LUCREZIA GUIDONE: «SEMBRO DOLCE, NASCONDO UNA RABBIA INESPLOSA»

Ha solo 31 anni ma già una notevole esperienza. L'attrice racconta La ragazza nella nebbia, ora al cinema.

Paola Casella, giovedì 26 ottobre 2017 - Incontri
Lucrezia Guidone (37 anni) 3 giugno 1986, Pescara (Italia) - Gemelli. Interpreta Clea nel film di Donato Carrisi La ragazza nella nebbia.

Ha solo 31 anni ma una notevole esperienza teatrale e cinematografica, e nel 2012 ha conquistato il prestigioso Premio Ubu. Dopo essere stata la figlia di Fabrizio Gifuni in Noi 4 di Francesco Bruni e Fransiska in Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini, oggi Lucrezia Guidone interpreta il ruolo della moglie di Alessio Boni ne La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi.

La ragazza nella nebbia è la storia dell'agente speciale Vogel che viene inviato in una cittadina isolata in una sperduta valle montana, per investigare sul caso di una sedicenne scomparsa.
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Mi racconti il suo ruolo.
Sono Clea, un'avvocatessa che ha lasciato la sua vita precedente per seguire il marito, trasferito per lavoro in uno sperduto paesino di montagna. Clea ha dunque rinunciato a se stessa in nome della famiglia e si sente responsabile nei confronti della figlia Monica, anche perché lei stessa ha qualche scheletro nell'armadio.

Come ha ottenuto la parte?
Attraverso molti provini! Il ruolo è molto distante da me, innanzitutto in quanto madre: un'esperienza che non ho ancora fatto. Anche fisicamente ho giocato a invecchiarmi e a ingoffarmi con maglioni larghi, e ho recitato sempre struccata.

In foto una scena del film La ragazza nella nebbia.
In foto una scena del film La ragazza nella nebbia.
In foto una scena del film La ragazza nella nebbia.

Nella vita lei com'è?
Dietro un'apparenza femminile dolce e materna si nasconde una forza tagliente, una durezza e una rabbia inesplosa. Tutte caratteristiche che, attraverso la recitazione, mi piacerebbe esplorare.

Come è diventata attrice?
Mi sono diplomata all'Accademia Silvio D'Amico, dopodiché mi sono trasferita a New York dove ho seguito corsi di specializzazione presso il Lee Strasberg Theatre Institute e presso le acting coach Susan Batson e Jordan Bayne. Poi ho fatto molto teatro, incontrando due maestri come Luca Ronconi e Federico Tiezzi, che mi hanno nutrita.

Che cosa insegna il teatro ad un'attrice?
Il senso di sopravvivenza: quando si apre quel sipario devi essere pronta a superare qualsiasi imprevisto. Al cinema puoi fermarti e ripetere: il che non significa che sia più facile, ma è comunque diverso.

Sul set di La ragazza nella nebbia hai chiesto consiglio ai colleghi più affermati?
Certo! Alessio Boni è un attore generosissimo, mi ha aiutato molto, e così pure Toni Servillo: vengono entrambi dal teatro, e questo vissuto comune fa la differenza. Anche solo chiacchierare con loro è stato un grande onore.

Prossimo obiettivo?
La serie Non uccidere e il thriller comico Dov'è Mario con Corrado Guzzanti. Mi piacerebbe continuare questo percorso che si intreccia fra palcoscenico e set, e affrontare ruoli femminili complessi, a 360 gradi.

Non sono frequenti, per una donna giovane.
Nel cinema soprattutto: lo vedo dai provini. A teatro invece ho avuto la fortuna e la possibilità di recitare ruoli enormi. Ma resto ottimista: un cambiamento sembra delinearsi all'orizzonte.

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