GOLD, UN SURVIVAL MOVIE CHE SI RIFÀ A UN IMMAGINARIO RIPRODOTTO, COPIATO, CELEBRATO

Zac Efron s'immerge in un tour-de-force provante nel tentativo di allontanarsi dallo stereotipo del ragazzone all american boy. Da giovedì 30 giugno al cinema.

Roberto Manassero, domenica 26 giugno 2022 - Recensioni

In un futuro prossimo, in una landa desolata e desertica, Virgil, un uomo proveniente da ovest, si presenta a un avamposto diretto al confine. La sua metà è un fantomatico luogo dove qualcuno dovrebbe dargli un lavoro e per arrivare a destinazione paga un passaggio al burbero Keith, proprietario di un pick-up. Poco dopo la partenza, il mezzo si ferma e durante la sosta Virgil scopre un gigantesco masso d'oro che potrebbe cambiare la vita di entrambi. Così, mentre Keith, riparato il mezzo, torna indietro per recuperare uno scavatore, Virgil resta a guardia del masso: sotto il sole cocente, preda di animali selvatici e di allucinazioni, l'uomo perde contatto con la realtà, fino a quando viene avvicinato da una misteriosa vagabonda...

Fin dagli anni '70, già prima dell'arrivo di Mad Max, il deserto australiano è diventato l'ambientazione ideale di storie distopiche: Gold riprende la medesima tradizione contaminandola con quella del survival movie.

Il mondo di Gold, che dipinge in toni cupi un crepuscolo della razza umana che non prelude ad alcune sera, è il frutto di decine di film venuti prima, e l'aereo come altri elementi - i toni apocalittici alla The Road, la fotografia dai toni seppia di The Rover, film interpretato da Anthony Hayes, qui regista oltreché interprete nei panni di Keith e sceneggiatore con Polly Smith) - si rifà a un immaginario riprodotto, copiato, celebrato.

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