Da La morte corre sul fiume a Dietro lo specchio, ecco quattro grandi classici a cui si ispira il claustrofobico e opprimente lavoro di M. Night Shyamalan.
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M. Night Shyamalan continua a sorprendere con il claustrofobico e opprimente Split. Dopo anni di delusioni nel 2015 era tornato, consolandoci, con The Visit, minimale e angosciante con classico colpo di scena che sin dall'inizio ha caratterizzato lo stile del regista.
Kevin che soffre di personalità multipla - nella fattispecie ne ha ben 23 - rapisce tre ragazze e le rinchiude in un bunker, pian piano le tre conoscerrano le varie personalità del maniaco, talmente ingombranti, da fargli cambiare anche l'aspetto fisico. Giocando con la commistione di generi e il continuo cambio di registro, Shyamalan costruisce un film che in qualche modo omaggia il culto del genere e, se forse questa operazione oggi è spesso troppo ricalcata, Split è un film che non si autocompiace ma nel suo essere asfissiante mira al ludico.
Grazie all'input che un film come Split non cessa di dare, ripercorriamo alcuni grandi classici del cinema che si soffermano sui disturbi mentali.
Capolavoro e unico film da regista di Charles Laughton, La morte corre sul fiume, Night of the Hunter in originale, vede come protagonista un inquietante Robert Mitchum, in una delle sue interpretazioni più magistrali, nei panni di un pastore protestante visibilmente perverso.
Attraverso sequenze memorabili come quella del cadavere fluttuante sott'acqua e la costruzioni di quadri sempre perfetti che omaggiano il grande cinema espressionista, Laughton porta sullo schermo uno degli psicopatici più terribili di sempre. Su tutte, di sublime bellezza, la sequenza dei due bambini che attraversano il fiume di notte. Poesia di follia, amore e odio.
Parafrasando Godard, quando si parla di Nicholas Ray si parla di Cinema. Dietro lo specchio narra la storia di una personalità che muta, trasformando il protagonista in un altro diventando così, pian piano folle e spietato.
Attraverso una serie di quadri iperrealistici ed eccessivi, Nicholas Ray è l'autore di un film che trasborda dallo schermo cinematografico come la stessa personalità mutante del protagonista, il rosso è il colore predominante, quasi a cristallizzare quell'eccedenza di cui il film si fa metafora. Quello di Dietro lo specchio è un dramma sopra le righe che mette in mostra la fragilità di un'apparente famigliola felice della media borghesia dove tutto può rimanere soffocato e invisibile, come dietro a uno specchio. Perfetto James Mason. La follia ai tempi del cortisone.
È l'occhio che uccide, la macchina da presa e perciò il cinema. Ancora. Tra i film più teorici e oggetto di attenzione da parte degli studiosi di sempre, L'occhio che uccide parte da genere per poi sconfinare nella teoria.
Michael Powell ha dato vita a un labirinto pieno di rimandi e riflessioni sul mezzo, imprescindibile per chi ama il genere ma anche fondamentale per la rifrazione che parte dal genere e giunge al cuore di una domanda "che cos'è il cinema?". Teoria sulla follia cinematografica.
Forse il più vicino per quanto riguarda il disturbo trattato da Split ma anche grande omaggio a Peeping Tom, Psycho e altri lavori dello stesso regista, Doppia personalità di Brian De Palma si colloca tra i principali film che trattano del disturbo della personalità multipla.
Se la poetica di De Palma, frequentatore assiduo del tema del doppio, in questo caso mette in risalto l'altra faccia della personalità di ognuno e quindi l'eterno dilemma tra bene e male, Doppia Personalità mostra anche di essere un film autoironico e a tratti grottesco. De Palma non si prende così sul serio, conserva come sempre quel tocco di evasione ironica che gli permette di poter rendere grottesca e bizzarra anche la composizione estetica come gioco sottaciuto e di grande consapevolezza. Follia tragicomica.