un periodo difficile dopo la morte della madre. Pochi giorni dopo la transazione, però, Simon scopre che l'acquirente è in realtà uno storico negazionista, escluso dall'insegnamento e trasformatosi in una sorta di paria sociale. Impossibilitato ad annullare la vendita, Simon entra in conflitto con la moglie medico Hélène, la quale si interessa a sua volta alle idee di Fonzic e scopre nella famiglia di origine ebraica del marito un episodio poco chiaro avvenuto durante l'occupazione nazista di Parigi. Che ne sarà della famiglia di Simone, così solida eppure così fragile da sfaldarsi di fronte alla semplice presenza di Fonzic?

Come nel suo film più famoso, Le donne del 6° piano, Philippe Le Guay usa un edificio parigino come innesco e rappresentazione dei conflitti che attraversano la società francese: là il classismo (valido oggi come negli anni '60), qui l'antisemitismo e più in generale le fragili convinzioni della classe borghese.

«L'uomo della cantina» è il titolo originale di Un'ombra sulla verità, adattamento italiano che suggerisce da subito la lettura simbolica del film, laddove al contrario Le Guay intende riflettere sulla moralità della borghesia francese a partire dalla falsa pista del giallo, con uno spazio sotterraneo rappresentato come un luogo da horror e l'antieroe Fonzic di François Cluzet, trasandato, arrogante e untuoso, è raffigurato come una presenza incongrua e distruttrice. La vicenda ruota soprattutto (e in modo prevedibile) sulla coppia di professionisti parigini, il biondo Simon di Jérémie Renier e la splendida Hélène di Bérénice Bejo, e usa lo scomodo Fonzic come l'innesco di una crisi di coscienza che scaturisce dai non-detti di una relazione tradizionale.

Lunedì 8 luglio 2024
HAPPY TOGETHER

Regia di Wong Kar-wai
Drammatico - Hong Kong, 1997, 93' - MIGLIOR REGIA A CANNES 1997

Yiu-fai e Po-wing viaggiano da Hong Kong a Buenos Aires in cerca di una nuova vita: ma il loro amore sarà un turbinio di tradimenti e riconciliazioni, liti e strappi dolorosi, mentre Fai si arrabatta tra mille lavoretti e Po-wing finisce per prostituirsi. Fai diviene amico di Chang, che probabilmente è interessato a lui sentimentalmente. Attorno alle vite dei tre ruotano le cascate dell’Iguazu e un faro a sud del mondo.

Apice dello stile cinematografico che ha segnato gli anni Novanta nel nome di Wong Kar-wai, Happy Together non è un film per tutti, neppure per tutti i fan del regista di In the Mood for Love. Probabilmente anche in virtù della scelta di raccontare un amore omosessuale, dove fin qui Wong aveva sempre raccontato storie etero, vissuta quasi come una sfida: la brutale scena di sesso che apre il film sembra quasi dire questo allo spettatore, quasi a demarcare una linea oltre la quale è meglio lasciare il romanticismo da sognatori di Hong Kong Express e inoltrarsi in una carnalità che non lascia scampo. Non tanto per quel che si vede (poco), ma per quel si percepisce e si ascolta.

Happy Together non è ambientato in un anno a caso, ma nel 1997 in cui Hong Kong viene restituita, attraverso il cosiddetto “handover”, dalla Gran Bretagna alla Cina. Il titolo del film diviene così un’ironica affermazione, sospesa tra speranza e disillusione, su come potrà effettivamente andare la cooperazione tra Cina e Hong Kong. Sarà davvero felicità una volta riuniti? Come ben sa chi ha potuto assistere al prosieguo della storia, con la esse maiuscola, è un’immagine destinata a non essere raddrizzata: quella Hong Kong non tornerà più, trascinata via da una metaforica cascata. Premio per la Migliore Regia al Festival di Cannes.

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