FINO ALLA FINE DELLA MUSICA, UN FILM SUL LUTTO CON UNO SGUARDO PROFONDO SUL 'REALISMO DEI SENTIMENTI'

Cosa può scuotere un amore durato una vita? Cosa supera i limiti della nostra tolleranza? Da giovedì 28 marzo al cinema.

Simone Emiliani, lunedì 25 marzo 2024 - Recensioni

Chiara è una donna che trascorre gran parte del tempo da sola dopo che il figlio Vancarlo se ne è andato di casa. Il marito Alfredo, con cui è sposata da più di 50 anni, continua a lavorare come venditore ambulante malgrado i problemi di salute. Ma soprattutto non si è mai ripresa dalla morte del figlio maggiore. Un giorno va a pranzo da una cugina dove conosce il nuovo fidanzato della figlia, un italiano buddista. Chiara è molto interessata all’argomento e si convince che il figlio defunto si è reincarnato nella tartaruga che il marito ha portato a casa. Non dice però nulla ad Alfredo che inizia ad accompagnare nei suoi viaggi. Quando però la tartaruga viene smarrita, entra in crisi.

Fino alla fine della musica non è soltanto un film sul lutto e sulla solitudine ma anche sul crudele deterioramento di una relazione sentimentale. Lo sguardo della cineasta brasiliana Cristiane Oliveira coincide spesso con quello di Chiara. È attraverso i suoi occhi che si vedono i cambiamenti nella sua famiglia dopo un lutto a cominciare dal suo sguardo dalla finestra in cui vede il figlio vendere la moto. 

C’è uno sguardo attento sul paesaggio, sul ‘realismo dei sentimenti’ dove tra i momenti più autentici c’è il rapporto tra Chiara e la nipote. Forse è troppo semplicistica l’immagine della tartaruga come visione fantastica, potenziale reincarnazione del figlio morto, ma mostra al tempo stesso la volontà di Oliveira di non seguire un'unica strada ma di provarne a intrecciare diverse.
 

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