ARTEKINO, IL FESTIVAL D'AUTORE ONLINE

Guarda gratis in streaming 10 film, sempre disponibili tra il 1° e il 17 dicembre. In collaborazione per l'Italia con MYmovies.it.

Francesca Ferri, sabato 2 dicembre 2017 - Festival

Un cinema indipendente, gratuito, europeo. Da questo desiderio è nato l'ArteKino Festival, pensato per gli spettatori di tutta Europa curiosi di scoprire le creazioni più originali dell'anno che spesso non riescono ad arrivare in sala. Lanciata lo scorso anno da Arte in associazione con la piattaforma Festival Scope, la rassegna sotto la guida di Olivier Père, direttore del cinema di Arte Francia, è online e accessibile da 45 Paesi europei dall'1 al 17 dicembre 2017. E per la sua seconda edizione, ArteKino Festival dà appuntamento anche in alcune sale. Così dieci film, sottotitolati in francese, tedesco, inglese, spagnolo, polacco e italiano (grazie alla collaborazione con MYmovies.it), concorreranno per un solo premio, quello del pubblico invitato a votare dopo ogni visualizzazione.

L'obiettivo, dunque, è dare visibilità a quei film indipendenti che nonostante i riconoscimenti ai festival internazionali rimangono spesso nell'ombra. Ma l'ecclettismo e l'audacia dei giovani registi europei non può passare inosservata.
Francesca Ferri

Dagli orizzonti cinematografici diversi, questi dieci film rimettono in discussione l'eredità della modernità, interrogano la linearità della narrazione, inventano sistemi formali capaci di accogliere storie passate o presenti, i segreti intimi e la forza dell'immaginario. Nessun red carpet, nessuna gimkana tra folle furiose e fitte programmazioni costringe gli spettatori che, invece, sono liberi di spaziare tra mondi geografici e cinematografici variegati.

Ad aprire la rassegna, Frost di Sharunas Bartas, detta subito il tono. A metà tra captazione documentaristica e dimensione mitologica, il film del regista lituano selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, invita ad un viaggio in cui rischiamo di perderci. Una coppia di giovani lituani, Rokas e Inga, accettano da volontari di condurre in Ucraina un convoglio di aiuti umanitari. Ma abbandonati a se stessi nelle distese innevate del Donbass, si ritrovano a chiedere ospitalità a gente del luogo, sconvolta dalla guerra.

In foto una scena di Frost.

Il dramma poi si tinge dei colori del thriller nel realismo sociale di Ralitza Petrova che squarcia un velo sulla corruzione e la decadenza morale della sua Bulgaria. Un infermiera vende le carte d'identità dei suoi pazienti dementi al mercato nero. Spinta dal guadagno e dalla sua dipendenza alla morfina, lotta contro il suo vuoto affettivo e la paura crescente di essere scoperta. Un'opera dura e cupa, Godless è il primo lungometraggio di Petrova che ha riportato il Pardo d'oro a Locarno.

In foto una scena di Godless.

Agli antipodi del crudo realismo, invece, Teresa Villaverde racconta la crisi economica che sconvolge la vita di una famiglia portoghese in un film poetico e notturno di rara bellezza. Selezionato alla Berlinale, Colo conduce all'interno di un appartamento di lusso, ultimo riflesso di un'epoca tramontata. Il padre disoccupato trascorre le giornate sul tetto del palazzo a contemplare l'orizzonte, la madre torna a casa stravolta dai piccoli lavori che è costretta a rimediare. La figlia adolescente in segreto si chiede se i genitori hanno ancora i soldi per pagarle l'autobus per andare a scuola. Eppure la famiglia, senza accorgersene, ha già intrapreso nuove strade per superare la crisi. I piani lunghi di una telecamera mai invadente, mostrano a distanza gli stati d'animo della lotta quotidiana e della sopravvivenza.

In foto una scena di Colo.

Più luminoso, invece, appare il Portogallo di Clara e Laura Laperrousaz che per il loro primo lungometraggio, Sunbeat, scavano nel passato autobiografico per una storia di famiglia dai contorni fantastici e le risonanze gotiche. Per le vacanze, Gabriel e Iris tornano a casa dei genitori con le loro figlie, Emma e Zoé, gemelle di 6 anni. Nel calore estivo della campagna portoghese, tra bagni nel fiume e risate, il passato della coppia ritorna a galla.

In foto una scena di Sunbeat.

Un'altra storia di famiglia ma ambientata nella Polonia di fine '900, sconvolta dalle trasformazioni politiche e sociali, è The Last Family di Jan P. Matuszynski. Il primo lungometraggio di finzione del regista premiato in numerosi festival internazionali è ispirato alla storia vera di Zdzislaw Beksinski, pittore polacco d'ispirazione surrealista che trascorse l'ultima parte della sua vita murato nel suo appartamento di Varsavia, dove lavorava e viveva con la sua famiglia, filmandola quotidianamente con una telecamera super 8. Il regista polacco ritraccia le nevrosi e le relazioni caotiche di una casa particolare tra pittura, musica dance e minacce di suicidio.

In foto una scena di The Last Family.

Dalla Spagna di Jordi Sole i Nicolas, arriva poi Living and Other Fictions, che sotto le false apparenze del documentario mette in scena l'amicizia tra due uomini segnati dalla vita in un saggio cinematografico sulla solidarietà, il militantismo e le utopie libertarie. Pepe cerca il suo posto nella società dopo un ricovero in ospedale, mentre Antonio, rimasto paralizzato da un incidente, mette in piedi un ambizioso progetto di assistenza sessuale per le persone con handicap. Premiato come Miglior Film al festival di Toulouse, Cinespaña, e al festival del cinema mediterraneo di Montpellier, l'opera del regista di Barcellona sottolinea l'importanza del desiderio nel nostro rapporto con il mondo e con il nostro corpo cercando di rovesciare qualsiasi visione prestabilita della realtà.

In foto una scena di Living and Other Fictions.

Risalendo verso nord, Bright Nights di Thomas Arslan invita ad un viaggio tra i paesaggi desertici della Norvegia, che diventa teatro di un tête à tête silenzioso tra padre e figlio. Michael, ingegnere trasferitosi a Berlino, deve tornare in Norvegia per il funerale di suo padre, ritrovandosi così in compagnia di suo figlio di 14 anni, Luis, con cui non ha mai avuto un vero rapporto. Nella natura scandinava delle giornate estive più lunghe dell'anno, Michael tenta di riparare la relazione inesistente con il figlio, ma Luis non riesce a mettere da parte il rancore per essere stato sempre ignorato. Uno degli autori più laconici del nuovo cinema berlinese, Arslan sfrutta i grandi spazi del nord per mettere a fuoco le sensazioni visive e sonore di uno scontro generazionale.

In foto una scena di Bright Nights.

Ancora dai Paesi Scandinavi, The Giant di Johannes Nyholm, un bizzarro melodramma che racconta con grande naturalismo la lotta quotidiana di un emarginato attraverso il suo universo fantastico. Rikard, autistico e con gravi malformazioni al viso, è stato separato alla nascita dalla madre. Trent'anni dopo si convince di poterla ritrovare se riesce a vincere i campionati di bocce. La sua fragile condizione fisica e un ambiente poco caritatevole non lo distoglieranno dal tentare l'impossibile. Soprattutto dal momento che ha un gigante di 60 metri al suo fianco. Vincitore del premio speciale della giuria del festival di San Sebastián, The Giant, è il primo lungometraggio del regista svedese noto per i suoi corti inventivi e burleschi (PuppetBoy, Las Palmas).

In foto una scena di The Giant.

La regista della nouvelle vague greca, Athina Rachel Tsangari, presenta invece un film femminista in cui le donne sono le grandi assenti. Premiato come miglior film al festival del British Film Institut di Londra, Chevalier è una commedia pungente e crudele sulla virilità, una favola politica che mette a nudo i codici del machismo nella società occidentale. In una partita di pesca su uno yacht di lusso nel mar Egeo, sei uomini decidono di fare un gioco: gli amici dovranno comparare e misurare delle cose, massacrare delle canzoni, prelevare del sangue. Alla fine del viaggio e del gioco il vincitore sarà premiato con un anello che porta il sigillo "cavaliere".

In foto una scena di Chevalier.

Infine, conclude il festival Scarred Hearts del regista rumeno Radu Jude, che celebra la vita e la forza dell'amore in un film intimista premiato a Locarno, tra i vari festival internazionali. Nella Romania degli anni '30, Emanuel ha 20 anni e una tubercolosi ossea. Ricoverato in una casa di cura sul Mar Nero, si innamora di un'altra paziente con la quale cerca di vivere intensamente gli ultimi istanti di una vita che lentamente muore. Ispirato all'omonimo romanzo autobiografico dello scrittore d'avanguardia rumeno Max Blecher che morì a 29 anni dopo 10 di sofferenza, Scarred Hearts è un film letterario che conduce nell'intimo di un uomo che lascia parlare il cuore quando il corpo più non risponde.

In foto una scena di Scarred Hearts.

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