RAGAZZACCIO, PAOLO RUFFINI RACCONTA IL BULLISMO (E COME IL DIALOGO POSSA AIUTARE A COMBATTERLO)

Mattia è un bullo svogliato e impenitente. A trovare la chiave per entrare nel suo cuore sarà un insegnante (interpretato da Beppe Fiorello), a dimostrazione che quella del 'ragazzaccio' è spesso solo una fragile maschera. Da giovedì 3 novembre al cinema.

Claudia Catalli, mercoledì 2 novembre 2022 - Focus
Massimo Ghini (70 anni) 12 ottobre 1954, Roma (Italia) - Bilancia. Nel film di Paolo Ruffini Ragazzaccio.

Un infermiere lavora senza orari e torna a casa devastato, fisicamente e psicologicamente. Basta quest’immagine a riportare chi guarda nel passato prossimo, quello del lockdown, delle mascherine, dei letti che scarseggiano in terapia intensiva, delle autocertificazioni e delle lezioni a distanza. È il contesto che propone Ragazzaccio, il nuovo film di Paolo Ruffini, prodotto insieme a Nicola Nocella.

Protagonista Alessandro Bisegna, fratello del “Bise” che compone il duo di youtuber Matt & Bise, nei panni del riccioluto Mattia, un ragazzo difficile definito «il mix perfetto tra Achille Lauro e Marilyn Manson». Cellulare-dipendente, incapace di dialogare in maniera civile, bocciato due volte, è l’idolo dei suoi amici perché, sotto loro richiesta, fa il pagliaccio con i professori alternando un rutto a continui scherzi volgari nelle videolezioni. Non solo, insulta docenti e vigili e finisce per bullizzare anche un compagno disabile. Come “bullo” diventa virale, finisce su tutti i giornali e i social, la sua fama di “ragazzaccio” rischia di restargli addosso come un marchio a fuoco ineliminabile.

Non aiuta il personaggio interpretato da Sabrina Impacciatore, una madre nevrotica e frustrata, tendente all’urlo feroce e alla punizione violenta. È una donna frustrata, stremata dall’ansia di non poter uscire di casa durante il lockdown e ancora di più dalla preoccupazione di non riuscire ad arrivare a fine mese. È anche una donna male informata, non si risparmia battute xenofobe e destrorse ed è convinta che il coronavirus sia solo un’influenza.

A placare gli animi, nella sua presenza labile, ci prova un padre sfiancato da turni di lavoro insostenibili: è Massimo Ghini nel personaggio più commovente del film, l’infermiere di cui sopra, colto come tutti di sorpresa nell’arrivo fatale della prima ondata di covid-19. Non è l’unico personaggio positivo, in senso morale, del film: c’è il professor Roncucci interpretato da Beppe Fiorello, supplente di letteratura italiana che si impegna a far appassionare i suoi studenti ai Promessi Sposi.

A un passo da L’attimo fuggente, è l’unico che si rivela in grado di scalfire il soffitto di cristallo di incomunicabilità sotto cui vive l’ex bambino Mattia. Con il professore il bullo lentamente si apre, si scusa, finisce per comprendere alcune dinamiche, per scoprire la passione per la poesia e per affrontare fantasmi e spettri del passato. La perdita della nonna tanto amata fa da specchio alla fresca perdita della moglie da parte del professore, da poco rimasto vedovo.

Davanti a uno schermo, davanti a una birra, i due parlano di tutto, da Manzoni all’amore. Sono le scene più interessanti del film: il confronto tra professore e allievo è l’occasione per mettere in scena un confronto generazionale tra un ragazzo della generazione Z e un boomer, con l’uso di linguaggi e slang diversi, fino a capire che il bisogno di essere compresi e amati risulta lo stesso, perché come dice il professor Roncucci «la vita scambia, come la collezione di figurine».

Le videolezioni sono un espediente utile a raccontare, a sprazzi, i rapporti di amicizia 2.0, che si consumano rigorosamente via tecnologia, tra audiomessaggi e videochat, tra un “bro” e un “amo”, per confidarsi ansie e primi amori. Non è solo un film sul bullismo dei “ragazzacci”, è un film che mostra come creare un environment sano attorno alla figura del bullo anteponendo la comprensione alla punizione, l’inclusione all’accanimento del dito puntato contro, possa finire davvero per cambiare la cose e portare a una crescita personale.

Ci sono, poi, modelli di ragazzi perbene, studiosi, appassionati di politica, decisi a cambiare il mondo circostante in prima persona. È il caso di Jenny De Nucci nei panni della rappresentante degli studenti, ragazza sensibile e determinata, abile a cogliere l’essenza di un bravo ragazzo dietro la maschera da bullo. Perché, sembra voler dire Paolo Ruffini in questa nuova regia dopo i precedenti lavori PerdutaMenteUp & Down, la cosa più contagiosa al mondo resta ancora l’amore.

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