TRILOGIA D'ARTE. I FRATELLI D'INNOCENZO AL CENTRO PECCI: «CI PIACE CAMBIARE CONTINUAMENTE»

Emozione, stima, amore fraterno e tanta gratitudine hanno animato il pomeriggio di ieri, in compagnia dei due registi romani.

Veronica Ranocchi, venerdì 18 marzo 2022 - Incontri

Emozione, stima, amore fraterno e tanta gratitudine hanno animato il pomeriggio in compagnia dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Un’intera giornata dedicata ai due registi che, con i loro tre film, hanno all’attivo un Orso d’argento a Berlino, tanti record e premi e, adesso, anche una pubblicazione edita da La nave di Teseo dal titolo "Trilogia". Quella che si è svolta giovedì 17 marzo al Centro Pecci è stata l’occasione, oltre che per rivedere i film, anche per conoscere meglio i due fratelli che tanto successo hanno riscosso e continuano a riscuotere nel mondo della settima arte.

Con "Trilogia" i due fratelli D’Innocenzo si raccontano e si mettono a nudo, tra grande stima reciproca e approccio particolare al lavoro. Dalla stesura, quasi completamente a mano, dei copioni all’arrivo spensierato sul set, dove usano uno stile e un modo di fare che li caratterizza e, per questo, li rende unici. «Adottiamo sul set lo stesso modo di fare che abbiamo nella vita di tutti i giorni. A spingerci sono la timidezza e, al contempo, la sicurezza di indagare le domande giuste».

Appassionati lettori e divoratori di qualsiasi cosa che rientri nel vasto ambito dell’arte (dal cinema alla musica, passando anche per il disegno, tanto per citare i numerosi e dettagliati storyboard che sperano di riuscire presto a pubblicare), i due fratelli si sono divertiti, fin da giovanissimi, a rivisitare grandi cult del cinema per creare delle opere personali e uniche. «Guardavamo Taxi Driver e poi ci divertivamo a riscrivere alcune scene, per provare a migliorarlo, perché non siamo normali. Abbiamo provato anche con Eyes Wide Shut di Kubrick che si presta a delle reinterpretazioni, un po’ come Shakespeare a teatro». È così che tutto è cominciato e piano piano, ma neanche troppo, visto che le sceneggiature sono nate a poca distanza l’una dall’altra, si sono delineati i tre film che li hanno consacrati nell’olimpo dei grandi. La terra dell’abbastanza (guarda la video recensione), primo in ordine di uscita e di realizzazione, ma non di intuizione, Favolacce (guarda la video recensione), complicato perché da ricreare dopo il successo del primo film e, infine, America Latina, che mette al centro le immagini, ma che «racconta l’amore con tutte le contraddizioni che questo si porta dietro e che ci ha permesso, in qualche modo, di superare noi stessi».

Niente è lasciato al caso, ma niente è mai pianificato con Fabio e Damiano D’Innocenzo. «Ci piace cambiare continuamente, spaziare tra i generi e non solo, perché in questo modo evitiamo il confronto con quello che si è fatto prima, con il cinema, ma anche in generale». Ed è quello che hanno fatto arrivando a toccare il mondo della letteratura, con la pubblicazione del loro "Trilogia", dalla copertina nera «perché dentro c’è qualcosa di scuro» che ha permesso di scardinare due figure importanti, quella dell’uomo e quella della madre. Se il primo viene, in qualche modo, annullato attraverso i loro titoli, la seconda figura è quella che rimane nel mistero e che ha il compito di accompagnare verso le cose che non si conoscono. Come anche il futuro. E quale sarà il futuro dei fratelli D’Innocenzo? Loro sono già a lavoro con un prodotto seriale che non vediamo l’ora di conoscere.

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