Una gigantesca creatura e la ragazza che l'ha allevata si ritrovano al centro di una battaglia tra animalisti, avidità aziendale ed etica scientifica. Presentato a Cannes e ora su Netflix.
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Lucy Mirando, della Mirando Corporation, annuncia lo sviluppo grazie all'ingegneria genetica di un nuovo animale da allevamento, una sorta di maiale gigante, grosso come un ippopotamo, che oltre a essere delizioso è anche a basso impatto ambientale. I primi ventisei esemplari sono distribuiti in varie zone del mondo per dimostrare la sicurezza della creatura e la bontà dell'esperimento. Dieci anni dopo una ragazzina ha in Okja, una di queste creature, il suo miglior amico e finisce coinvolta nel tentativo di un gruppo di animalisti di fermare la Mirando Corporation.
Il regista sudcoreano Bong Joon-ho, era già stato al Festival di Cannes nel 2009 in Un Certain Regard, con il mélo Mother, e Okja è stato accolto in concorso sulla Croisette (non senza polemiche). Il film è infatti tra i primi titoli che più segnano il maggior investimento di Netflix nel cinema. Oltre ai notevoli effetti speciali per la paciosa e massiccia creatura, si tratta di una produzione internazionale girata in diverse location, da Vancouver e New York fino a Seoul, il cui budget si aggira intorno ai 50 milioni di dollari.
Il direttore della fotografia coinvolto è poi tra i più prestigiosi in attività: Darius Khondji ha infatti lavorato con Jeunet, Fincher, Haneke, Woody Allen, James Gray e Wong Kar-wai. Anche il cast è eccellente, con la tredicenne Ahn Seo-hyun affiancata da star del livello di Jake Gyllenhaal, Paul Dano, Giancarlo Esposito e Tilda Swinton. L'attrice inglese aveva già collaborato con il regista nel suo film precedente, il primo girato fuori dalla Corea del Sud, il distopico Snowpiercer. Se là incarnava una sorta di caricatura della Thatcher, qui ha trovato non poche similitudini tra la sua Lucy e Ivanka Trump.
Il regista, da parte sua, riconosce di essersi ispirato alla rappresentazione della natura dei film di Miyazaki, un autore che adora, infatti il rapporto tra Okja e la ragazzina omaggia in una scena, in cui lei dorme sulla pancia di lui, Il mio vicino Totoro. Naturalmente, trattandosi di un adorabile suino, il film ricorda per certi versi anche Babe, ma quando si arriverà alla scoperta del mattatoio il tono sarà ben diverso, vicino a quello dei video shock usati dagli animalisti e dai vegetariani per mostrare le terribili condizioni cui sono sottoposti gli animali da allevamento.
Del resto Bong appartiene al boom del cinema sudcoreano di fine anni 90 e dunque i suoi film non hanno mai mancato di pugni allo stomaco. Per altro non è la prima volta che dà vita a una creatura gigantesca: uno dei suoi film più famosi e di successo è infatti The Host, dove un mostro anfibio semina il terrore sulle coste del fiume Han, e anche quella creatura nasceva per cause umane, ossia per le sostanze tossiche riversate nel fiume. Nonostante si tratti di un regista che ha firmato film spettacolari e di enorme incasso in Asia, lavorare per Netflix è per lui un'esperienza del tutto positiva.
Quando Okja è stato poi boicottato anche dalle sale coreane Bong ha auspicato che divenisse un caso emblematico della necessità di formulare degli accordi per queste situazioni, visto che se da una parte capisce gli esercenti dall'altra comprende anche le ragioni di Netflix, i cui abbonati sono i veri produttori del film e come tali hanno il diritto di vederlo grazie al proprio abbonamento.