ARTEMISIA GENTILESCHI, LA PITTRICE GUERRIERA CHE HA ISPIRATO LE DONNE

Disponibile in streaming su VatiVision il film che racconta la storia della prima pittrice professionista nota nella storia dell’arte. GUARDALO ORA »

Rossella Farinotti , mercoledì 3 marzo 2021 - Focus

Artemisia Gentileschi (Roma, 1593; Napoli, 1656) è la prima pittrice professionista nota nella storia dell’arte. Non è un dettaglio banale. Oggi anche in Italia è di nuovo acceso il dibattito sulla difesa dei diritti delle donne. Un discorso per cui, ancora, devono essere affrontati tanti ostacoli e ogni esempio è buono.

Il lieve ma denso racconto sulla figura di Artemisia del documentario Artemisia Gentileschi - Pittrice guerriera - disponibile in streaming su VatiVision - rappresenta un motore per tante donne, non solo artiste, che hanno intrapreso una strada dedicandosi alla propria carriera, al proprio talento. E di talento Artemisia Gentileschi ne aveva.

Figlia del pittore Orazio Gentileschi, la giovane impara, fin da subito nella bottega del padre, a utilizzare materiali e nozioni per la pittura: pigmenti per creare il colore giusto; soggetti inizialmente tradizionali come ritratti o temi religiosi; la raffigurazione perfetta del corpo umano nei suoi pregi e difetti della carne; l’uso già raffinato di ombre e luci che, via via negli anni, la pittrice perfezionerà fino a giungere a quegli ambienti che solo Caravaggio, prima di lei, riusciva a comporre; il gesto deciso; il rigore nella resa di una certa perfezione.

E così Artemisia non può fare altro che la pittrice: è brava e decisa nella sua scelta. Un grande ostacolo però la pone nel rischio della vergogna e della segregazione. A 18 anni Artemisia viene aggredita da un amico del padre, Agostino Tassi, che abusa di lei. Orazio, che ha cresciuto la figlia da solo, non cede agli usi del tempo e denuncia l’atto in tribunale. Artemisia, dopo aver subito violenza anche da questo luogo dedicato alla “giustizia” – l’uso della “Sibilla”, un marchingegno utilizzato per torturare le vittime, non fa perdere per miracolo le dita ad Artemisia che porta avanti la sua difesa dell’innocenza – è libera.

La Gentileschi diventa nota inizialmente per aver subito quest’azione orrenda ma, grazie alle nozze riparatrici con Pierantonio Siattesi, la virtù è salva e Artemisia può intraprendere la sua carriera. Da Roma a Firenze, dove l’artista si sposa a Borgo Santo Spirito, il documentario intraprende un’avventura tutta italiana, attraverso narrazioni per immagini dove i soggetti dipinti, sempre forti e un po’ fuori dagli schemi, rappresentano il focus principale.
 

A Firenze Michelangelo Buonarroti il Giovane la introduce al mondo artistico fiorentino, aiutandola a trovare le prime vere commissioni. L’Allegoria dell’Inclinazione (1615-16), commissionata proprio dal Buonarroti, rappresenta il primo grande tripudio della pittura della Gentileschi: un’allegoria dedicata all’arte che è qui una procace, ma romanticissima, donna che guarda oltre la tela, con una stella a vegliare in alto e una bussola saldamente tenuta tra le mani.

Sempre a Firenze la pittrice romana viene accolta, nel 1613, all’Accademia del disegno. È la prima donna nella storia ad esservi ammessa. Tra il 1619 e il 1620, alla fine di questa esperienza, Artemisia realizza due famosi dipinti: Giuditta con la sua ancella – oggi conservato al Detroit Institute of Art- e Giuditta e Oloferne ispirato dal dipinto di Caravaggio del 1547. Questo soggetto ripreso dalla Gentileschi ha certamente una forza e un’aderenza al reale – basti guardare le espressioni dei soggetti e i gesti violenti – rari e veritieri. 

Nel 1621 ritorna a Roma e viene accolta dalla sua città con entusiasmo. Qualche anno dopo si trasferisce a Venezia, dove si diletta con bravura anche nel canto, e dipinge il drammatico e scenografico Ester e Assuero. Poi arriva a Napoli, già allora una città vivida e molto attiva per la cultura. Qui incontra Galileo Galilei, con cui condivide idee e amicizia e che sarà il mediatore con la famiglia dei Medici, per cui Artemisia realizza una Giuditta per il Granduca Cosimo II. Qui sono evidenti le ombre, le luci, le espressioni marcate di una pittrice adulta e consapevole del proprio mezzo di espressione. Sempre a Napoli arriva la prima commissione per una chiesa e Artemisia crea l’Adorazione dei Magi, Corisca e il Satiro e Nascita di San Giovanni Battista, oggi al Museo del Prado.

Ormai “riconosciuta al pari di un uomo” la Gentileschi ha già, nel suo tempo, lasciato una traccia per la pittura e la sua determinazione che oggi indicano ancora un importante esempio. “Oggi basta fare il nome di Artemisia Gentileschi per evocare una pittura drammatica, popolata di energiche figure femminili rappresentate in modo diretto e intransigente e che si rapporta e che si integra con gli eventi della vita dell’artista” Judith Walker Mann.

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