IP MAN: IL MAESTRO DI BRUCE LEE DIVENTATO PROTAGONISTA DI UN’EPOPEA MITOLOGICA

Un saga cinematografica dove il personaggio è un involucro narrativo in cui convogliare stili differenti. Su FAREASTREAM. 
ACQUISTA UN ABBONAMENTO. 

Emanuele Sacchi, sabato 16 gennaio 2021 - mymovieslive

Grazie al cinema di Hong Kong degli ultimi decenni di Ip Man si sa ormai quasi tutto. Anzi si sa anche troppo, visto quanto la sua vicenda biografica è stata romanzata, alterata e distorta, fino ad assumere i contorni di un’epopea mitologica. Il punto di partenza del culto che ha investito Ip Man consiste nella sua nomea di “maestro di Bruce Lee”: poco importa quanto effettivamente sia durato il periodo in cui i due hanno cooperato e come si sono lasciati. Per lo sterminato popolo di orfani di Bruce, Ip Man è “il maestro”. E quindi il modello per uno dei miti per eccellenza della storia del cinema d’azione.
 

Da qui ad arrivare all’Ip Man cinematografico la strada è lunga e passa attraverso saghe contemporanee e talora contrapposte, protagoniste di anni in cui sono usciti, quasi contemporaneamente, anche due o tre film dedicati al maestro di wing chun. 

La piattaforma FAREASTREAM propone quattro dei titoli più emblematici in assoluto dedicati a Ip: Ip Man (2008), Ip Man 2 (2010), Ip Man: The Final Fight (2013) e The Grandmaster (2013). Paradossalmente è quest’ultimo, benché uscito solo nel 2013, a vantare la primogenitura tra gli adattamenti biografici. Wong Kar-wai, regista di In the Mood for Love, avvia il progetto già nel 2001 ma, mentre gli anni passano e i tempi di realizzazione si dilatano, l’astuto Raymond Wong si mobilita, affidando al consolidato duo Donnie Yen-Wilson Yip il progetto di The Grandmaster Ip Man, biografia del maestro. Seguiranno schermaglie legali, in cui Wong Kar-wai otterrà solo la rimozione di The Grandmaster dal titolo del film.

Ip Man e Ip Man 2 sono stati successi straordinari, tra gli ultimi di queste proporzioni per il cinema di Hong Kong: la ragione è da individuare nel target a cui si rivolgono, popolare e vicino nello spirito a quello che un tempo riempiva le sale per Dalla Cina con furore o L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente. I segmenti narrativi sono visti quasi come intermezzi tra uno scontro e l’altro, in cui il campione – qui uno straordinario Donnie Yen, massimo interprete del sincretismo di arti marziali miste – sfida nemici di crescente abilità, sconfiggendoli con la forza e la saggezza. L’Ip Man di Donnie Yen e Wilson Yip è un inverosimile incarnazione di molteplici virtù: un marito premuroso, un padre affettuoso, umile e parco nelle ambizioni personali, sempre disposto ad aiutare i più deboli. Una figura quasi monastica, sacerdotale, costretta a esercitare la violenza ma solo ai fini di difendere la giustizia o i diritti dei più svantaggiati.

Di tutt’altra natura la visione del maestro nell’opera di Wong Kar-wai che, attraverso Ip, cerca il segreto delle arti marziali, quella forza spirituale che “non dipende dal sesso o dall'età, ma da come si combatte”, per dirla con le parole tradizionalmente attribuite al sifu (ossia “maestro”, in genere di arti marziali, in cantonese). Meticoloso fino all’eccesso, Wong obbliga il cast di The Grandmaster a studiare il kung fu per tre anni, con l’esito paradossale di portare Chang Chen a vincere un torneo di arti marziali ma a partecipare solo marginalmente al film, dopo i continui rimaneggiamenti avvenuti in postproduzione. In The Grandmaster di Wong Kar-wai Ip Man non è più il protagonista assoluto del film e l’opera stesso è tutt’altro che una biografia, risultando ancor più libera rispetto alle vicende storiche legate al sifu di Foshan. L'Ip Man di Wong è quintessenza dei suoi eroi cinematografici, romantica incarnazione del rimpianto e di una vita che gli è costata l'allontanamento dai propri affetti; una veste inedita e sentimentale per il maestro, presumibilmente agli antipodi rispetto alla realtà storica.

Ip Man: The Final Fight invece è figlio di uno sguardo più orgogliosamente hongkonghese e vicino al popolo dell’ex colonia, come spesso capita nel cinema proletario di Herman Yau. L’interprete, il grande Anthony Wong, non è certo un maestro di arti marziali come Donnie Yen, ma alla resa dei conti è costretto a difendere i più deboli a colpi di wing chun. Ip Man, ritratto nella sua stagione dell’“esilio” hongkonghese e in età avanzata rispetto all’eroe di Yip o di Wong Kar-wai, incarna la saggezza di chi ha condotto un’esistenza umile ma priva di rimpianti, dedita alla sottrazione e alla moderazione, anziché all’ambizione e all’accumulo. Esemplare in questo senso il dialogo con l’allievo-star Bruce Lee (fuoricampo) su cui si apre il film, crepuscolare atto d’amore per una Hong Kong che non esiste più.

In sostanza, nonostante una moltitudine di biografie più o meno riuscite e più o meno fantasiose, che hanno reso la figura del sifu un involucro vuoto da riempire a piacere, si sa ancora assai poco del vero Yip Man, dei suoi alti e dei suoi bassi. Ma basta osservare la foto di quell’arzillo vecchietto per intuire una saggezza antica che il cinema e la logica del profitto non possono né vogliono comprendere e raccontare. Yip Man incarna il segreto della spiritualità del kung fu, della sua capacità di donare la forza per vivere una vita serena e resistere alle piccole e grandi angherie di ogni giorno. Un grande potere, da cui derivano ovviamente grandi responsabilità. 

ALTRE NEWS CORRELATE
MYMOVIESLIVE
Luigi Coluccio - martedì 4 ottobre 2022
Ultimo giorno per vedere i film, gratuitamente online. Vai ai filmVai all’articolo »
MYMOVIESLIVE
Elia Iervese - martedì 4 ottobre 2022
Disponibile gratuitamente in streaming su MYmovies dal 9 all'11 ottobre. PrenotaVai all'articolo »
MYMOVIESLIVE
mercoledì 20 luglio 2022
Disponibile fino al 31 luglio un ricco programma di corti tra cui spiccano nomi importanti del mondo del cinema. Guarda i film | Vai all'articolo »