MAMDANI, ORATORE DELLA RIVOLUZIONE E DEL SOGNO

Evocando il “sogno” Mamdani ha toccato un sentimento che era stato messo da parte, dai tempi del discorso I have a dream di Martin Luther King. Di Pino Farinotti.

Pino Farinotti, martedì 11 novembre 2025 - Focus

Il titolo dell’editoriale che ho dedicato al neosindaco di New York Zohran Mamdani 
conteneva la voce “sogno”. Non c’è dubbio che nelle sue proposte, così diverse, coraggiose anche se semplici ma sconcertanti in questa epoca, il sogno sia il target che comanda. Nella dialettica che si è scatenata i contro prevalgono sui pro. Si dice: vedremo quante delle sue proposte Mamdani riuscirà a “mettere a terra”. Ma non è questo il punto. Utopia o no, il ragazzo evocando “sogno” ha toccato un tema, e un sentimento che era stato messo da parte. Ma non è difficile recuperare una memoria, potente, di qualcun altro, Martin Luther King nel suo discorso a Washington il 28 agosto del 1963: I have a dream (Ho un sogno). Dalla capitale Usa Luther King aveva scosso il mondo con quella voce, e col neosindaco potrebbe ricorrere il concetto di lesa maestà. Ma “sogno” è forte, accorda idee e temi di portata diversi, le sproporzioni diventano proporzioni. Zohran Mamdani ha… osato. 

E’ opportuno definire lo stile di comunicazione degli oratori, il colore della voce.
Ne prevalgono 4: il giallo significa simpatia e sorriso; il verde fiducia e cuore; il blu autorevolezza e mente: il rosso passione e pancia. Non c’è dubbio che il neosindaco di New York sia “rosso”. E’ aggressivo, perentorio, fa testo la frase, provocatoria, quasi urlata: “Ho un messaggio per te Donald, alza il volume.” 
In Luther King prevale la fiducia e la passione, intende convincere i presenti col cuore, usa il sentimento e tocca argomenti personali. Non manca di una cifra romantica, ma espone argomenti forti e ardenti. La sua voce è “verde”. 

Soprattutto infonde il sogno. Eccolo.

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande manifestazione per la libertà nella storia del nostro paese.
… Ho un sogno, vi dico oggi, anche se affrontiamo le difficoltà dell'oggi e del domani, ho comunque un sogno. È un sogno che è profondamente radicato nel sogno americano. Ho un sogno: che un giorno questa nazione si sollevi e viva appieno il vero significato del suo credo: "Riteniamo queste verità di per sé evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali"
…Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.
…Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma le qualità del loro carattere. Ho un sogno, oggi!

    
King è stato il leader per i diritti civili degli afroamericani, un gigante della storia del Novecento, lo sappiamo, e lui sì, premio Nobel per la pace. 
E’ stato ucciso da un colpo di fucile alla testa il 4 aprile1968 alle 18,01 mentre si trovava, da solo, su un balcone al secondo piano del Lorraine Motel di Memphis. 

Questo mio scritto nasce da due spunti, il primo, attuale, esplorato come una scintigrafia, riguarda Mamdani e mi ha permesso la citazione storica di King e l’esposizione di alcuni suoi concetti. Sono idee espressione di un’oratoria studiata nelle università. Ecco, lo spunto dominante si trasferisce agli oratori, quelli che hanno davvero cambiato le cose. La storia del Novecento oltre che della politica, delle guerre e della finanza, è figlia delle parole.  

Il modello che segue non è certo da meno del primo, per il destino proprio e del mondo. Alludo a John Kennedy, presidente Usa, sempre ricordato e rimpianto. Ed è legittimo dire che alcune delle idee dei due uomini, erano comuni.  

“Ich bin ein Berliner.”  Io sono berlinese.

Sono orgoglioso di venire in questa città ospite del vostro onorevole sindaco, che ha simboleggiato per il mondo lo spirito combattivo di Berlino Ovest. E sono orgoglioso di visitare la Repubblica Federale con il vostro onorevole Cancelliere che da così tanti anni guida la Germania nella democrazia, nella libertà e nel progresso. Duemila anni fa  il più grande orgoglio era dire “civis romanus sum“. Oggi, nel mondo libero, il più grande orgoglio è dire “Ich bin ein Berliner.” Sono berlinese. Ci sono molte persone al mondo che non capiscono quale sia la grande differenza tra il mondo libero e il mondo comunista. Che vengano a Berlino. Ce ne sono alcune che dicono che il comunismo è l’onda del progresso. Lass’ sie nach Berlin kommen. lasciate che vengano a Berlino. 
La libertà ha molte difficoltà e la democrazia non è perfetta. Ma non abbiamo mai costruito un muro per tenere dentro i nostri e per impedir loro di lasciarci. 
Come il vostro sindaco ha detto, il muro, è una offesa non solo contro la storia, ma contro l’umanità, separa famiglie, divide i mariti dalle mogli, ed i fratelli dalle sorelle, divide un popolo che vorrebbe stare insieme
.”

Dicevo idee comuni: due fondamentali, la lotta contro la segregazione razziale e la promozione dell’uguaglianza dei diritti. La loro collaborazione fu decisiva per il passaggio di leggi cruciali sui diritti civili. E hanno qualcos’altro in comune, sono stati assassinati per quelle idee. 

                                                            FINE PRIMA PARTE
A seguire altri oratori del destino del novecento: De Gaulle, Robert Kennedy, Thatcher, Churchill, dibattito Gfk- Nixon.

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