TWILIGHT OF THE WARRIORS: WALLED IN, UN BUON ACTION CHE LASCIA L'IMPRESSIONE CHE A HONG KONG NON TUTTO SIA PERDUTO

Vivere e morire nella Città Murata di Hong Kong.

Emanuele Sacchi, sabato 18 maggio 2024 - Cannes Film Festival

Hong Kong, Anni 80. All’interno del quartiere di Kowloon c’è una struttura molto particolare: la Città Murata, una sorta di baraccopoli del disagio, dove transitano i rifugiati e la criminalità regna incontrastata. Almeno finché Cyclone uccide il re degli assassini Jim e spezza la catena di morte, garantendo una relativa tranquillità agli abitanti del quartiere. Un giorno nella Città Murata arriva, in cerca di lavoro e denaro, Chan Lok-kwun, un clandestino imbrogliato in un giro di scommesse dal boss Mr. Big. Cyclone gli concede lavoro e ospitalità, ma la scoperta delle origini di Chan riapre antiche ferite, mai rimarginate, nella guerra tra gang delle Triadi. Noto soprattutto per la violenza estrema dei suoi geniali film noir – titoli come Love Battlefield, Shamo o Dog Bite Dog – Soi Cheang sembra voler ritornare a quei fasti con Twilight of the Warriors: Walled In, seppur in una chiave estetica e stilistica molto differente.

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