Si è conclusa la decima edizione del festival fiorentino che ha incoronato il film afghano. Di seguito gli altri vincitori.
Il Middle East Now ha concluso la sua decima edizione, tenutasi a Firenze dal 2 al 7 aprile 2019, confermandosi un'istituzione nel panorama culturale fiorentino e internazionale che ogni anno coinvolge un pubblico numerosissimo per far scoprire le ultime tendenze della creatività e dell'attualità mediorientale. Sono state presentate 44 pellicole, con numerosi sold out per le prime italiane, europee o mondiali alla presenza di oltre 40 tra registi, attori, produttori, artisti ed esperti; tra cui il regista iraniano due volte Premio Oscar Asghar Farhadi, special guest di questa edizione, il regista afgano Aboozar Amini, il libanese Lucien Bourjeily e il regista saudita Mahmoud Sabbagh.
Una giuria di esperti composta da Andrea Salvatore Mi, Omar Rashid e Susan Sabatini, ha assegnato il "Middle East Now 10th Award 2019" a Kabul, City in the Wind di Aboozar Amini, un film che ha saputo unire una grande cura della fotografia e degli effetti sonori con una scrittura filmica originale e coraggiosa. Menzione speciale per il film di chiusura del festival del regista Ali Jaberansari, Teheran, City of Love, una commedia delirante che delinea uno spaccato sociale della metropoli iraniana nella quale le relazioni amorose sono complicati progetti da perseguire tra luoghi di lavoro, applicazioni Smartphone e acrobazie varie.
Per il primo anno a premiare il miglior cortometraggio è stato lo staff del festival che ha scelto Waterfalks di Azadeh Bizargiti, per la profondità del messaggio e la trasparenza con cui la regista affronta la vicenda di due pescatrici nell'isola di Hangam nel Golfo Persico. Il film preferito dal pubblico è stato invece Flavours of Iraq, in cui il disegnatore francese Leonard Cohen attraverso la narrazione di eventi minori ispirati dai cinque sensi, racconta la storia personale del reporter iracheno-francese Feurat Alani, della sua famiglia e di un paese distrutto, l'Iraq, in cui, nonostante tutto, c'è spazio per l'amore, la bellezza, l'umorismo e soprattutto per l'umanità. Menzione speciale anche per I Stay di Fatemeh Marzban, storia di un uomo che decide di vivere in un'isola abbandonata nel Mar Caspio, che ha avuto la sensibilità di raccontare con con taglio documentaristico una storia che riflette, evitando didascalismi, bellezze e contraddizioni di una realtà dimenticata.