In occasione del centenario del regista, arte.tv lancia una rassegna gratuitamente disponibile in streaming.
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						Che Konrad Wolf sia uno dei padri del cinema tedesco lo dimostrano il nome della principale scuola di cinema in Germania (la Filmuniversität Babelsberg Konrad Wolf) e il fatto che il suo lavoro abbia resistito alla fine della Repubblica Democratica Tedesca e alla sua sostanziale dissoluzione nella memoria collettiva.
Realtà come ArteKino sono da tempo impegnate nella riscoperta del cinema europeo d’autore, e in particolare proprio di autori come Wolf, che a lungo lavorarono senza mai dissentire entro i rigidi confini del controllo statale. In occasione del centenario del regista sono stati resi disponibili i suoi film forse più celebri e belli: Lissy (1957), Stelle (1959), Il cielo diviso (1964) e Solo Sunny (1980).  
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Autore simbolo della DEFA, la Deutsche Film Aktiengesellschaft, l’ente cinematografico di Stato della Repubblica democratica tedesca, Wolf ha mostrato una sensibilità rara nel tratteggiare vicende dal carattere intimista e al tempo stesso universale, pur in film dall’evidente scopo propagandistica. A fine anni ’50, tra le tensioni che nel ’61 avrebbero portato Walter Ulbricht, segretario generale del Partito Socialista Unificato di Germania e leader della Germania Est, a erigere il muro, diresse Stelle, storia dell’amore fra un sottoufficiale della Wermacht che nel 1943 sorveglia dei prigionieri ebrei in Bulgaria prima del trasferimento ad Auschwitz e una donna rinchiusa nel campo. Considerato troppo astratto nella rappresentazione dei sentimenti, il film venne inizialmente vietato sia in Bulgaria sia in Urss, ma grazie alla presentazione al Festival di Cannes fu poi lasciato libero di circolare e di affermare il proprio sguardo umanista e carico di pietà su una tragedia storica.
					
						Tale aspetto fa comprendere la sensibilità di Wolf, autore capace di arricchire i suoi film di sfumature che colgono le fragilità di uomini e donne esposti alla violenza. Analogo discorso, infatti, si può fare per Il cielo diviso: tratto dall’omonimo romanzo di Christa Wolf, testo chiave della Germania dell’est e tentativo di assorbire la ferita della separazione, il film è la risposta di un’industria cinematografica che controlla i suoi artisti alle “nuove onde” del periodo, formalmente libero nel tentativo di restituire i pensieri della protagonista (una giovane maestra che al contrario dal compagno ha scelto di restare a est per costruire un modo più giusto) ed espressione di un dolore che univa i tedeschi e che fu all’origine del successo del film da entrambe le parti del Muro.  
Infine, all’inizio del decennio che avrebbe portato alla fine della Rdt, il film più intimista di Wolf (diretto con Wolfgang Kohlhaase), nonché il suo ultimo, Solo Sunny, ritratto di una cantante di Berlino Est e della sua vita tra tristi serate nei locali, un nuovo amore, la speranza di diventare solista e uno spirito indomito che resiste a ogni fallimento. Il ritratto splendido di una città di cui siamo sempre stati abituati a conoscere soprattutto il versante ovest (il mondo del punk, del krautrock, del cinema militante) e che qui viene mostrata “dall’altra parte”, attraverso la prospettiva di un’artista che vive fuori dal sistema ma nonostante ciò è costretta a farne parte. Un piccolo gioiello che deve molto alla sua interprete, Renate Krobner, all’epoca premiata al Festival di Berlino, a ovest.