Titolo originale | Vivir y otras ficciones |
Anno | 2016 |
Genere | Commedia drammatica |
Produzione | Spagna |
Durata | 81 minuti |
Regia di | Jo Sol |
Attori | Antonio Centeno, Ann Perelló, Pepe Rovira, Arantza Ruiz, Arántzazu Ruiz . |
Tag | Da vedere 2016 |
MYmonetro | 3,18 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 1 dicembre 2017
Pepe ha lasciato l'ospedale psichiatrico. Dovrà sopravvivere cercando di far sì che la follia diventi la normalità.
CONSIGLIATO SÌ
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Antonio è costretto su una sedia a rotelle in seguito a un incidente occorsogli anni prima e oggi è un attivista che si impegna in favore del diritto dei disabili all'esercizio della sessualità. Pepe lo assiste quotidianamente ma ha alle spalle una modalità di furto del tutto originale ed il ricovero in un ospedale psichiatrico.
Jo Sol torna con questo film che sfugge alle definizioni (non è una docu fiction né un vero e proprio documentario né, tantomeno, un film di finzione) a lavorare sui tabù di una società solo apparentemente libertaria e permissiva.
Perché questo non è un film sulla disabilità quanto piuttosto sul disagio che comporta il pavesiano mestiere di vivere.
Nessuno qui è esente da zone d'ombra. Non lo è la madre di Antonio, che tanto ha fatto perché il figlio riconquistasse l'autonomia per poi non riuscire a lasciare che abbandonasse il nido genitoriale senza avanzare recriminazioni. Non lo è la colf (interpretata da un'attrice) che non riesce ad accettare la strategia scelta da Antonio per favorire la rivendicazione della corporeità (e quindi della sessualità) dei disabili. Perché l'uomo ha deciso di consentire ad amici e amiche, affetti da minorazioni che impediscono loro di 'essere corpi' e quindi di poter manifestare e soddisfare desideri che vadano al di là della pura e semplice sopravvivenza, di far uso della sua abitazione per incontrarsi con chi si prostituisce essendo consapevole di avere a che fare con loro e scegliendo volontariamente di aderire al progetto senza per questo rinunciare al pagamento.
Si tratta di un tabù da infrangere in modo palese ma anche chi è più vicino ad Antonio fatica ad accettarlo. Ivi compreso Pepe che ha conosciuto la stigmatizzazione come malato psichiatrico ed ha ancora paura dei propri fantasmi tanto da nutrire un rapporto ambivalente con il figlio che ama ma al quale non vuole essere di esempio. Perché nel passato, messo alle strette dalla mancanza di lavoro, ha escogitato un sistema per sostentarsi utilizzando taxi non suoi. Sono tutti personaggi colti da Sol in una determinante e complessa fase di passaggio che non prevede il ripiegamento su se stessi ma, semmai, il coraggio di guardarsi dentro. Come questo film cerca di chiedere loro di fare senza temere lo sguardo della macchina da presa.