Tristezza e Ansia sono le due emozioni con cui probabilmente riusciamo di più ad immedesimarci e che ci portano a vedere e rivedere il film.
Tristezza e l’accettazione del dolore
Nel primo film Gioia ci insegna che ogni emozione è importante e ci completa, compresa Tristezza!
Tristezza è per Riley il punto chiave e necessario ad accettare il dolore, non per forza a comprenderlo ma a lasciare che esso sia preso in considerazione piuttosto che essere ignorato.
In fase di pubertà le emozioni si intensificano ed evolvono in qualcosa di più complesso. Il cambiamento così improvviso rende Riley sopraffatta dalla sua stessa Ansia, tanto che è portata a reprimere inconsciamente le sue emozioni fondamentali. Solo una riesce a resistere a questa negazione del suo “senso di sè": Tristezza. Lei rappresenta per Riley la necessità di richiamare le emozioni represse, di ammettere che sta male, che è spaventata e soprattutto che non riesce ancora ad accettare il trasferimento delle sue migliori amiche.
Tristezza non è un'emozione repressa bensì nascosta. Imbarazzo infatti la copre al quartier generale e l’aiuta a tenersi in contatto con il resto delle emozioni. Questo perchè Riley è troppo imbarazzata per piangere e mostrare agli altri cosa prova veramente; l’Ansia le impedisce di mostrarsi “debole”, fino al punto di creare una nuova “sè”. Dobbiamo ricordarci che le emozioni non guidano semplicemente Riley, loro sono Riley.
L’importanza di Tristezza sta nel fatto che è lei l'unico ponte rimasto tra ciò che Riley effettivamente è e ciò che Riley vuole dimostrare di essere.
Ansia e la perdita del controllo
Con l'arrivo della pubertà nuove emozioni entrano a far parte di Riley, la prima a prendere il controllo, e a perderlo poco dopo, è proprio Ansia. Come lei stessa afferma è una grande ammiratrice di Gioia, tanto da emularne i meccanismi. Come Gioia reprime nell’inconscio i ricordi che non vuole facciano parte di Riley, così Ansia ne reprime le emozioni cercando di nasconderle a se stessa e agli altri. Ciò che veramente prova Riley deve rimanere un segreto per celare la propria fragilità.
Quando Riley riprende coscienza delle proprie emozioni è sopraffatta da un'ondata di ricordi negativi che sono stati soffocati troppo a lungo per creare il suo miglior “senso di sè”. Tutto il bagaglio emotivo insieme a ricordi repressi viene a galla in un colpo solo, paralizzandola dall'Ansia: in particolare l'ansia nel rendersi conto di avere dei difetti,soprattutto quando si crede di “non essere all’altezza”.
L'attacco di panico è la manifestazione massima di Ansia, quando essa perde il controllo su ciò che difatti non può controllare. L’ansia invade ogni spazio della mente non permettendole di pensare ad altro se non a ciò che non riesce ad essere. Il dolore psicologico è così forte che si manifesta esplicitamente anche sul fisico, quando ti manca il respiro, rimbomba tutto e ci sei solo tu, te solo ad affrontare te stesso.
Riley a un certo punto si ritrova faccia a faccia con ciò che credeva di essere e con la persona che aveva creato su immagine degli altri. Si ritrova di fronte ad una se stessa completa per la prima volta, anche nelle sue imperfezioni. Ansia non è semplicemente un antagonista da sconfiggere, Ansia rappresenta la necessità di controllo.
È qualcosa che creiamo personalmente per la paura di ciò che non riusciamo a gestire, eppure non possiamo avere controllo su tutto. Lei ci tiene vigili, ma per evitare che prenda il sopravvento dobbiamo imparare a concentrarci su ciò che effettivamente possiamo cambiare, un passo alla volta, a partire da un esame di consapevolezza per comprendere cosa c’è che non va e come possiamo
affrontarlo: se abbiamo bisogno di aiuto è lecito chiederlo. Anche Ansia nonostante gli sbagli vuole il meglio per Riley, l’errore sta nel cercare di selezionare ciò che ci rende noi stessi mentre il proprio “senso di sè" dipende dalla completezza del nostro vissuto.