L'INFANZIA DI UN CAPO, FILM CHE GUARDA AL PASSATO PER AMMONIRE SUL PRESENTE

Corbet ci avverte che qualcuno di orribile sta nascendo e crescendo proprio sotto i nostri occhi, dentro un mondo spaventato e fragile. Al cinema.

Roy Menarini, sabato 1 luglio 2017 - Focus
Tom Sweet . Interpreta Prescott, il ragazzo nel film di Brady Corbet L'infanzia di un capo.

Quasi cento anni fa, nel 1919, il Trattato di Versailles tentava di mettere ordine al continente europeo profondamente ferito da una guerra sanguinosa e traumatica. Le improvvide decisioni presenti in alcuni passaggi del Trattato - a opinione degli storici - furono l'humus nel quale crebbero i nazionalismi più esasperati e con loro i mostri che nacquero in questo contesto.

Nel suo L'infanzia di un capo, il giovanissimo regista Brady Corbet immagina come si possa covare in seno la serpe della tirannia. Il suo angelico bambino (angelico per l'aspetto, non certo per il carattere) è una prefigurazione dei mostri del Novecento. Non è Adolf Hitler né Josif Stalin, anche se la collocazione nella culla occidentale fa pensare principalmente al nazifascismo.
Roy Menarini

Scopriremo che stiamo assistendo alla nascita di un leader che guiderà un movimento di massa mai esistito e irriconoscibile, una sorta di versione alternativa della storia novecentesca. Questo tema non è nuovo, e ci si dimentica spesso di definire fantascienza o fantapolitica alternativa i prodotti che non mettono in scena futuri orwelliani o riconoscibili. Per intenderci, anche House of Cards va considerata fantapolitica poiché mette in scena un'America - nominando gli anni che stiamo vivendo, dal 2012 al 2017 - dove non esistono Obama e Trump, bensì il finzionale Presidente Underwood e l'ICO al posto dell'ISIS.

In foto una scena del film L'infanzia di un capo.
In foto una scena del film L'infanzia di un capo.
In foto una scena del film L'infanzia di un capo.

In quel caso, come in questo, l'esempio ovviamente non serve tanto a spettacolarizzare la storia (rischio corso, ma superato brillantemente, da Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, altro "passato alternativo"), quanto ad ammonire sul presente. Corbet ci avverte che forse qualcuno di orribile sta nascendo e crescendo proprio sotto i nostri occhi, dentro un mondo spaventato e fragile, in cui la lungamente attesa Europa Unita - per fortuna scossa da situazione meno tragiche - è in grande difficoltà di fronte a nazionalismi e frammentazioni.

Dal punto di vista squisitamente cinematografico, L'infanzia di un capo sollecita alcune riflessioni compositive e narrative. Il ruolo della colonna sonora, per esempio, appare tutt'altro che ancillare o esornativo. La martellante sinfonia di Scott Walker (musicista poliedrico e da studiare attentamente) contribuisce a creare quel clima minaccioso nel quale la Storia sembra infischiarsene della trasmissione culturale ed ereditaria e procedere in modo quasi soprannaturale a scegliersi i suoi tiranni.
Roy Menarini

Di qui, lo slittamento al secondo aspetto, quello narrativo, per cui talvolta ci si trova di fronte a elementi quasi horror. L'escalation di esplosioni d'ira e comportamenti aggressivi del ragazzo rimanda a una lunga tradizione di bambini indemoniati (pare di scorgere una evidente citazione di L'esorcista e una, meno sottolineata, di Il presagio), salvo che questa volta il crescendo - su cui è strutturato il film, in tre atti e un epilogo - non sfocia nel soprannaturale bensì nell'irrazionalismo storico.

Abbiamo dunque elencato prestiti dall'horror e della fantapolitica, dentro un congegno da film d'autore non dimentico della lezione di Michael Haneke (con cui Brady Corbet ha lavorato come attore, in Funny Games, versione 2007). È in questa spregiudicata iniezione di suggestioni di genere dentro l'impianto del cinema d'arte che troviamo - e non solo in questo caso - le operazioni cinematografiche più interessanti di questi anni.

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