NON C'È TOKYO FILM FESTIVAL SENZA YOSHI YATABE

Da dodici anni è il direttore della programmazione della sezione Concorso Internazionale. È lui che ha fortemente voluto Il vizio della speranza.

Emanuele Sacchi, venerdì 2 novembre 2018 - Tokyo Film Festival
In foto il direttore del Concorso Internazionale Yoshi Yatabe. ©2018 TIFF

Da dodici anni è il direttore della programmazione della sezione Concorso Internazionale del Tokyo International Film Festival, quest'anno alla 31.ma edizione. Ha quindi seguito l'evoluzione della manifestazione, contribuendo a conferirle un'impronta tipica. In sostanza non c'è TIFF se non c'è Yoshi Yatabe. Anche quest'anno tra i sedici film in competizione Yatabe ha inserito un titolo italiano, Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis, che, nel frattempo, al festival si è aggiudicato due premi: miglior regista e miglior attrice (oltre che il premio del pubblico alla Festa del Cinema di Roma).

L'anno scorso un film italiano vinse un importante premio - Il cratere, Premio Speciale della Giuria - e quest'anno c'è stato un importante film in concorso, a riprova dell'amore del TIFF e di Yoshi Yatabe per il cinema italiano. Quanti film italiani ha visionato e cosa l'ha portata a scegliere proprio Il vizio della speranza?
Amo il cinema italiano e idealmente mi piacerebbe avere un film italiano all'anno in competizione, per il mio gusto e la mia inclinazione. Ogni estate vado a Cinecittà Luce e mi chiudo in sala per vedere 15 film italiani al giorno. In genere è in questa circostanza che trovo il mio film italiano dell'anno. Quest'anno è stato Il vizio della speranza di De Angelis, che unisce realismo a elementi di magia, con uno stile davvero unico. Mi era già piaciuto molto Indivisibili ma non era stato possibile portarlo qui, ora ci siamo riusciti.
Può spiegarci il processo di selezione dei film?
Dopo molta ricerca e aver visionato diversi film, dopo incontri con le varie agenzie e case di produzione, quest'anno abbiamo ricevuto qualcosa come 1800 film e io ne dovevo visionare circa 800. Era chiaramente impossibile per me vederli tutti, ma c'è un livello di preselezione che sfoltisce il numero di film fino alla selezione vera e propria e ai 16 titoli che costituiscono la competizione internazionale. Ogni area geografica ha il suo selezionatore di riferimento, ovviamente, che segue le produzioni e i festival cinematografici specifici di quella zona.

In foto una scena di Il vizio della speranza, vincitore quest'anno del premio per la Miglior regia e del premio come Miglior attrice.
In foto una scena de Il cratere, presentato l'anno scorso al festival, dove ha vinto il Premio della Giuria.

Il Tokyo Film Festival non è una manifestazione "bloccata" dal fatto di dover programmare solo prime visioni mondiali.
L'idea in generale per un festival è di avere più prime mondiali possibili, per delle ragioni evidenti. Io la penso diversamente, personalmente sono più interessato a quel che il film ha da dire, a prescindere dal fatto che non l'abbia visto ancora nessuno. Se voglio una prima mondiale posso chiedere al mio vicino di casa di girare un film, poi probabilmente sarebbe un incubo per il pubblico (risate, nda). Non è di per sé condizione sufficiente né necessaria, in sostanza, benché se un buon film è anche una prima mondiale tanto meglio.
La competizione di quest'anno punta su nomi che non sono ovvi...
Penso che la competizione di quest'anno riguardi soprattutto registi a metà della loro carriera, né debuttanti né affermati. In un certo senso registi che meritano di più di quello che hanno avuto sin qui in termini di riconoscimento.
Il TIFF porta molti visitatori dall'estero in Giappone? Rappresenta quindi una realtà anche dal punto di vista turistico?
Sì, la gente probabilmente viene qui anche perché spera di vedere film che altrimenti farebbe fatica a recuperare in tempi brevi. Questo vale tanto per visitatori europei che provenienti dal resto dell'Asia. Sono sempre più sorpreso di quanti spettatori arrivino dall'estero. L'anno scorso abbiamo un proiettato un film russo e in sala c'erano più russi che giapponesi, è stato straordinario. In più dall'anno scorso abbiamo introdotto una politica di ingresso ridotto per gli studenti, con un biglietto giornaliero da 5 dollari, che sta avendo decisamente i suoi frutti.

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