IL CINEMA E LE SUE EMOZIONI? UN CAPITALE ENORME CHE STIAMO SOTTOVALUTANDO

Le aziende inserzioniste dovrebbero puntare di più sul grande impatto emozionale che suscita la fruizione dei film nei cinema.

Stefano Zuliani, giovedì 5 marzo 2020 - News

A fine novembre 2019 la società americana Netflix ha preso in gestione lo storico cinema “Paris” di New York, fondato nel 1948 e ultimo monosala rimasto a Manhattan. Ha inoltre manifestato interesse per l'acquisto dell'Egyptian Theatre a Los Angeles.

Si tratta di investimenti funzionali alla fruibilità in modalità “tradizionale” di alcuni dei titoli di punta prodotti dal gigante americano del Video On Demand, e quindi ad aumentare la probabilità di accaparrarsi, attraverso un minimo di uscite sul territorio, quei premi di settore rispetto ai quali la società di Los Gatos è stata finora tagliata fuori a causa della conflittualità con il mondo degli esercenti delle sale (negli USA si tratta di grandi circuiti, fra cui i maggiori sono AMC e Regal, ancora in condizione di esercitare un forte potere negoziale rispetto al mondo delle produzioni e della distribuzione). 

Alla realtà fisica dei cinema il dibattito pubblico opportunamente attribuisce significati ben più rilevanti di quanto espresso dalla sola bigliettazione poiché si tratta di luoghi che, in una società “liquida” caratterizzata dalla scarsa comunanza di valori e costituita in parte ormai rilevante da virtualità e social network, rappresentano degli importanti riferimenti per l’aggregazione sociale e culturale dei cittadini. 
 

Pochi luoghi del mondo reale sono in grado di calamitare le persone, di farle uscire di casa, con la stessa rilevanza di numeri e frequenza (il 20% del totale degli spettatori si reca nelle sale almeno una volta ogni due mesi generando così l’80% del fatturato totale; oltre i due terzi degli ingressi hanno luogo fra il venerdì e la domenica).
Stefano Zuliani

In tutto ciò sembra esservi del valore “economico” ancora inespresso. Tant’è che, al di là delle tante semplificazioni che si sentono e leggono su declino delle sale, anche in Italia gli esercenti più attrezzati vi stanno investendo ancora, coadiuvati peraltro da politiche pubbliche di sostegno. 

Naturalmente sono ormai lontani i tempi descritti in Nuovo cinema Paradiso quando i film erano fra le poche offerte di intrattenimento proposte alle masse e ai loro portafogli. Rispetto ai 270 milioni di biglietti che venivano venduti trenta anni fa (all’epoca il nostro paese deteneva un record europeo), da venti anni il numero si è invece attestato attorno ai 100 milioni (ovvero circa due biglietti di media annua per abitante). Frattanto, le offerte alternative di musica, sport, ecc. , fruibili anche comodamente da casa, sono molto più numerose e varie rispetto a quell’epoca, mentre la quantità di tempo libero che viene conteso rimane ancora la stessa; d’altronde negli ultimi decenni la capacità di spesa degli individui è comunque assai aumentata.

In questa partita, che è comunque aperta, accrescere l’attrattività delle sale ha innanzitutto a che fare con il conoscere meglio coloro che sono più soliti frequentarle. Da tale assunto, oltre che da finalità di fidelizzazione e di concorrenza, scaturisce il fiorire di iniziative promozionali che cercano di legare gli spettatori ad uno specifico circuito. Fra l’altro, le formule di adesione alle tessere di abbonamento consentono di raccogliere alcuni dati su coloro che le acquistano. Poi ulteriori dati emergono anche dalle loro scelte, monitorabili, di fruire nel tempo di alcuni titoli anziché di altri. E le varie possibili analisi dei dati di box office cinema oltre che di quelli dell’auditel televisivo forniscono indicazioni molto interessanti su come, di stagione in stagione, evolvano i gusti e le abitudini di consumo degli spettatori.

Ad esempio, leggendo le cifre sugli incassi italiani dell’ultimo anno, è facile constatare che in un numero crescente di casi i film nazionali di intrattenimento leggero - realizzati con bassi investimenti e/o basse pretese artistiche - raccolgano in sala difficilmente oltre il milione di euro. E magari gli stessi titoli sono invece in grado di esprimere successivamente un cospicuo valore sulle piattaforme on demand. In sostanza, come era facile prevedere, per un certo genere di consumi “easy” gli spettatori prediligono sempre più la comodità di una fruizione domestica. D’altra parte, per i titoli di buon livello artistico o di grande impatto estetico o in qualche modo innovativi, i cinema danno risultati crescentemente positivi. In totale, fra il 2018 e il 2019, il box office è aumentato del 14% con una quota di prodotto nazionale pari al 21%; e le grandi performance di Joker (guarda la video recensione) e Bohemian Rhapsody (guarda la video recensione), entrambi attorno ai 30 milioni di incasso in Italia, o anche di Me contro te - La vendetta del signor S lanciato dal successo sul web dei due giovani protagonisti (circa 10 Mln di incassi), indicano chiaramente che certi prodotti si continua a preferire vederli in condizioni tecnicamente ottimali e soprattutto condividendo l’esperienza.

Al di là di bevande, pop corn e servizi di caffetteria, non è difficile immaginare che tale imponente passaggio di persone nei cinema possa essere valorizzato ulteriormente. Ad esempio, associando ad alcune sale i brand di aziende interessate ad accostarvi il proprio nome in relazione al loro valore storico, sociale e culturale (si pensi ad esempio alle aziende sponsor delle squadre di basket come la Armani Exchange Milano, la Segafredo Virtus Bologna, il Banco di Sardegna Sassari, ecc.). 

Inoltre, pur senza arrivare all’ipotesi di fornire agli spettatori - prima dell’ingresso in sala - anche la possibilità di ricariche per cellulari, pagamento bollette, acquisto biglietteria varia (le nuove linee di business che stanno facendo rivivere le tabaccherie), a molti film potrebbero essere efficacemente collegate delle comunicazioni promozionali ben tarate e “tollerabili” sebbene inserite in un contesto di svago. Si pensi, ad esempio, a pacchetti viaggio su itinerari turistici riconducibili alla storia rappresentata, o anche a offerte su abiti o accessori in essa presenti. 

In conclusione, le aziende inserzioniste dovrebbero considerare maggiormente attorno al grande impatto emozionale che suscita la fruizione dei film nei cinema. Si tratta di una caratteristica distintiva assai potente, nonché rara e preziosa, che avrebbe senso sfruttare anche al di là delle avviate formule del “product placement” all’interno dei film e della pubblicità antecedente alle proiezioni sulle quali già si registrano degli aumenti.

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